In principio era la SIP, ovvero la Società Italiana per l’Esercizio Telefonico, nata nel 1967 e divenuta nel 1985 Società Italiana per l’Esercizio delle Telecomunicazioni. Il nome SIP evoca tanti ricordi, come il monopolio della telefonia e come il mitico telefono a disco.
Il bigrigio, chiamato così proprio perché era bigrigio, prodotto dalla FATME, ci riporta nel pieno degli anni ’70. Quando le telefonate si facevano per dirsi qualcosa e comporre un numero di telefono costava attenzione e fatica.
Per chi non lo avesse mai utilizzato la procedura era la seguente: si infilava un dito (l’indice era il preferito dai più) in un buco del disco in corrispondenza del numero prescelto e lo si faceva ruotare in senso orario, né troppo veloce né troppo lento, fino al capolinea di metallo. Poi si toglieva il dito e il disco, caricato a molla, tornava nella sua posizione originale. Pronto per comporre un altro numero.
Aprendo una finestra tecnica, il bigrigio trasmetteva alla centrale degli impulsi che venivano contati e riconosciuti, a differenza degli odierni telefoni a tasti, in cui ad ogni numero è associato un suono. Nel telefono a disco non c’erano tasti, opzioni come il viva voce, il repeat, la segreteria, il mute, ma solo i numeri.
Era essenziale.
Ora lo potete trovare a casa di vostra nonna oppure su eBay, ma se volete sposare la passione per il vintage con la nuova tecnologia, l’iPhone ha pensato a voi. Si chiama iDial ed è un’applicazione che vi permetterà di rivivere l’emozione del disco, e di conquistarvi la vostra telefonata numero dopo numero. Come quando i telefoni trasmettevano gli impulsi.