In RAI scatta il divieto per i dipendenti di utilizzare i social network: niente commenti, dichiarazioni e quant’altro gli impiegati potrebbero riportare sul Web, in particolare attraverso i canali sociali, oggi sempre più popolari anche in Italia.
È quanto comunica il direttore generale di RAI Lorenza Lei con una lettera interna che estende al Web, e in particolare a Facebook e Twitter, le regole sulle “dichiarazioni agli organi di stampa”. La comunicazione diramata contiene le seguenti parole: «negli ultimi tempi si è verificato un numero sempre crescente di casi in cui sono state rilasciate, con diverse modalità, da parte di dipendenti e collaboratori dell’Azienda, dichiarazioni improprie agli organi di informazione. Alla luce dell’evoluzione tecnologica e produttiva dei mezzi e sistemi di comunicazione, quanto stabilito con riferimento alle dichiarazioni agli organi di informazione, deve intendersi riferito anche alle dichiarazioni rilasciate su siti internet, blog, social network e similari».
In RAI, i rapporti con gli altri media “sono riservati esclusivamente alle aree funzionali e alle responsabilità aziendali a ciò deputate”, e per tale motivo, i “singoli esponenti aziendali o collaboratori” non possono fornire per contratto qualunque informazione all’esterno se non autorizzata dall’azienda. Quindi, secondo quanto comunicato da Lorenza Lei, tale regola va estesa anche all’uso di Internet, social network, blog e via dicendo. Immediatamente è però scattata la protesta sul Web.
Sono infatti subito pervenuti alcuni commenti in cui il popolo del Web attacca RAI senza mezzi termini: ad esempio, il senatore Francesco Pardi sostiene che «non si era mai visto un bavaglio alla Rete imposto tramite circolare. Mi auguro che la signora Lei smentisca al più presto quest’assurdità. Nessuno può imbavagliare l’ultimo territorio libero che almeno finora è rimasto», mentre appare molto duro il commento di Carlo Verna, segretario Usigrai: «sul terreno del Web la RAI si ritrova ancora all’anno zero. Ce ne si occupa solo quando si tratta di affermare l’ovvio. È chiaro che un dipendente deve osservare l’obbligo di fedeltà all’azienda, ma non sono tollerabili attacchi alla libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della Costituzione».
RAI ha replicato alle accuse precisando che non si tratta di un bavaglio ma una chiara regola interna in vigore già da tempo: «non c’è alcun bavaglio ai dipendenti RAI in materia di dichiarazioni ai social network: le norme relative alle dichiarazioni agli organi di informazione esistono da tempo e sono state contestualizzate alle nuove tecnologie di comunicazione mediatica ormai in atto. Si sono semplicemente ribadite norme di comportamento in vigore da anni».