RAI vieta ai dipendenti commenti sui social network

Con una circolare la Rai vieta ai suoi dipendenti e a tutti i collaboratori di commentare o rilasciare dichiarazioni tramite Internet: è polemica.
RAI vieta ai dipendenti commenti sui social network
Con una circolare la Rai vieta ai suoi dipendenti e a tutti i collaboratori di commentare o rilasciare dichiarazioni tramite Internet: è polemica.

Mentre alla Rai aumenta la tensione per le nomine al vertice di viale Mazzini, scatta anche la polemica per un divieto – a quanto pare – semplicemente ribadito: i dipendenti e i collaboratori Rai non possono rilasciare dichiarazioni o commentare circa le vicende aziendali tramite Internet e, soprattutto, attraverso i sempre più affollati social network.

Si tratta di una circolare interna che porta la data dell’8 giugno 2012 e che si conclude con la firma del direttore generale Lorenza Lei, che, a riguardo, sembra essere irremovibile. Sul documento da Lei firmato si legge chiaramente:

«Negli ultimi tempi si è verificato un numero sempre crescente di casi in cui sono state rilasciate, con diverse modalità, da parte di dipendenti e collaboratori dell’Azienda, dichiarazioni improprie agli organi di informazione. Alla luce dell’evoluzione tecnologica e produttiva dei mezzi e sistemi di comunicazione, quanto stabilito con riferimento alle dichiarazioni agli organi di informazione, deve intendersi riferito anche alle dichiarazioni rilasciate su siti internet, blog, social network e similari. Si ribadisce che non verranno tollerati comportamenti in contrasto con la richiamata normativa aziendale».

Immediata la reazione dei media. Giuseppe Giulietti, nel suo pezzo su Articolo 21 intitolato “Ultimo editto in viale Mazzini”, si chiede:

«Cosa vuol dire invitare i dipendenti a non commentare le vicende aziendali? Una misura punitiva col forte sapore della censura pura e semplice, dell’intimidazione e della provocazione».

Carlo Verna, invece, segretario Usigrai, su Twitter afferma:

«Sul terreno del Web la Rai si ritrova ancora all’anno zero. Ce ne si occupa solo quando si tratta di affermare l’ovvio. È chiaro che un dipendente deve osservare l’obbligo di fedeltà all’azienda, ma non sono tollerabili attacchi alla libertà di espressione».

E sempre sul social network anche l’ex consigliere Rai Nino Rizzo Nervo commenta, rivolgendosi al direttore Intrattenimento Giancarlo Leone, peraltro assiduo cinguettatore:

«Adesso come farete? Vietare Tweet e Fb a chi lavora nella comunicazione è indice di ignoranza».

Poi, chiamando in causa Andrea Vianello, conduttore di Agorà, scrive:

«Tv. Shhhhh! @andreavianel ci sei? ci vede nessuno?».

La replica è un hashtag ironico – #nonriescoaparlare – ma dalla Rai non giungono smentite. L’unica precisazione riguarda il “bavaglio” tanto criticato. L’azienda, infatti, fa sapere che le norme relative alle dichiarazioni agli organi di informazioni esistono già da tempo e sono state contestualizzate alle nuove modalità di comunicazione mediatica in atto.

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