Soprattutto in giornate come queste, in cui la privacy è tornata al centro del dibattito soprattutto per via del caso Cambridge Analytica, comprendere come tutelare al meglio la privacy online è divenuto essenziale. Qwant, il primo motore di ricerca che rispetta le persone, ha dunque il palcoscenico ideale per presentare sé stesso e i propri principi. Il motore di ricerca che contrariamente alla concorrenza punta tutto sulla privacy, divulga così dieci semplici – ma preziosi – suggerimenti per proteggersi al meglio in un mondo digitale divenuto complicato da gestire sotto tale aspetto.
Cos’è Qwant
Qwant è un motore di ricerca che si distingue dalla massa per la propria promessa di non profilare gli utenti né usare bolle di filtraggio per presentare i risultati della ricerca, garantendo il massimo rispetto della privacy e fornendo contenuti non violenti ai bambini. In un momento in cui vi è una particolare diffidenza su come si viene tracciati online, poiché Google e Facebook utilizzano i dati raccolti dalle persone per servire loro pubblicità in modo specifico, Qwant non tiene traccia dei movimenti online degli utenti e vende pubblicità basandosi solo sulle query di ricerca individuali.
Il motore di ricerca fornisce l’accesso a tutti i contenuti Web, compresi i social network, su un’unica schermata con il vantaggio principale di proteggere gli utenti dal monitoraggio, in particolare eliminando i cookie. In tal modo il rispetto della privacy è garantito dato che non vengono raccolte informazioni che potrebbero essere utilizzate per accertare la loro identità o la cronologia delle ricerche.
Come tutelare la privacy sul Web
La nostra privacy non sempre è al sicuro sul Web, poiché non tutto dipende dalle azioni che si compiono, ma certamente seguire uno dei dieci consigli riportati qui di seguito può aiutare a proteggerla:
- meglio utilizzare un motore di ricerca che non memorizzi le ricerche effettuate, come Qwant. In tal modo non potrà né salvare i dati né condividerli con terze parti, anche a scopo pubblicitario;
- in ogni browser è presente una funzione anti-tracciamento che è sempre il caso di attivare;
- prestare attenzione alle app installate su smartphone, in particolare alle funzioni che si sceglie di attivare. È bene non dare il consenso a dati personali o a strumenti come microfono, fotocamera e geolocalizzazione, a meno che non siano indispensabili a garantire la funzionalità dell’app stessa;
- su Web e social network meglio compilare solo i campi strettamente obbligatori e necessari. Mai fornire il proprio numero di telefono;
- chiudere sempre le app non appena finito di utilizzarle. Potrebbero “ascoltare” e trasmettere i dati ottenuti;
- nella vita reale mai accettare caramelle dagli sconosciuti, si dice: in quella virtuale, meglio evitare di accettare contatti con persone non conosciute;
- alle domande di sicurezza per la reimpostazione della password, meglio inventare delle risposte e mai fornire indicazioni semplici (come nome della madre o della città di nascita) poiché facilmente reperibili online;
- non scegliere un’unica compagnia per tutti i servizi da usare online (email, mappe, video, social…): è bene differenziare, così da rendere più difficoltosa la ricostruzione del proprio profilo;
- spegnere l’assistente vocale quando non lo si utilizza, perché potrebbe “ascoltare”;
- evitare giochi online dalla provenienza incerta dato che spesso sono creati ad hoc per ottenere accesso alle informazioni e alle fotografie dell’utente.
Com’è possibile notare, trattasi di poche e semplici azioni, ma che in un momento davvero difficile per dati e privacy online possono realmente fare la differenza. L’impianto del business di Qwant merita attenzione per il coraggio di mettere la privacy prima di ogni altra cosa, e tutto ciò ben prima che Cambridge Analytica diventasse un problema di pubblico dominio.