Il principio alla base delle tecnologie di realtà virtuale applicato alla ricerca medica, con il coinvolgimento delle cavie da laboratorio. Un mix decisamente insolito, quasi bizzarro, attraverso il quale un team del Janelia Research Campus di Ashburn (Virginia) punta ad approfondire la conoscenza delle patologie legate alla formazione e alla perdita della memoria, come il morbo di Alzheimer.
In sintesi, i ricercatori hanno costruito una sorta di tunnel attraverso cui far correre virtualmente una cavia. Anziché fargli indossare un visore come Oculus Rift o Google Cardboard, sono stati utilizzati due piccoli pannelli posizionati a contatto con i baffi, che muovendosi in modo sincronizzato con il suo passo simulano nell’animale la percezione di trovarsi all’interno di un labirinto. Sotto le due zampe una sorta di tappeto sferico, ovvero uno strato di materiale in continuo movimento, in base agli spostamenti decisi dalla cavia.
L’obiettivo dello studio, come già detto, è quello di capire in che modo il cervello dei mammiferi si comporta durante i processi di apprendimento e formazione della memoria. Un punto da cui partire poi per comprendere e approfondire ciò che avviene con l’insorgere di malattie che ne causano il deterioramento. Un
Un esperimento di questo tipo, unitamente all’analisi dell’attività neurale durante il test, può fornire informazioni utili allo studio in modo più rapido di quanto avviene dovendo costruire un labirinto vero e proprio all’interno del quale far muovere l’animale. È l’ennesima dimostrazione di come le innovazioni applicate in un primo momento ad un determinato ambito (ad esempio quello consumer, nel caso della realtà virtuale), possano poi fungere da fonte di ispirazione o stimolo in settori del tutto differenti (come la ricerca medica).
Quella contro l’Alzheimer è una battaglia a cui anche Google ha deciso di dare il proprio contributo con il progetto Calico.