RapidShare, uno dei più famosi servizi di file hosting di internet, ha annunciato che cesserà le attività il 31 marzo 2015. A partire da quella data tutti gli account presenti ed i correlati dati contenuti saranno cancellati definitivamente. La società svizzera fondata nel 2002 ha vissuto momenti di grande fortuna e gloria e, rispetto ad altri servizi analoghi (come MegaUpload, finito nella bufera per la distribuzione di materiale protetto da copyright), è riuscita invece a rimanere un servizio in qualche modo legale. O almeno tollerato.
Dopo la chiusura di MegaUpload, RapidShare ha anche ereditato molti dei suoi utenti, ampliando dunque il suo bacino di clienti. Ma proprio sulla scia della fine di MegaUpload per le note vicissitudini legali, RapidShare ha tentato la carta di trasformarsi in un servizio cloud intensificando le sue politiche anti pirateria soprattutto a seguito di alcune cause legali. Un rebrand che con buona approssimazione non è andato a buon fine tanto che l’azienda ha licenziato il 75% dei suoi dipendenti nei primi mesi del 2014. Nessuna spiegazione ufficiale è stata in ogni caso data sui motivi della chiusura.
Probabilmente, con un mercato di servizi cloud che si fa sempre più competitivo, le offerte di RapidShare con prezzi a partire dai 49,99 euro al mese hanno allontanato gli utenti verso altre piattaforme molto più convenienti, il tutto operando sempre e comunque sotto la spada di Damocle di attività anti-pirateria sempre più pressanti e incisive. Alle grandi major servizi come RapidShare non sono mai piaciuti e sono sempre stati additati come “covo” di molti pirati informatici che condividono illegalmente materiale protetto da copyright, il che suggerisce l’ipotesi di una chiusura cautelativa prima di incorrere in possibili cause legali milionarie (l’esempio di Kim Dotcom ha presumibilmente creato un precedente importante in tal senso).
RapidShare, tramite uno scarno messaggio in home page, suggerisce ai suoi utenti di mettere al sicuro i propri dati in quanto a partire dal 31 marzo saranno irrecuperabili.
Internet perde dunque una figura storica che per anni è stato il simbolo della condivisione libera all’interno della grande rete. Si chiude l’ennesimo capitolo di un fenomeno che va svanendo, cosa che rappresenta probabilmente un ulteriore stimolo al fenomeno streaming che invece è solo all’alba della propria parabola ascendente.