Tanti anni fa, nell’Italia che usciva dalla guerra e dall’economia rurale e soffriva di un pesante analfabetismo, il servizio pubblico televisivo ideava la rubrica “Non è mai troppo tardi”, condotta dal maestro Manzi. Cinquant’anni dopo c’è ancora bisogno di alfabetizzare un paese che vuole uscire dalla crisi recuperando i milioni di persone che non usano la Rete e non hanno le minime competenze digitali. Senza alfabetizzazione e competenze, niente crescita economica: per questo obiettivo la Rai oggi ha firmato un protocollo d’intesa con l’Agid e i DC di Riccardo Luna.
La questione è stata spesso affrontata anche negli anni scorsi: il maestro Manzi, quegli anni ’60 del servizio pubblico, del boom, della Olivetti che realizzava il primo pc del mondo, sono una fonte di ispirazione per l’ambiente dell’innovazione italiana. Tuttavia, sarebbe insensato pensare di ripetere le stesse cose e con gli stessi format, così stamani il direttore generale della RAI Luigi Gubitosi ha firmato un protocollo che non prevede una singola trasmissione, bensì un progetto di alfabetizzazione – ovviamente puntando a ridurre il digital divide italiano – che dovrebbe permeare tutta la programmazione dei canali. Insomma, si tratta più che altro di un piano di comunicazione che non di un intervento nel palinsesto, e va ad incardinarsi nelle Linee Guida del Programma Nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali dell’Agid, l’agenzia che concorre a questo piano mettendo a disposizione le sue funzioni.
Ecco i #DigitalChampions insieme a @RiccardoLuna Non è mai troppo tardi 2.0 @DigitalChampITA pic.twitter.com/SKG6Vu2SZy
— raicultura (@RaiCultura) December 19, 2014
Luna: senza la Rai non ce la facciamo
Col tasso di analbetismo digitale italiano c’è poco da stare allegri, 22 milioni di persone che non usano Internet significa essere in fondo alla classifica e lontani anni luce dai principali partner dell’Europa Unita. Da questo punto di vista il piano “Rai per l’Alfabetizzazione Digitale: Maestro Manzi 2.0” riprende il discorso da dove era stato interrotto: la televisione ha avuto un ruolo determinante per unificare la lingua e alfabetizzare gli italiani, portando in auge un linguaggio tecnico che non poteva essere declinato nei dialetti locali (memorabili i commenti di Pasolini in quegli anni) contribuendo così alla formazione di milioni di persone indirizzandoli a una vita sociale e lavorativa più adeguata ai tempi. Ora la Rai si prende l’impegno a svolgere questo compito come editore di programmi televisivi e come produttore di contenuti.
«Senza la Rai è impossibile recuperare tutte queste persone», spiega Riccardo Luna. E a chi gli chiede quali passi concreti verranno attuati e quale sia il contributo dell’associazione dei Digital Champion, risponde che intanto Gubitosi è il DC numero 1.001:
Oggi Gubitosi si è offerto per fare il Digital Champion nella sua città a Cortina, e abbiamo così superato quota mille. L’associazione è solo uno strumento, non il fine; il direttore generale ad esempio ha pensato di nominare un champion, un responsabile sulla formazione al digitale per ogni redazione. Il protocollo è come tutti i protocolli, va riempito di proposte, di contenuti, nei prossimi mesi. A gennaio ci rivredremo per presentarne già molti.
Il protocollo con la Rai è il realtà il secondo firmato dai Digital Champion. Il primo è stato con Telecom Italia, un rapporto sul quale è finora trapelato poco, ma si sa avere a che fare anch’esso con l’alfabetizzazione digitale.
Presenteremo il progetto Telecom il 21 gennaio, l’azienda metterà dei fondi per un progetto tutto nuovo. Non saremo noi a gestire: loro ci hanno chiesto di individuare un obiettivo di questo tipo e loro lo sosterranno direttamente. I DC restano un’associazione basata sull’autofinanziamento.