Che la realtà virtuale sia la next big thing in ambito tecnologico ci sono pochi dubbi. Tutti i nomi più importanti del settore stanno puntando con decisione su sistemi di questo tipo, con la realizzazione di dispositivi dedicati oppure attraverso la creazione di contenuti e applicazioni. Tra questi c’è anche Google, una delle prime aziende a investire nelle potenzialità del VR già nel 2014, con la presentazione di Cardboard.
Il mese scorso, con l’annuncio della piattaforma Daydream, il gruppo di Mountain View ha dimostrato l’intenzione di non fermarsi, compiendo un ulteriore passo in avanti nel panorama della realtà virtuale. Nel fine settimana è tornato sull’argomento Clay Bavor, il numero uno della divisione VR del motore di ricerca, dunque una voce decisamente autorevole. Secondo il suo parere, per il momento non si è fatto che scalfire la superficie e servirà del tempo prima che si possano vedere i reali vantaggi della tecnologia. Ad oggi, la quasi totalità delle persone ancora non ha compreso a cosa potrà condurre l’ambito VR.
Il numero di persone che hanno utilizzato o conoscono la realtà virtuale, in questo momento, rappresenta un errore di arrotondamento. È approssimativamente lo 0% della popolazione mondiale.
Stando al punto di vista condiviso da Bavor, non saranno i visori a spingere l’adozione della realtà virtuale su larga scala, ma gli smartphone, un dispositivo che tutti portano con sé quotidianamente e con il quale si interagisce decine o centinaia di volte ogni giorno. Ecco spiegato perché bigG abbia scelto di puntare su Daydream, una piattaforma aperta a tutti i produttori e ai partner hardware impegnati nella realizzazione dei telefoni.
Prevediamo che tutta l’energia, le discussioni e l’hype che al momento circondano la realtà virtuale costituiranno una rampa di lancio meno efficace di quanto le persone vorrebbero. Cavalcare l’onda degli smartphone è ciò che porterà ad un’adozione di massa.