Avevamo appena finito di penare per le trattative dovute al rinnovo del contratto degli sceneggiatori hollywoodiani che già siamo nel cuore delle trattative per il rinnovo del contratto degli attori. Non si parla ancora di fare scioperi ma le parti in causa faticano a trovare un accordo. Il punto del contendere è, come sempre, internet.
Da quando giustamente le case di produzione hanno deciso di far rientrare la produzione e la gestione delle clip video distribuite in rete in un regime di regolarità hanno molto da fare a stabilire i giusti compensi e le giuste procedure. Il problema infatti è che in precedenza (la regolamentazione risale a 50 anni fa) se l’immagine di un attore doveva essere usata per fini di lucro (un trailer, una pubblicità, uno special) occorreva la sua autorizzazione (come quella di tutti gli altri riconoscibili nelle immagini) e a lui andava una paga di almeno 759 dollari. Legislazione di 50 anni fa per l’appunto.
Ma il sindacato si sta opponendo con forza proprio sostenendo che non si possono gettare alle ortiche 50 anni di usi e costumi. D’altra parte non si può certo nell’era della rete pretendere che ogni clip in cui compare un attore iscritto al sindacato attenda la corretta autorizzazione per la sua pubblicazione e che corrisponda una cifra (qualsiasi essa sia). Eppure qualcosa il sindacato lo vuole ottenere dalle case di produzione.
La proposta dei grandi studios, che sempre di più sono interessati a diffondere legalmente filmati e clip delle proprie produzioni, è di corrispondere un fisso indipendentemente da chi sia l’attore o gli attori coinvolti. Neanche a dirlo una simile proposta suscita solo le risate del sindacato.
Sembra, stando alle fonti ufficiali, che il timore degli attori sia quello di non veder riconosciuto il valore della propria immagine andando incontro ad un utilizzo indiscriminato e, quanto peggio, incontrollato. Se si arriverà ad uno sciopero anche degli attori (e lì si che si parte seriamente con i reality show e i documentari) solo il tempo potrà dirlo.