Al Photokina di Colonia 2018, il gran fermento suscitato dalla prima mirrorless full-frame di Canon ha messo necessariamente in ombra altre novità presentate dalla Casa giapponese, fra le quali la PowerShot SX70 HS oggetto della nostra prova. La SX70 HS è la nuova bridge top di gamma del costruttore, una macchina all-in-one dal prezzo più che accessibile che si presenta – nella sua categoria – con dotazioni tecniche di rilievo: zoom ottico 65 x, monitor totalmente orientabile in aggiunta ad un mirino OLED ad alta risoluzione, supporto immagini in formato RAW non compresso, 10 fps, video 4K a 30 fps, Bluetooth, Wi-Fi e funzione Live View remota da smartphone.
Simile nell’aspetto ad una reflex ma col vantaggio di non dover cambiare obiettivi, questa bridge con sensore CMOS da 1/2.3” e risoluzione di 20,3 Mpixel adotta, fra l’altro, l’ultima versione del noto processore d’immagine Canon, il DIGIC 8. Se i più potenti smartphone di ultima generazione hanno soppiantato quasi completamente le fotocamere compatte con sensore da 1/2.3”, bridge come queste continuano ad avere un loro perché, grazie soprattutto all’impareggiabile flessibilità di uno zoom ottico che, nel caso della SX70 HS, vanta un range focale equivalente di 21 – 1365 mm, per giunta con notevolissime capacità macro!
Questo significa poter abbattere ogni limite di ripresa, se non quelli dovuti alla fotografia in condizioni di scarsa illuminazione, dove un sensore così piccolo ovviamente soffre rispetto a quelli da 1″. Vacanze in famiglia, fotografia di viaggi, natura, sport, scatti a debita distanza senza interferire con il soggetto: sono tutti ambiti in cui una macchina come la PowerShot SX70 HS potrà darvi grandi soddisfazioni ad un costo contenuto.
Canon PowerShot SX70 HS: recensione e prezzo
Canon PowerShot SX70 HS: prezzo
La SX70 HS costa di listino 569,99 Euro, una cifra ragionevole considerate le caratteristiche e le dotazioni della macchina. E lo è ancora di più tenuto conto che lo street price medio è di almeno 100 Euro più basso. Dopo che Panasonic/Leica e Sony hanno sviluppato le più costose e performanti bridge con sensore da 1”, le dirette concorrenti con caratteristiche simili si contano sulla punta delle dita. Lasciando da parte la più costosa Nikon P1000 con l’inarrivabile zoom ottico 125 x, segnaliamo la Nikon P900 (549 Euro) e a seguire la più datata Panasonic Lumix DC-FZ82 con zoom ottico 20 – 1200 mm da 349 Euro e la Sony HX400V da 500 Euro.
Canon PowerShot SX70 HS: caratteristiche
Questa bridge Canon adotta un sensore CMOS da 20,3 Mpixel effettivi che incrementa la risoluzione del 25% rispetto al modello precedente da 16,1 Mpixel. Utilizzando un sofisticato progetto per migliorare la cattura della luce, offre un’elevata sensibilità per l’acquisizione di immagini con rumore sufficientemente ridotto anche in condizioni di scarsa illuminazione. L’aggiornamento del sensore garantisce anche una migliore resa delle immagini in caso di stampe fotografiche di grande formato. PowerShot SX70 HS può realizzare immagini sia in formato JPEG che RAW non compresso, offrendo la possibilità di una post-produzione professionale.
Rispetto al precedente DIGIC 7, il processore d’immagine DIGIC 8 potenzia le funzionalità video offrendo una risoluzione 4K UHD a 25 fps (30 fps in NTSC) usando la compressione MPEG-4 AVC/H.264 e aggiunge diverse modalità di ripresa fra cui il time-lapse e il frame grab. Introdotto nel febbraio dello scorso anno, si tratta del vero punto di forza di questa macchina ed è lo stesso adottato dalla mirrorless full frame EOS R.
Con il DIGIC 8 viene fornita una versione migliorata del noto ottimizzatore automatico della luce Canon, che aiuta a ridurre al minimo le aree bruciate mantenendo il colore e i dettagli nelle parti luminose di una foto.
Per poter scattare con fattori d’ingrandimento così elevati, la SX70 HS è dotata di un sofisticato stabilizzatore d’immagine Dual Sensing IS, che ovviamente può essere disattivato. Si tratta di uno stabilizzatore ottico implementato nell’obiettivo che funziona in combinazione con un sensore giroscopico integrato nella camera.
