Per mantenere lo stile di vita della società occidentale ci sono sempre delle persone, magari dall’altra parte del mondo, che vengono sfruttate. È cosa risaputa, eppure i governi e molti cittadini fanno finta di non vedere, di non sapere, battendosi ipocritamente (e a parole) in favore dei diritti umani ogni volta che ce ne sia l’occasione.
Per tenere ben presente il problema ai cittadini occidentali è stato realizzato un apposito sito Internet, Slavery Footprint, che contiene un’applicazione in grado di calcolare quanti “schiavi” abbiamo quotidianamente alle nostre dipendenze in rapporto al nostro stile di vita.
Realizzato da Call+Response, un’organizzazione no profit che da anni si batte per cercare di mettere fine al problema della schiavitù, il sito in questione si avvale della collaborazione con il Dipartimento di Stato USA facente capo a Hillary Clinton e cerca di convincere le grandi multinazionali a fare chiarezza sulle loro politiche del lavoro in alcuni paesi non sviluppati, politiche che da più parti vengono definite “schiaviste”.
Secondo il responsabile di Slavery Footprin, Justin Dillon:
La schiavitù purtroppo è ovunque. Ogni oggetto della nostra quotidianità viene realizzato sfruttando in maniera disumana e illegale manodopera a basso costo. È un fenomeno drammatico di cui bisogna ricordarsi quando si va a fare shopping e si acquista qualcosa.
Il sito propone un questionario di 11 pagine contenente alcune domande sull’età e il nucleo familiare dell’utente, passando per diversi quesiti più specificatamente pensati per indagare sulle attività e sulle abitudini quotidiane. In base ai dati inseriti viene così calcolato il numero di persone che potenzialmente potrebbero essere state sfruttate per mantenere un simile tenore di vita, aprendo la via a ogni tipo di riflessione che ciascuno può fare liberamente.
Una volta svolto il questionario, ci si potrà collegare al proprio account Facebook per condividere con gli altri il “risultato” ottenuto. L’app è disponibile per dispositivi Android, iPhone e iPad e consente di informarsi sul sistema di produzione di un prodotto e, oltre a essere un software educativo/informativo, consiglia su cosa fare per “migliorare” la situazione.
Secondo i dati diffusi da Slavery Footprint, la schiavitù nel mondo vede come vittime quasi 27 milioni di persone, con una buona percentuale di bambini nonostante sia stata ufficialmente proibita con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Da queste basi parte quindi l’iniziativa che mira a responsabilizzare i cittadini, in modo che siano correttamente informati sulle forme di sfruttamento a cui moltissime persone sono sottoposte nell’assordante silenzio dei paesi industrializzati.