7 marzo 2012, Apple presenta il “nuovo iPad”, quello che per tutti era l’iPad 3. 23 ottobre 2012, Apple presenta un altro “nuovo iPad”, quello di quarta generazione, quello che per tutti è l’iPad 4. In mezzo sono passati 230 giorni, il tempo entro il quale si è consumato parte del valore del “nuovo iPad”: il valore della novità, del nuovo, del top gamma. In 230 giorni il “nuovo iPad” è diventato vecchio ed una generazione è già passata. Lasciando però uno strascico di delusione.
Quando si acquista un iPad si acquistano molte cose. Si acquista un dispositivo, ma questa è soltanto la parte più ovvia del processo: si acquistano infatti anche un senso di appartenenza, una filosofia, uno status symbol, una proiezione. Mentre si acquista un tablet si acquista un desiderio di correre e si pensa di aver assunto una velocità che consentirà nel tempo di godere appieno dell’investimento effettuato. Questione di aspettative, questione di approccio.
Nel momento in cui si acquista un iPad, ci si attende che per almeno un anno si possa godere del top che il mercato possa offrire: si mette in conto un vantaggio acquisito per 365 giorni, una sorta di garanzia su tutto il valore aggiunto che il dispositivo raccoglie attorno a sé. Nel momento in cui un “nuovo iPad” va a scalzare un iPad che si considerava ancora “nuovo”, crolla però in parte la filosofia che aveva portato al primo acquisto. Generando delusione.
Molti sono i delusi che in queste ore stanno portando online la frustrazione di un acquisto che si avverte come “sbagliato”. In molti sentono una sorta di tradimento, perché ora l’iPad 3 è “solo” un vecchio iPad e di “nuovo” non è rimasto più nulla. Le vecchie promesse del Retina Display vanno in fumo a fronte di nuove performance raddoppiate in una corsa di innovazione che brucia le tappe ed il godimento che l’acquisto dovrebbe generare.
Il nuovo chip A6X dell’iPad è fino a due volte più veloce del precedente chip A5X. Anche la grafica è fino al doppio più scattante, senza sacrificare la durata della batteria. Così persino le app più sofisticate hanno una resa fluida, reattiva e incredibilmente realistica.
E se l’iPad 4 non bastasse, ecco anche l’iPad mini ad aggravare la situazione e a moltiplicare un quadro d’offerta che sembra prendere a calci il passato per aprire un orizzonte del tutto nuovo, del tutto diverso.
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Nel momento stesso in cui Apple ha smesso di numerare gli iPad sapeva che tutto ciò sarebbe successo. Il gruppo ha intenzione di correre come e più di prima poiché la concorrenza incalza ed è necessario mantenere un gap costante per rimanere ai vertici. Tutto ciò però ha un effetto collaterale scaricatosi interamente sull’iPad 3. Lo si potrà ribattezzare “l’iPad breve”: se l’iPad 2 è rimasto sul mercato un anno intero prima di passare il testimone, per l’iPad 3 la parentesi è durata invece la metà. Secondo alcune indicazioni, chi ha acquistato un iPad 3 negli ultimi 30 giorni potrebbe addirittura pretenderne la sostituzione presso gli Apple Store, ma per tutti gli altri non sarà accessibile alcuna possibilità diversa da quella di godere del proprio device per quello che è, senza sovrastrutture, senza proiezioni del desiderio.
Chi ha acquistato un iPad 3 potrà (dovrà) consolarsi sul fatto che le differenze non saranno sempre avvertibili appieno: a parità di prezzo, l’iPad di quarta generazione aggiunge l’opinabile Lightning e promette performance migliorate (ma se ci si accontenta di quelle di un dispositivo considerato ancora “nuovo”, allora si potrà placare il desiderio di qualcosa di ulteriore), mentre per il resto le differenze passano sostanzialmente in secondo piano.
Accontentarsi significa abbassare le aspettative, evitare di nutrire la bramosia del possesso dell’ultimo gadget disponibile. Chi ha l’iPad 3 ha comunque in mano un prodotto di valore e la velocità del cambiamento autorizza (anzi, consiglia) di aspettare la generazione successiva prima di ipotizzare ulteriori aggiornamenti del proprio arsenale. Del resto dall’iPad 2 in poi non vi saranno più differenze di età o di potenza: l’iPad sarà sempre “nuovo”, per definizione, per vocazione. A cambiare dovrà essere la consapevolezza dell’utente.