Canon EOS 70D: nuova stirpe
Con l’arrivo sul mercato delle mirrorless a lenti intercambiabili, il ruolo delle fotocamere reflex come la Canon EOS 70D è stato in qualche modo messo in discussione. Non solo le fotocamere basate sul dispositivo a specchio tradizionale sono più ingombranti e rumorose, ma perdono lo scontro con le nuove e ambiziose rivali in un campo molto importante, quello dell’autofocus in Live View, che consente di impiegare lo schermo LCD per comporre le proprie immagini e, soprattutto, i propri video. Quest’ultimo risulta da sempre piuttosto lento sulle reflex, dando loro un carattere meno moderno e riducendone la versatilità.
Ebbene, proprio con l’introduzione della nuova EOS 70D, Canon intende capovolgere tale scenario radicalmente. La nuova ammiraglia APS-C di Canon è, infatti, la prima a implementare una innovativa tecnologia denominata Dual Pixel, grazie alla quale ognuno dei fotodiodi del sensore è in grado di leggere la luce sia per catturare le immagini sia per effettuare valutazioni relative all’autofocus.
Badate bene, non si tratta di una semplice trovata di marketing, come vedremo tra poco. Questa tecnologia funziona veramente ed è il fiore all’occhiello di una macchina che, come da tradizione per i modelli di fascia alta di Canon, già di base racchiude in sé un’impressionante dotazione fotografica.
Scheda tecnica e costruzione
Al cuore della Canon EOS 70D troviamo un sensore CMOS in formato APS-C da 20 megapixel di risoluzione, accompagnato dal processore di immagine Digic 5+ e da un otturatore in grado di garantire una raffica di 7 frame al secondo con autofocus. Il modulo AF a fase è da 19 punti, il mirino ottico è in grado di garantire una copertura del frame del 98%, lo schermo touch articolato da 3″ e 1.040.000 punti e c’è anche un’antenna Wi-Fi integrata.
Poiché si tratta di una fotocamera avanzata, la 70D può contare su una quantità estesa di comandi fisici presenti sul corpo macchina, a partire dalle doppie ghiere di controllo fino a tasti dedicati per praticamente tutte le funzioni più comunemente impiegate. I fotografi che non amano l’impiego del touch screen possono stare tranquilli: questa fotocamera è, infatti, gestibile in modo completamente tradizionale.
A livello di ergonomia, poi, siamo sui soliti, ottimi valori espressi da Canon, con un corpo macchina ben disegnato, solido e dotato di equilibrio in quanto a peso, anche qualora si innestino sulla baionetta obiettivi di una certa mole.
La disposizione dei comandi è generalmente ben ideata, ma a riguardo abbiamo una piccola osservazione da fare: data la presenza dello schermo articolato, il cui snodo impedisce di posizionare tasti fisici sul lato sinistro della macchina, il lato destro della Canon EOS 70D risulta un po’ affollato. In particolare, disposti intorno al tasto di scatto troviamo addirittura sei tasti fisici (oltre alla ghiera di controllo), alcuni dei quali sono piuttosto piccoli e non comodissimi da raggiungere. Per certi versi, risulta scomoda anche la ghiera posteriore, all’interno della quale si trova un selettore a croce: a volte è difficile distinguere l’uno dall’altra con il solo tatto, quindi si finisce per cercare di ruotare il selettore o premere la ghiera, azioni che non portano ad alcun esito. Si tratta, comunque, di piccolezze alle quali si può fare presto l’abitudine con l’utilizzo quotidiano.
Tra gli altri appunti che si possono fare alla 70D ci sono l’assenza di una lampada dedicata all’assistenza autofocus (ruolo svolto, invece, dal flash integrato, che emetterà dei rapidi lampi, a patto che sia sollevato) e la presenza di un solo slot per schede SD: su macchine di questa fascia e di questo prezzo, ci si può cominciare ad aspettare un doppio slot, utile in una serie innumerevole di circostanze.
A parte questi dettagli, nell’impiego quotidiano la EOS 70D si rivela una macchina veloce e comoda da utilizzare, senz’altro in grado di soddisfare i fotografi esigenti dal punto di vista ergonomico e dei controlli.
Prestazioni e usabilità
La vera qualità della Canon EOS 70D emerge, però, soltanto quando si comincia a premere il tasto di scatto. La macchina è estremamente reattiva, l’autofocus a fase è, ovviamente, rapidissimo e anche quello continuo riesce a focheggiare su soggetti differenti con estrema rapidità. L’obiettivo in kit con cui abbiamo effettuato questa prova (il 18-55 f/3.5-5.6 IS STM), oltretutto, è straordinariamente silenzioso nell’azionare i gruppi ottici al suo interno. Il valore di 19 sensori AF, invece, non è ai vertici del segmento e la copertura del frame non è particolarmente estesa, ma nel complesso la performance è senz’altro ottima.
La soddisfazione di impiego aumenta quando si attiva la modalità raffica, che garantisce ben 7 fps, con AF attivo e con un buffer decisamente ampio (abbiamo scattato oltre 70 fotogrammi consecutivi senza notare alcun rallentamento): abbinata a un buon teleobiettivo luminoso, questa fotocamera può sicuramente offrire ottime performance in ambito sportivo.
