Gli utenti che hanno ordinato il Raspberry Pi dovranno attendere qualche settimana in più per avere tra le mani il piccolo computer Linux da 35 dollari. La fondazione che cura il progetto open source ha infatti comunicato che, nonostante il prodotto sia venduto senza case, è obbligatorio ottenere il marchio CE prima della commercializzazione.
All’inizio di marzo, il primo lotto del Raspberry Pi aveva subito un ritardo nella distribuzione a causa dell’utilizzo di un componente diverso da quello specificato nella BOM (Bill Of Materials), precisamente un connettore Ethernet senza protezione magnetica. Ora invece si tratta di un problema di natura burocratica.
I partner della fondazione, RS Components e element14/Premier Farnell, hanno fatto sapere che la vendita del micro PC è possibile solo con il marchio CE (Conformité Européenne), che indica la conformità di un prodotto alle normative UE. La Raspberry Pi Foundation credeva che non servisse questa autorizzazione, in quanto la scheda viene distribuita senza case e dunque non è un prodotto finito.
L’autorità del Regno Unito preposto al controllo della normativa ha confermato che il marchio CE è obbligatorio per tutti i prodotti destinati ai cittadini dell’Unione Europea, il cui volume di produzione supera una determinata soglia. RS Components e element14/Premier Farnell sono quindi in attesa della necessaria documentazione. Nel frattempo, il primo lotto da 2.000 pezzi è già arrivato nei magazzini dei due rivenditori, che sono pronti ad iniziare le consegne, non appena verrà risolta la formalità burocratica.
Raspberry Pi è un completo PC con processore ARM11 a 700 MHz (Broadcom BCM2835), 256 MB di RAM, uscite video RCA e HDMI, porta Ethernet, jack audio da 3,5 millimetri e due porte USB. Per lo storage è presente uno slot per card SD, sulla quale può essere installata una delle distribuzioni Linux supportate (Fedora, Debian e ArchLinux).