E’ stato accusato di genocidio. Ha firmato una delle pagine più tristi e truci del dopoguerra. Passerà alla storia come un mostro e probabilmente la storia ne ricorderà la fine alla stregua di quella di Saddam Hussein. Ma il mostro Radovan Karadzic, dall’inizio della sua latitanza ad oggi (13 anni in tutto), era in mezzo alla gente, viaggiava in pullman e di professione faceva il santone. Non solo: operava anche sul web, con tanto di sito ufficiale.
Il suo “nick” era Dragan Dabic. Si spacciava per medico serbo laureato in Russia, specializzato in medicine alternative «con speciale enfasi sul controllo mente-corpo, meditazione, Yoga, erbe cinesi». Il sito riportava tanto di fotografie ed indirizzo mail, perchè per incontrarlo privatamente era sufficiente mandare un messaggio e prenotare. Era latitante, insomma, ma lo conoscevano e lo frequentavano in molti presso la sua abitazione in “Yury Gagarin street”.
Sul suo sito elenca una serie di aforismi a lui cari, spiega di essere stato più volte in tv (con il senno del poi è questo un dettaglio quasi paradossale) e si erge a preminente figura emergente del mondo della medicina, della bioenergia e della macrobiotica. Impossibile risalire al nome di colui il quale ha registrato il nome: il whois lo nasconde sotto Whois Privacy Protection Service (un servizio che la eNom, Registrar scelto da Karadzic, offre per appena 6 dollari annui: l’anonimato a volte costa poco e vale tanto).
Gli amuleti del santone erano venduti anche sul sito psy-help-energy.com, come testimoniato dal video (audio in lingua serba) firmato dall’emittente locale B92: