La promessa è stata mantenuta: da qualche ora RAI ha rimosso oltre 40.000 video dalla piattaforma YouTube, privando momentaneamente gli utenti della possibilità di accedere al grande archivio storico della TV italiana. Il gruppo di viale Mazzini aveva già annunciato da giorni questa decisione, ma mancava il tassello finale del processo: l’esecuzione materiale della cancellazione. La motivazione? Un accordo di revenue sharing con Google, a quanto pare, non più ritenuto adeguato. In realtà da Viale Mazzini non sono trapelate informazioni ufficiali e non è pertanto chiaro il motivo esatto dell’addio: nei fatti l’azienda rinuncia all’introito garantito dal programma Content ID di Mountain View, ma non è altresì chiara la strategia che vede l’azienda concentrare altrove i propri investimenti online.
Il canale YouTube dell’emittente di Stato, un tempo particolarmente attivo, è ora praticamente spoglio. Sopravvivono una quarantina di inserzioni tra promo e l’intervista a Massimo Troisi, nonché la protagonista dei tweet odierni: Suor Cristina, la vincitrice di “The Voice Of Italy” che milioni di click ha regalato a Mamma Rai da tutto il mondo, considerato come la sua presenza a un talent show abbia attirato curiosità internazionali dagli USA al Giappone. Quest’ultima presenza non è casuale: i diritti della trasmissione non apparterrebbero direttamente alla Rai, la quale dunque avrebbe buon gioco a condividere il successo della trasmissione nella speranza di trainare utenza sulla repository del sito ufficiale.
Sebbene il divorzio tra Google e la dirigenza di via Mazzini si sia più configurato come una guerra fredda che non come una polemica pubblica, le motivazioni che hanno spinto a un gesto così risolutivo sono tutte di natura economica. Pare che RAI non abbia più ritenuto adeguato il compenso in revenue sharing concordato con il big della Rete – quantificato dalle prime notizie trapelate in 700.000 euro l’anno – rispetto al traffico ingente che i video ospitati hanno garantito alla piattaforma. Da qui la decisione di spostare ogni contenuto – sebbene al momento non vi sia traccia altrove dei filmati eliminati – sulle pagine di Rai.TV, un portale gestito direttamente dall’azienda tricolore.
Pur non essendo semplice lanciarsi in previsioni sul futuro dell’intrattenimento online targato RAI, le cui strategie non sono ancora state svelate, è probabile che la dirigenza stia puntando su soluzioni più remunerative, sia con la gestione diretta della pubblicità in proprio su Rai.TV che con l’aiuto di qualche nuovo provider. Forte dei suoi 1,2 milioni di iscritti su YouTube e di oltre 761 milioni di visualizzazioni totalizzate negli anni, di certo l’archivio di viale Mazzini farà gola a molti. Allo stesso tempo, però, è lecito domandarsi se si sia trattata di una mossa sufficientemente lungimirante. È infatti molto difficile dirottare traffico da YouTube ad altre piattaforme, proprietarie o meno che siano, poiché nell’immaginario comune il servizio di Google è sinonimo della stessa parola video. Quando l’utente desidera ricercare un filmato, infatti, è molto probabile che si diriga direttamente su YouTube e, solo in un secondo momento, approfitti dei siti ufficiali delle varie emittenti. Considerato poi come la gran forza del sistema di Mountain View sia la perfetta integrazione con i social network e con un nugolo davvero nutrito di servizi di terze parti, sembra improbabile RAI possa ottenere lo stesso record di visitatori e visualizzazioni altrove. La sfida è aperta, la scelta è stata coraggiosa e per capirne l’esatta natura non rimane che attendere la prossima mossa.