La sorpresa più grande giunge, però, quando si schiaccia il tasto del Live View per scattare immagini o girare video componendo l’inquadratura attraverso lo schermo LCD posteriore. Come dicevamo, questo fronte è, tradizionalmente, uno dei punti di svantaggio per le reflex, ma non per la EOS 70D, che offre una performance dell’autofocus decisamente superiore a qualsiasi fotocamera a specchio tradizionale e alla pari persino di molte mirrorless, escluse, forse, le più performanti e costose.
In buone condizioni di luce e contrasto, l’acquisizione del soggetto è praticamente istantanea e, anche in condizioni meno favorevoli, rimane senz’altro accettabile. In sostanza, la EOS 70D è la prima reflex in cui la funzione di Live View risulti naturale e ben integrata e non un’aggiunta fatta per colmare un vuoto di scheda tecnica. Non vediamo l’ora di vedere i sensori Dual Pixel integrati anche nel resto della gamma di fotocamere Canon.
EOS 70D: qualità dell’immagine
Pur avendo una densità di pixel piuttosto elevata per un sensore APS-C, con i suoi 20 megapixel, la Canon EOS 70D cattura immagini di ottima qualità attraverso un range di valori ISO piuttosto ampio. Ai valori base, fino ad almeno 800 ISO, il rumore digitale è praticamente assente e le immagini risultano ben definite, piacevoli dal punto di vista cromatico e naturali nei contrasti. Salendo a 1.600, e ancora di più a 3.200, si comincia a notare una certa grana nelle immagini visualizzate al 100% di dimensione, ma nulla che degradi la qualità complessiva in modo troppo netto. Ben controllati sono anche i pericolosi blocchi di rumore cromatico, che, anche a impostazioni estreme, risultano poco presenti, donando alle immagini un look piacevole e uniforme anche con un certo fattore di crop.
Buona anche la performance del metering, che offre esposizioni ben bilanciate anche in condizioni complesse, riuscendo, generalmente, a preservare le ombre e le alte luci anche in presenza di forti contrasti o controluce potenzialmente pericolosi.
L’engine Jpeg di Canon, infine, produce tradizionalmente risultati piacevoli e ben bilanciati, con toni saturi e abbastanza incisi, ma, ovviamente, i fotografi più esperti potranno scattare le proprie immagini in formato Raw, per poi svilupparle a proprio piacimento. È pur vero che l’impiego del negativo digitale rallenta leggermente le operazioni della macchina (riducendo il buffer a una ventina di scatti), ma, nel complesso, la EOS 70D è in grado di gestirlo con velocità e senza eccessiva fatica.
Per chi, invece, volesse approfittare delle funzionalità di elaborazione interne alla fotocamera, troviamo un’utile funzionalità di HDR automatico, che scatterà tre immagini in rapida sequenza, con valori di esposizione diversi, per poi fonderle in un’unica foto dall’estesa gamma dinamica. Nell’impiego di quest’ultima funzione si consiglia l’utilizzo di un treppiede: nonostante la stabilizzazione offerta dall’obiettivo in kit sia generalmente molto buona, abbiamo riscontrato una certa difficoltà nel catturare buone immagini HDR scattando a mano libera, anche con valori di otturatore molto rapidi.
Sul fronte video, la dotazione della 70D non è stellare, ma resta comunque discreta: possiamo girare filmati fino alla risoluzione Full HD con 25 fotogrammi al secondo, l’audio registrato dai microfoni integrati è di buona qualità (è comunque presente un jack per collegare microfoni esterni), disponiamo di comandi interamente manuali e la performance dell’AF, come già detto, è eccellente. I filmati catturati risultano piacevoli, con un buon dettaglio e una fluidità discreta, seppure non paragonabile allo standard dei 60 fps che si comincia a trovare sempre più comunemente inserito nelle fotocamere più avanzate dal punto di vista video.
Verdetto
Per molti aspetti, la Canon EOS 70D è una fotocamera straordinaria. La raffica da 7 fps, con buffer infinito (o quasi) e autofocus continuo, è un punto di forza indiscutibile, soprattutto se si considera che i file acquisiti sono da 20 megapixel.
Anche la qualità dell’immagine risulta senz’altro ai vertici per quanto riguarda i sensori APS-C, ma a differenziare davvero la EOS 70D da tutte le sue simili è la performance dell’autofocus in Live View, per la prima volta davvero utilizzabile con soddisfazione in una reflex tradizionale (almeno con gli obiettivi più performanti).
Proposta al prezzo di circa € 1.250, in kit con lo zoom 18-55mm (oppure a € 1.100 in versione solo corpo), la EOS 70D lancia una sfida molto seria alla fascia medio-alta del mercato, proponendo uno strumento performante e innovativo, al quale sarà molto interessante scoprire come la concorrenza intenderà rispondere.
Gli unici difetti riscontrati nella nostra prova (una disposizione dei tasti un po’ troppo densa, la presenza di un solo slot per scheda SD e la mancanza di una lampada di assistenza all’autofocus) sono senz’altro dei dettagli trascurabili a fronte di un quadro complessivo altamente convincente.
Se siete sul mercato alla ricerca di una fotocamera semi-professionale nella fascia dei 1.000 euro circa, la Canon EOS 70D è una scelta che vi consigliamo fortemente di considerare.