Il sistema, che vanta un’efficacia dichiarata di 5 f/stop, analizza automaticamente il movimento della fotocamera e applica il miglior metodo di correzione delle vibrazioni in base alle situazioni di ripresa, consentendo di concentrarsi sull’inquadratura e catturare lo scatto. Per le still picture, il sistema seleziona la modalità Normale (Fermo immagine) IS, Panning IS, Macro (Ibrido) IS e Treppiedi. Quando si riprende un video, la selezione avviene tra le modalità IS dinamico, IS attivato, Macro (ibrida) e Treppiede IS. Le nuove icone segnano chiaramente la modalità di stabilizzazione dell’immagine, sia per le foto che per i video.
Piuttosto semplice l’implementazione dell’autofocus, di tipo a contrasto. Abbastanza veloce nella MAF purché la scena da riprendere sia sufficientemente luminosa e contrastata, permette di selezionare un’area spostabile a piacimento di due diverse dimensioni, grande o piccola, il tracking per seguire automaticamente il soggetto posto al centro dello schermo (utile per soggetti in movimento) o il tracking dei volti + inseguimento. In quest’ultimo caso, se il volto non viene rilevato, la MAF avviene automaticamente su un’area più ampia.
Bello il mirino elettronico incorporato sulla PowerShot SX70 HS: dotato di sensore di prossimità, vanta una risoluzione di circa 2,36 Mpixel e adotta la tecnologia OLED che offre immagini ad alto contrasto e colori saturi per visualizzare correttamente la scena che si desidera catturare. Presente solo un po’ di effetto scia in condizioni di scarsa illuminazione.
Il monitor LCD TFT posteriore, stranamente in formato 4:3 quando la maggior parte dei concorrenti ne adotta uno 16:9, è totalmente orientabile e vanta una risoluzione di 920.000 pixel. Purtroppo, non è di tipo touch e su una bridge come questa avrebbe fatto comodo.
Semplice la sincronizzazione delle immagini o dei video con un PC o Mac grazie alla modalità Auto Image Sync and Transfer, utilizzando l’app Canon Camera Connect per iOS/Android o Image Transfer Utility 2 per PC e Mac. La funzione Live View remota consente di scattare a distanza tramite l’utilizzo di uno smartphone.
Canon PowerShot SX70 HS: design
La SX70 HS, dal mio personale punto di vista, ha le dimensioni ideale per essere trasportata senza particolari sacrifici e risultare nello stesso tempo confortevole nell’utilizzo. Misura infatti 127 x 90,9 x 116,6 mm e pesa 610 gr. inclusa la batteria. Certo non ve la potete mettere nel borsello o nel taschino, ma è così ben studiata dal punto di vista ergonomico che vi farà riscoprire il piacere di fotografare. Se fosse più piccola non sarebbe impugnabile e comoda allo stesso modo. Il grip è praticamente perfetto grazie all’impugnatura ben sagomata, un encomio a Canon che ha messo a frutto tutta la sua esperienza decennale.
I comandi sono molto simili a quelli delle reflex, con la ghiera anteriore in prossimità del pulsante di scatto e il selettore dei modi, che include anche quelli creativi, nella parte superiore. Sul retro, tutti i tasti sono fruibili utilizzando la sola mano destra, incluso il pulsante per la registrazione diretta dei filmati.
Il flash può essere estratto manualmente quando necessario (attivazione forzata) ma non è stata previsto un contatto hot show presente invece sulla precedente PowerShot SX60 HS.
Lo slot per SD card (SD, SDHC, SDXC) è posizionato accanto alla batteria, cioè sul fondo dell’apparecchio, mentre sui lati troviamo da una parte la presa per il microfono esterno, dall’altro le prese per il telecomando, USB e Mini HDMI.
Canon PowerShot SX70 HS: recensione
Abbiamo scattato numerose foto prova con la Canon SX70 HS, utilizzandola nelle condizioni più disparate, ma soprattutto nella travel photography, dove il poter contare su una macchina con un’ottica così versatile mette il fotografo nelle condizioni di poter riprendere praticamente tutto ciò che può essere documentabile appunto per una vacanza o un viaggio. Non una macchina per un impiego specifico, quindi, dove è richiesta una resa qualitativa che può essere garantita solo da un sensore di maggiori dimensioni e da un’ottica dedicata, ma per un impiego universale con successiva visualizzazione magari su device mobili, insieme agli amici al ritorno delle vacanze.
