R$$? Sì, no, forse...

Dopo che anche Google abbraccia il popolare formato di syndication XML ed estende ai feed il programma AdSense, si torna a discutere sulle potenzialità commerciali di RSS.
R$$? Sì, no, forse...
Dopo che anche Google abbraccia il popolare formato di syndication XML ed estende ai feed il programma AdSense, si torna a discutere sulle potenzialità commerciali di RSS.

Tra i tanti supporter di RSS circola da sempre una sorta di tormentone:
che fa Google? Mentre migliaia di siti in tutto il mondo, dal blog con 10 lettori
al New York Times, offrivano ai propri lettori uno o più feed, mentre i
rivali più diretti come Yahoo! e Microsoft abbracciavano in modo massiccio
questo formato, l’azienda di Mountain View si faceva notare per il suo approccio
tiepido e conservativo. L’offerta (con ritardo) di un feed agli utenti di Blogger,
per controllare la posta su Gmail o le discusisoni su Google Groups, non era certo
il segnale di una strategia di largo respiro, in grado di esplorare tutte le potenzialità
della syndication in XML. Il fatto di aver optato in questo contesto per il formato
Atom rispetto al più diffuso e sperimentato RSS 2.0 ha suscitato
altre perplessità, così come l’aver stroncato sul nascere i tentativi
di sviluppatori indipendenti che avevano iniziato a fornire feed autoprodotti
per Google News, il servizio che per la sua natura meglio si presterebbe a questo
tipo di distribuzione.

Il cambiamento di scenario avviene la settimana scorsa. Con l’annuncio dell’iniziativa
denominata Fusion e il lancio
della home page personalizzata,
Google ha finalmente presentato un servizio in cui RSS ha un ruolo centrale.
Gli utenti del principale motore di ricerca, di quella che è forse la pagina
più vista del mondo, potranno aggiungere ad essa contenuti preselezionati
da Google stessa ma anche provenienti da fonti esterne sotto forma di feed XML.
Una possibilità da tempo disponibile per gli utenti di Yahoo! e da poco su MSN.
A questo punto la gara per la conquista del primato nell’ambito cruciale dei portali/aggregatori
del terzo millennio avrà tra i protagonisti un terzo pretendente di rilievo
assoluto.

Ma che qualcosa stesse cambiando nella visione di Google, lo si è potuto
constatare anche da un’altra iniziativa: l’estensione ai feed RSS del programma
AdSense
. Dopo le sperimentazioni su blog popolari come Engadget
e il Longhorn
Blog di Chris Pirillo, è ora possibile per chiunque (non ancora in
Italia) aggiungere pubblicità contestuale ai propri feed. Non è
una novità nemmeno questa, dal momento che già altri avevano iniziato
ad offrire sevizi simili, ma è bastato che a comparire nell’arena fosse
un colosso come Google per riproporre una questione che da tempo è al centro
di discussioni anche accese: c’è un potenziale economico e commerciale
per questo formato?

Le perplessità sono molte e farebbe bene a non illudersi chi si aspetta
lauti guadagni dall’inserimento di qualche bannerino testuale nei feed. Dice Richard
McManus: RSS potrebbe diventare il nuovo HTML, invece di pagine consumeremo
sempre più feed, perché contrastare l’advertising? Un’impostazione
senz’altro corretta, ma che non tiene forse conto di un dato di fatto incontestabile.
Uno dei motivi del successo di questo formato è che consente un consumo
dei contenuti veloce e privo dei disturbi che modalità di advertising poco
amichevoli possono arrecare nella navigazione sul web. È molto probabile,
insomma, che chi ha abbracciato RSS allettato da questi vantaggi non accetterebbe
di buon grado la comparsa di annunci pubblicitari, anche poco invasivi. Senza
dire che la natura stessa del formato facilita enormemente la creazione di meccanismi
in grado di fare piazza pulita degli annunci commerciali indesiderati.

Un punto di mediazione si potrebbe raggiungere, suggeriscono altri. Sono tanti
i modi di presentare un feed agli utenti di un sito. Se per i blog è comune
la pratica di diffondere per intero il testo di un intervento, la maggior parte
dei siti di informazione, quelli che si reggono sulla pubblicità o su altre
forme di ricavo, preferiscono pubblicare solo un titolo e un breve sommario, rimandando
al web per la lettura dell’articolo completo. La mediazione sarebbe questa: proporre
un feed completo con la pubblicità o uno ‘ridotto’ senza. La stessa Google,
nelle linee guida di AdSense RSS, suggerisce, volendo utilizzare il servizio,
di distribuire feed con testo completo (anche per ottenere una maggiore efficacia
nel meccanismo della contestualità).

C’è poi la posizione
di Dave Winer, uno che essendo
il creatore di RSS si spende in ogni modo per affermarne il valore e la potenzialità.
Sostiene Winer che se ben usati i feed sono essi stessi una fantastica forma di
promozione per i propri contenuti. Che se proprio si vuole guadagnare con il binomio
RSS/pubblicità, l’ideale sarebbe offrire feed fatti di sole proposte commerciali,
con presentazione di prodotti e novità a cui un utente/lettore potrebbe
essere interessato. Un meccanismo questo che farebbe leva sull’interesse reale
di chi sottoscrive un feed e che per chi promuove prodotti o servizi potrebbe
rivelarsi molto più efficace della commistione tra adverising e contenuti
a cui siamo abituati.

Si discute insomma. In un contesto in cui mancano ancora casi di successo o
di disfatta da usare come modello di riferimento. Alla Syndicate
Conference di New York c’è stato accordo solo un punto. I soldi veri
si fanno, oggi, solo con gli aggregatori. In quell’ambito lo spazio per iniziative
imprenditoriali di successo c’è. Lo sa bene Nick
Bradbury. Questo straordinario programmatore che aveva già fatto centro
creando l’editor HTML Home Site poi venduto a Macromedia, ha dedicato gli
ultimi due anni a FeedDemon,
riconosciuto dai più come il migliore aggregatore di feed in versione desktop
per Windows. Da qualche giorno FeedDemon è stato acquistato da un’altra
promettente startup del settore, NewsGator,
nota per il suo feed reader integrato in Outlook. Un’acquisizione che proietta
NewsGator in una posizione di primato nel settore e che lascia presagire ulteriori
novità.

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