Tutte le tastiere del mondo, o quasi, utilizzano lo standard QWERTY o qualche sua variazione. Si tratta di una modalità di disposizione delle lettere che prende il nome dalla posizione delle prime sei a partire da sinistra in alto. Esistono anche altri standard, ma questo è il più diffuso.
Ammettiamolo: ognuno di noi si è domandato almeno una volta come mai sulla tastiera dei computer le lettere sembrino disseminate a casaccio, invece di seguire una più logica progressione alfabetica.
Tutto ebbe inizio nel 1864, quando l’americano Christopher Latham Sholes brevettò questo layout per una macchina da scrivere. Era un personaggio eclettico, Sholes, e nella vita era stato stampatore, inventore ed editore, fra le altre cose.
Nei suoi prototipi Sholes aveva disposto le lettere sulla tastiera in modo alfabetico, ma la meccanica di questi aggeggi era ben lontana dagli standard di perfezione delle macchine da scrivere che sarebbero state prodotte nel secolo successivo. Se l’intervallo fra la digitazione di due lettere era troppo breve poteva capitare che gli ingranaggi si inceppassero, così Sholes ebbe l’idea di cambiare la sequenza alfabetica con cui erano state originariamente disposte e di allontanare i gruppi di lettere che nella lingua inglese si ripetevano con più frequenza. Per far questo si basò su uno studio di Amos Densmore.
Un aneddoto sull’origine del lavoro di Sholes: si racconta che originariamente l’inventore stesse progettando una macchina per imprimere automaticamente il numero di pagina nei libri. Un amico gli chiese come mai non inventasse una marchingegno capace di stampare l’intero alfabeto. Fu in quel momento che Sholes fu colto dalla scintilla creativa.
Nella tastiera QWERTY solo una parte del precedente layout alfabetico fu conservato: i tasti dalla F alla L con la sola esclusione della I (ci state facendo caso solo ora, vero?)
La soluzione trovata non eliminava del tutto il problema, ma quantomeno lo riduceva di parecchio.
Qualche anno più tardi Sholes cedette i diritti della sua invenzione alla Remington & Son.
La prima macchina da scrivere con tastiera QWERTY fu messa in commercio nel 1874 con il nome di Sholes & Glidden Type Writer e rimase in vendita per quattro anni. Fu un totale fiasco dal momento che ne vennero prodotti appena 5.000 pezzi, ma si trattava comunque di un oggetto importantissimo perché aveva aperto la strada ad un nuovo modo di scrivere.
Questo prodotto era ingombrante, pesante e pesantemente decorato. Visto da lontano ricordava nell’aspetto le prime macchine da cucire domestiche per via del ripiano con cui veniva venduto e del pedale di cui era dotato. Ne fu proposto anche un modello da tavolo.
Altro aneddoto: secondo la cronaca il primo romanzo mai scritto su una macchina da scrivere di tipo “moderno” fu l’opera di Mark Twain “La vita sul Mississippi” del 1883. In realtà si trattava della ribattitura di un manoscritto e non se ne occupo direttamente Twain. Secondo l’autobiografia dell’autore tale primato spetterebbe invece all’opera “Tom Sawyer”.
Quasi dieci anni dopo la pima versione, la Remington #2 fu accolta con grande successo e aprì definitivamente la strada verso la diffusione di queste macchine
Negli anni lo standard QWERTY ha subito diverse variazioni a seconda della geografia e dell’applicazione su macchine da scrivere o su tastiere di computer: in Germania si affermò lo standard QWERTZ, in Italia quello QZERTY sulle macchine da scrivere e quello QWERTY sui PC. In Francia i computer usano tastiere AZERTY.
Esistono anche diversi standard, come la sistemazione semplificata di Dvorak su cui non ci dilunghiamo. Ma la domanda che in molti si pongono è: come mai al giorno d’oggi si continua ad usare il layout QWERTY anche se non esistono più i vecchi problemi di meccanica delle prime macchine da scrivere? Voi avete un’idea al riguardo? Credete che riuscireste a scrivere più velocemente con una tastiera alfabetica?