Dopo molte battaglie e polemiche SoundExchange, l’associazione che con il consenso delle major discografiche gestisce la licenza dei diritti d’autore, ha accettato di offrire una proroga all’annunciato aumento di royalties da pagare per le emittenti via internet più piccole.
Alcuni mesi fa il Copyright Royalty Board aveva sentenziato un aumento da operarsi in cinque anni di tutte le tariffe da pagare per la trasmissione radiofonica in rete di brani musicali. Un aumento che per la sua sostanza e per le caratteristiche intrinseche delle radio online (una molteplicità di canali anche per un singolo utente) non ha mancato di scatenare la reazione furiosa dei diretti interessati che hanno cercato in ogni modo di dimostrare come un simile cambiamento nel sistema di pagamento li porterebbe immediatamente al fallimento. Nonostante però un ricorso ufficiale e uno alla corte federale le cose non sono cambiate.
Ora invece, come riporta ArsTechnica, SoundExchange sembra essersi persuasa che almeno per i più piccoli ci sia bisogno di più tempo per sviluppare modelli di business adeguati: «nonostante le tariffe riviste dal CRB siano eque e basate sul valore della musica nel mercato […] artisti e etichette consentono l’applicazione di prezzi sotto la media del mercato alle piccole emittenti».
Non ha tardato a farsi sentire la replica delle emittenti, rappresentate in questo caso da SaveNetRadio: «la proposta fatta oggi da SoundExchange mette fine ai webcasters e non dà la possibilità ai più piccoli di diventare mai grandi. In questo modo si investirà meno, innoverà meno e si farà meno promozione, e la radio in rete diventerà un business sciocco incapace di competere effettivamente contro qualsiasi grande broadcaster terrestre o satellitare»
Non si fermano dunque le polemiche, specialmente dal momento che l’associazione delle radio in rete ha presentato al parlamento l’Internet Radio Equality Act, una proposta di legge che se approvata di fatto comporterebbe un ritorno al regime passato.