Nelle intenzioni di Google, Android è destinato a fornire i terminali delle potenzialità per concentrare tutte le funzioni in un unico strumento. Il Nexus One è comunque principalmente un telefono e come tale vediamo come si comporta su strada.
La qualità audio delle telefonate è ottima, complice la soppressione attiva del rumore. Il Nexus One ha infatti un secondo microfono posteriore che viene usato per rilevare il rumore esterno, che viene poi sottratto dall’audio della telefonata. Il sistema è così efficace da lasciare un po’ spaesati all’inizio, quando da un lato (l’orecchio dove stiamo parlando) il brusio di fondo si sente attenuato, mentre continua indisturbato dall’altro. Le cuffie in dotazione hanno una buona qualità audio e sono all’apparenza abbastanza solide, fino a sembrare un po’ troppo pesanti a causa del filo un po’ spesso. Una cosa strana che abbiamo notato riguarda l’utilizzo degli auricolari con applicazioni VoIP.
Mentre musica e telefonate normali si sentono “forti e chiare”, con alcune applicazioni come ad esempio Fring capita che il volume sia basso sia nelle cuffie sia sul microfono. Probabilmente è un problema di impostazioni: il Nexus One permette di regolare per ogni funzione (ad esempio musica, telefono, suoneria, sveglia) un volume diverso e forse alcune applicazioni devono sottostare alle regole di volume diverse da quelle che ci si aspetta. Lo stesso problema non si presenta utilizzando il telefono senza auricolari.
Come su ogni terminale Android (almeno fino ad ora) è permesso l’uso di qualsiasi software VoIP (anche SIP). I software restano attivi in background ed è possibile ricevere telefonate senza preoccuparsi dello stato delle applicazioni. Non ci sono restrizione di sorta per l’utilizzo del VoIP su rete 3G, rendendo possibile chiamate economiche a patto di avere un abbonamento dati conveniente. Si fa sentire, piuttosto, la mancanza di un’applicazione Skype ufficiale: per circa un anno nell’Android Market è stata presente un’applicazione beta rilasciata da Skype che però permetteva solo la chat, e in alcuni paesi le telefonate che, però, erano instradate attraverso la rete GSM/UMTS, con relativo addebito della chiamata. Pesa anche la latitanza di altre applicazioni ufficiali, ad esempio Linkedin, mentre altre sono presenti ma con funzioni inferiori rispetto a quelle fornite per piattaforme concorrenti (leggi iPhone e Nokia).
Il Market è ben organizzato e le applicazioni disponibili stanno crescendo a vista d’occhio (si parla di un +15% al mese). La presenza dei commenti rende facile capire se l’applicazione che si sta per scaricare fa al caso nostro. Come per l’iPhone è molto diffuso il modello “freemium”: molte applicazioni sono disponibili sia gratuitamente oppure a pagamento, con annesse funzioni aggiuntive. Si avverte al contempo anche una più massiccia presenza di sviluppatori open source che fanno alzare la media delle applicazioni disponibili gratuitamente. L’utente non è obbligato a fornirsi in esclusiva dall’Android Market, ma può installare software scaricato da Web o da altra sorgente. In entrambi i casi le applicazioni comunicano quanto saranno invadenti durante il funzionamento e a quali parti del telefono potranno avere accesso: la rete mobile, l’elenco dei contatti, la memoria di archiviazione e così via. Queste informazioni sono accessibili anche dopo l’installazione. Con Android 2.x, Google ha introdotto la possibilità di controllare quanto siano ingorde le singole applicazioni, indicando per ognuna di esse quanto è stata la percentuale di consumo della batteria dall’ultima ricarica e quanto tempo/CPU è stato speso dall’applicazione.
Il Nexus One si è rivelato un’ottima macchina per l’ascolto della musica. È possibile sia avviare l’applicazione “Musica”, sia aggiungere un widget apposito in uno degli schermi, sia avviare la riproduzione usando il controller integrato nelle cuffie, che permette anche di andare avanti e indietro nei brani. Il Nexus One permette funzioni basilari per la creazione e la manipolazione delle playlist. Le tracce possono essere riordinate o eliminate. È possibile anche cancellare fisicamente i file dal telefono, utile se si è a corto di spazio su disco e si ha la necessità di scaricare un grosso allegato o scattare qualche foto in più. La musica può essere acquistata dallo store di Amazon (a patto di dichiarare di essere negli Stati Uniti o in Gran Bretagna) oppure può essere caricata dal computer tramite USB. Nessuno vieta di installare delle applicazioni che forniscano accesso ad altri store, ed è anzi probabile che in futuro i provider di telefonia stringano degli accordi commerciali in tal senso per fornire sui terminali da loro distribuiti dei canali preferenziali per l’accesso alla musica online.
I formati accettati sono MP3, AAC (nelle varie declinazioni) e Ogg Vorbis, il formato open source tanto caro agli utenti Linux. La cosa interessante, soprattutto se paragonato all’iPhone è che non è necessario sottostare al giogo di un particolare software per gestire foto o MP3. Quando si collega il cavo USB al computer, il Nexus One chiede se si vuole concedere l’accesso alla memoria interna (quella su MicroSD). La musica, i filmati e le foto possono essere caricate come se si usasse un pendrive USB. Allo stesso modo è possibile andare a recuperare i file utilizzati dalle altre applicazioni (ad esempio Documents to Go usa i normali formati di Office). Nonostante sia possibile una gestione manuale della musica, il Nexus One riconosce e cataloga i brani in memoria in base ad autore e titolo dell’album (a patto che queste informazioni siano scritte all’interno dei file). È più comodo però usare software ad hoc, come il DoubleTwist, per una gestione più comoda e per caricare, ad esempio, anche le copertine degli album.
La musica può essere ascoltata tramite il dock, accessorio utile ma venduto a parte, che ricarica anche il telefono. La basetta è alimentata dalla solita MicroUSB, e a sua volta alimenta il Nexus One con dei contatti a sfioramento. Questo fa in modo che il telefono venga soltanto appoggiato alla base, non c’è un inserimento o un incastro, e quindi può essere sollevato al volo, senza temere di tirarsi dietro cavi o alimentatori. Una volta appoggiato il Nexus avvia automaticamente il programma “Orologio” che mostra a tutto schermo l’ora e le condizioni atmosferiche. Dopo alcuni minuti l’ora viene mostrata in verde su sfondo nero, in stile “radio sveglia”. È possibile anche attivare la modalità notte, che abbassa la luminosità dello schermo in modo da restare leggibile, ma da non essere fastidiosa. La posizione inclinata del telefono è abbastanza comoda per usarlo senza doverlo necessariamente sollevare dal dock.
La trasmissione della musica sul dock non avviene per contatto. La basetta è in realtà un ricevitore Bluetooth e il Nexus attiva il collegamento A2DP pochi secondi dopo essere stato appoggiato al dock. Il setup del collegamento A2DP non è istantaneo, e anche quando si solleva il telefono la musica continua a sentirsi attraverso la basetta per alcuni istanti. Questo rende possibile la trasmissione della musica anche quando il telefono è lontano dal Dock (purché a portata di Bluetooth), collegando a mano il ricevitore nel dock dalle impostazioni Bluetooth del telefono.
Per quanto “cool”, il collegamento audio via Bluetooth ci sembra un inutile dispendio di energia e tecnologia: tre contatti in rame sarebbero stati più semplici da realizzare e avrebbero ottenuto lo stesso risultato. Sia attraverso il dock che con le cuffie, non abbiamo nulla da eccepire sulla qualità della musica o sulla sua gestione: possiamo tranquillamente lasciare a casa l’iPod.