Nuovi studi sulle emissioni dei telefoni cellulari hanno permesso di compilare una nuova classifica relativa ad un tema controverso ormai da anni. Il telefono cellulare, infatti, è sempre più compagno fedele dell’utenza e l’imporsi degli smartphone ha trasformato il device in una vera e propria estensione elettronica ormai sempre presente nelle vicinanze del corpo. Per questo motivo gli studi sulle emissioni assumono importanza nuova e nel lungo periodo tali statistiche potrebbero incidere, al di là di quelle che sono le ricerche scientifiche sugli effetti causati dalle emissioni, sulle scelte di acquisto degli utenti.
L’indagine è stata condotta dall’Environmental Working Group (EWG), gruppo che si occupa delle rilevazioni al fine di risollevare un dibattito che si considera troppo poco approfondito per potersi considerare chiuso. L’EWG spiega come l’uso dei cellulari non possa certo essere messo da parte, ma al tempo stesso suggerisce di badare ai dati così che si possano limitare i danni eventualmente causati da una prolungata ed eccessiva esposizione alle radiazioni emesse.
Samsung è il gruppo che esce a testa alta dalla classifica, piazzando 5 cellulari nella top 10 dei dispositivi più apprezzabili. In questa decina, però, va notato il fatto che non compare alcun cellulare tra i più venduti. A guidare la classifica è il Samsung Impression, valutato a 0.15 – 0.35 W/kg. Segue il Motorola RAZR V8 (0.36 W/kg), quindi il Samsung SGH-t299 (0.38 W/kg). Chiude la top 10 il Sanyo Katana II (0.22 – 0.55 W/kg). Il primo Nokia è in 34esima posizione, valutato a 0.81 W/kg. A ruota compare il Palm Pre (0.92 W/kg). L’iPhone 3G S si insedia a metà classifica con 0.52 – 1.19 W/kg mentre tra i peggiori figura il BlackBerry Curve 8330, a quota 1.54 W/kg. Ad oggi la FCC ha fissato un limite (molto discusso) di 1.6 W/kg, tolleranza massima di assorbimento per una parte isolata del corpo (nel caso specifico la testa).
Non esistono correlazioni scientifiche comprovate tra l’esposizione alle radiazioni telefoniche e stati di pericolo per la salute, ma alcuni studi hanno ad esempio notato una maggiore incidenza di iperattività in bambini la cui madre ha utilizzato il cellulare spesso durante la gravidanza. Prove deboli, ad oggi, ma sono molti gli studi che riportano ipotesi varie a livello di carcinomi, problemi al sistema endocrino, anomalie al sistema nervoso ed altro ancora.
L’Environmental Working Group chiede che si ponga particolare attenzione ai bambini, coloro i quali nascono in un’era ampiamente pervasa dai telefonini e che per loro natura rimarranno pertanto esposti alle radiazioni per molti più anni rispetto alle generazioni passate. Il gruppo ha inoltre diramato una serie di consigli utili, una sorta di piccola battaglia contro i mulini a vento utile però a sensibilizzare l’utenza su di un problema che, se trovasse un giorno prove scientifiche di maggior valore, deflagrerebbe in tutta la sua importanza. Tra le indicazioni si suggerisce di acquistare telefonini a bassa emissione; l’uso di auricolari; la conservazione del telefono lontano dal corpo; preferire la scrittura alla parola; allontanare il dispositivo dai bambini; massimizzare la ricezione per minimizzare le emissioni dell’antenna.