Il ROI (Return On Investiment) è un indice che permette di misurare il rendimento degli investimenti aziendali. Questo “strumento” è stato preso in prestito dall’economia per essere applicato da chi fa marketing sul web, con non poche complicazioni al livello tecnico.
Di quali elementi tenere conto nel valutare il ritorno dei soldi che abbiamo investito? Quanto è valido statisticamente il risultato ottenuto dal calcolo dell’indice?
Valeria Maltoni nel suo post What’s the “R” in Your ROI suggerisce uno spunto di riflessione molto interessante: che cosa considerare oggettivamente come ritorno?
Dopo aver letto il post (cosa che vi consiglio caldamente di fare) ho riflettuto su questo aspetto identificando due situazioni generali:
- ROI “diretto”, ovvero direttamente calcolabile grazie ai dati raccolti analiticamente e confrontati con gli investimenti. Ad esempio, la misurazione del successo di una campagna Adwords.
- ROI “indiretto”, ovvero difficilmente tracciabile poiché dipendente da variabili psicologiche e sociali che si riflettono anche differite nel tempo. Ad esempio, un utente che entra in contatto con un’azienda tramite il business blog e solo in un secondo momento decide di acquistare prodotti/servizi.
Secondo questa distinzione, ho allargato ulteriormente il mio ragionamento, arrivando alle seguenti conclusioni:
- Calcolare un ROI attendibile risulta molto complesso a causa delle difficoltà di tracciamento del ritorno indiretto.
- Il ROI si configura quindi come un indicatore molto generico e rischia di creare confusione nella valutazione di certe azioni di marketing (ad esempio un blog).
- Il ROI, essendo un concetto preso in prestito dall’economia, potrebbe essere non adatto a misurare le performance di un investimento sul web, soprattutto in virtù dell’evoluzione social che sta attraversando Internet oggi.
Voi come vi regolate nel calcolare ed utilizzare il ROI? Siete a favore o avete altri segreti per verificare il valore dei vostri successi?