L’occasione è quella della J.P. Morgan Technology, Media and Telecom Conference. Al microfono c’è Ray Ozzie, colui il quale ha ereditato parte delle responsabilità di Bill Gates nell’organigramma Microsoft. Ancora una volta è Ozzie ad accollarsi la responsabilità di spiegare le scelte odierne del gruppo, ed ancora una volta il presente è interpretato alla luce di un futuro che Microsoft sta tentando di progettare per avviare progetti di lunga gittata.
Innanzitutto Ozzie è costretto a parlare di Online Systems Business, il comparto Microsoft che vede un continuo passivo che non sembra volersi rimarginare. Anche nell’ultimo trimestre le attività online hanno segnato un risultato in rosso, ma Redmond continua a mantenere alta la fiducia. Tutta la famiglia “Live” è in fasce, ancora non ha trovato la propria dimensione, ma gli investimenti profusi soprattutto in Live Search sarebbero destinati un giorno a divenire profittevoli. Per il resto l’analisi della realtà della Rete è per certi versi ricalcante quella espressa dal CEO Sony Howard Stringer nei giorni scorsi: il Web avrebbe inculcato una mentalità tale per cui l’utente si aspetta di ottenere prodotti e servizi gratuitamente, ed è con questa realtà che occorre oggi fare i conti. Mentre Stringer interpreta con sommo fastidio la nuova realtà, Ozzie sembra invece maggiormente accondiscendente: se l’utenza si aspetta prodotti gratuiti, sarà la pubblicità a reggerne le sorti e l’offerta. Microsoft si starebbe impegnando in tal senso ed all’uscita dalla crisi economica ci si dovrebbe pertanto attendere un gruppo più forte e già allineato con quelli che saranno i principi fondanti dell’economia in fase di rilancio.
La crisi non ha certo aiutato Microsoft a raccogliere risultati soddisfacenti dalle nuove sperimentazioni online, ma Ozzie vede un lato positivo anche nelle attuali difficoltà economiche generali: il gruppo è stato costretto a muoversi dalle vecchie posizioni ed ha scoperto nuovi ambiti in cui può raccogliere buone performance. La crisi, insomma, ha smosso le acque e Microsoft si è trovata costretta a reinventarsi in fretta e furia: tutto quel che concerne il comparto online sarebbe pertanto una sorta di espressione di questa rapida mutazione in atto.
Ozzie confida altresì nella realtà “cloud”. Azure, in particolare, sarebbe un riferimento di lungo periodo che Microsoft proietta su un mercato maturo tra almeno 20/30 anni (una vera e propria era geologica nella storia dell’informatica), ma le prime formule software ibride sono destinate ad arrivare all’utenza già nei prossimi anni. La visione di lungo periodo è però quella che differenzia Microsoft dal resto delle soluzioni cloud, quella che porterà Windows “sulle nuvole” quando l’informatica sarà ormai basata su paradigmi completamente differenti da quelli che reggono e hanno retto in passato l’epopea Windows.
A proposito di Windows Vista, c’è una sorta di “mea culpa” corporate legato ad una serie di inconvenienti che avrebbero tarpato le ali al sistema operativo. Ozzie, però, spiega che il gruppo ha saputo far tesoro dei problemi del passato e di aver affrontato in modo differente l’avvicinamento a Windows 7.