Potrebbe essere ricordato come uno dei più grandi granchi presi negli ultimi tempi da una parte del sistema informativo online italiano. Tutto nasce sulla scia della recente pubblicazione di intercettazioni tra politici, dirigenti Rai e produttori televisivi a opera del settimanale l’Espresso. Dopo l’uscita delle prime telefonate, iniziano a rincorrersi le voci di una possibile seconda puntata dell’affaire, con nuove importanti rivelazioni, ma dopo giorni di ipotesi e smentite le paventate intercettazioni tardano ad arrivare. Partendo da questo presupposto, un blogger decide di pubblicare la trascrizione di una telefonata fasulla tra Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri sul suo blog, producendosi in un buon esercizio di satira, genere particolarmente seguito da quella parte della blogosfera che si occupa principalmente di politica.
A poche ore della pubblicazione della falsa intercettazione su “La Privata Repubblica”, il sito scandalistico Dagospia decide di citare la presenza di una potenziale nuova telefonata intercettata tra le sue notizie, destando non poco scalpore in Rete e tra le agenzie di stampa che monitorano spesso lo spazio Web gestito da Roberto D’Agostino. La piccola bufala approntata dall’autore della Privata Repubblica inizia così a ingigantirsi, tanto da spingere l’Adnkronos a citare la nuova intercettazione in uno dei suoi lanci d’agenzia. Né Dagospia, né tanto meno Adnkronos citano però la fonte del presunto scoop, ma una ricerca su Google, tra i forum e nel resto della blogosfera consente anche agli utenti meno esperti di rintracciare il blog su cui è stata pubblicata la prima versione della finta intercettazione.
La bomba a orologeria è ormai innescata: passata quella zona permeabile che spesso separa i blog dalle tradizionali fonti di informazione, l’innocente burla diventa una notizia a tutti gli effetti pronta per raggiungere gli ambienti di Palazzo. Preoccupato dallo sviluppo degli eventi, l’autore del blog La Privata Repubblica, che preferisce mantenere l’anonimato, decide di contattare il sito di Dagospia per una doverosa precisazione. Scrive il blogger a D’Agostino: «Sono il responsabile di …com l’intercettazione è chiaramente falsa, vorrei una piccola puntualizzazione prima di trovarmi folle inferocite sotto casa. Grazie, LPR». L’autore del rotocalco scandalistico online capisce di essere caduto in una bufala e prontamente non lesina una risposta piccata all’inventore della falsa intercettazione: «Chiaramente? Mah, mica tanto. Comunque, tale manciata di cattivo gusto la riservi per i suoi amici più intimi». Ma ormai è troppo tardi, e la notizia è infine giunta all’orecchio di Fedele Confalonieri e dei legali di Silvio Berlusconi, interessati in prima persona dai contenuti della intercettazione parodiata.
Accertata l’inconsistenza della telefonata, l’avvocato del Premier Niccolò Ghedini parte all’attacco per difendere il proprio assistito, in Giappone per presenziare al G8. Ghedini definisce la conversazione pubblicata «un falso plateale completamente inventato e surrettiziamente costruito […] un testo con ogni evidenza gravemente diffamatorio e per il quale saranno esperite tutte le azioni giudiziarie del caso, diffidando chiunque nel contempo a pubblicarlo o a riprenderne anche parzialmente il contenuto». Segue a ruota una dichiarazione di Fedele Confalonieri, fermo sulla medesima linea del legale di Silvio Berlusconi: «si tratta di un falso e di un’evidente montatura costruita per recare grave danno alla reputazione dei soggetti interessati». Il top manager di Mediaset «diffida ogni organo di informazione alla diffusione in tutto o in parte di questa falsa telefonata la cui pubblicazione sarebbe gravemente e gratuitamente diffamatoria. Contro chi dovesse contravvenire saranno proposte tutte le azioni giudiziarie in ogni sede competente».
L’ormai acclarata falsità della notizia rende l’argomento ancora più interessante per la Rete, accrescendo così il numero di visite all’ormai smascherato La Privata Repubblica, che dopo poche ore risulta non più raggiungibile, sostituito da una semplice scritta «Sito Web in manutenzione». La presenza dell’avvertimento sembra scongiurare la possibilità di un sequestro da parte della magistratura romana ventilato dai redattori di Adnkronos, che confondono il nome dell’hoster Aruba che ospita il blog con quello del luogo in cui credono sia ospitato fisicamente il server, collocandolo così erroneamente nelle Antille.
A distanza di alcune ore, nel tardo pomeriggio la piccola tempesta nel bicchiere del Web italiano inizia a placarsi, non senza conseguenze. Per difendere il proprio operato, il sito Dagospia, principale amplificatore dell’intera vicenda, pubblica un editoriale molto sentito ed esplicito: «Il caso del sito che ha messo in rete una lettera falsa di una conversazione tra Berlusconi e Confalonieri è la spia delle degenerazioni che stanno avvenendo nel mondo dell’informazione. Ma prima di tutto, con l’intervento di Dagospia, abbiamo sgonfiato nel giro di pochi minuti una bufala che impazzava sul web e via passaparola. L’era della verosimiglianza è finita: perché è il modo più facile e vigliacco di gettare fango sulle persone. Che poi si giustificano: ma era tutto uno scherzo? Infatti mai abbiamo nemmeno pensato di pubblicare l’indirizzo del sito né tantomeno un testo che giudicare postribolare è poco. […] Ma ormai la degenerazione mediatica che sta prendendo il sopravvento preferisce, in mancanza dei fatti reali, di buttarsi sul reality. Al vero che non c’è, avanti col verosimile, ingannando tutti e infilando altra merda nel ventilatore. Ecco perché abbiamo subito precisato che, vere o false o verosimili, quelle conversazioni non sarebbero mai apparse su Dagospia. La mattina abbiamo ancora voglia di guardare la nostra faccia allo specchio. Senza vergognarsi».
Raggiunto per un breve scambio di battute, e frastornato dal tanto rumore suscitato dal suo testo, il giovane autore della falsa intercettazione ha preferito non rilasciare ulteriori dettagli sulla vicenda, per molti tratti surreale. Dopo aver confermato di non essere ancora in possesso di alcuna dichiarazione ufficiale dalle parti in causa, l’autore della Privata Repubblica ha tenuto a precisare fermamente un solo punto sulla natura del suo post: «Bastava leggere la prima parte, la chiosa iniziale, per capire che si trattava di una zingarata». Una zingarata che ha mandato in cortocircuito per alcune ore parte del sistema informativo italiano.