Si tratta infatti di una bridge intuitiva, pensata anche per i principianti e per tutti coloro che vogliono approcciarsi alla fotografia con uno strumento che offre i comandi e le funzioni delle reflex senza la necessità di dover cambiare obiettivo.
I controlli personalizzati, onestamente, non sono molti, solo quattro; tuttavia non abbiamo sentito la necessità di andare oltre, pensando l’utenza cui è destinata la SX70 HS.
Fra le funzioni speciali di cui è dotata questa bridge segnaliamo Frame Assist (Ricerca) per la riacquisizione facilitata dei soggetti dopo l’ingrandimento manuale e lo Zoom automatico per seguire il movimento del soggetto, dove la fotocamera esegue automaticamente la riduzione o l’ingrandimento dell’immagine per mantenere costante la dimensione del viso rilevato.
Per rendere l’esperienza di scatto più coinvolgente, non mancano le scene (autoritratto, ritratto, pelle liscia, food, scatto notturno manuale, fuochi d’artificio) e gli effetti speciali (B/N granuloso, flou, fish-eye, effetto Art marcato, acquarello, foto giocattolo, miniatura), assieme al modo panorama:
Le riprese notturne a mano libera sono possibili grazie alla modalità scatto notturno manuale: la macchina esegue automaticamente più scatti ad ISO elevati e ad un tempo sufficientemente ridotto da evitare il mosso, combinandoli poi assieme per ridurre il rumore complessivo:
Già dai primi scatti si apprezza una buona reattività della macchina: la MAF non è fulminea, ma comunque sufficientemente veloce per catturare anche soggetti in movimento, e tende a rallentare in condizioni di scarsa illuminazione fino ad oltrepassare 1 sec. Al buio, quando il raggio AF ausiliario è fuori portata, può succedere di non riuscire a mettere a fuoco del tutto se non selezionando la MAF manuale, o un punto a contrasto sufficientemente elevato. Affidabile il sistema esposimetrico, mentre il bilanciamento del bianco, su Auto, tende a restituire toni un po’ freddi rispetto alla realtà.
Passiamo alla qualità dell’immagine, iniziando proprio dall’obiettivo.
E’ risaputo che uno zoom, per offrire la miglior qualità possibile e potersi magari confrontare con le focali fisse equivalenti, non dovrebbe spingersi oltre i 3 x come fattore d’ingrandimento. In rarissimi casi si è riusciti a realizzare eccellenti zoom con un’escursione maggiore, mi viene in mente il costoso Olympus 12-100mm f/4 IS Pro 8,3 x per mirrorless Micro 4/3. Qui stiamo parlando di uno zoom ottico 65 x che copre un range focale equivalente da 21 a 1365 mm e che arriva a 130 x con ZoomPlus senza eccessive perdite di qualità. Con il teleconverter digitale da 1,6 o 2 x si arriva a 260 x nel modo combinato!!!
Capite che la realizzazione di uno zoom di questa escursione focale è già di per sé un miracolo ottico che non sarebbe stato possibile solo qualche anno fa. Parliamo di una struttura da 15 elementi in 11 gruppi (3 lenti UD e 1 lente asferica fronte/retro) con una luminosità f/3.4 – f/6.5 più che accettabile anche alla lunghezza focale massima. Ovviamente qualche compromesso è necessario.
Ad esempio… La nitidezza alle lunghezze focali più basse non è esemplare: paradossalmente questo zoom offre prestazioni migliori alle lunghezze focali tele, anche estreme, dove mantiene anche un contrasto più che accettabile. L’ottica soffre anche di qualche problema di aberrazione cromatica laterale che non viene corretta dal processore d’immagine, come di resistenza ai riflessi:
Passiamo al sensore: 1/2.3” corrispondono a 6,17 x 4,55 mm, le stesse dimensioni di quello di uno Huawei P20 e più piccolo del sensore di un P20 Pro. Questa soluzione è l’unica che permette di realizzare bridge con uno zoom così potente mantenendo dimensioni fisiche ragionevolmente ridotte. La controparte è una qualità d’immagine che, al di là delle prestazioni dell’obiettivo, soffre molto agli alti ISO in quanto i 20 Mpixel condensati in un’area così ridotta significano fotositi non molto efficienti e quindi rumore. Per questa ragione la massima sensibilità impostabile è 3200 ISO.
Il potente processore d’immagine fa miracoli nel cercare di mantenerlo a livelli ridotti alzando gli ISO, a discapito però della resa del dettaglio.
Il modo video prevede la registrazione in formato MP4/H.264 in 4K con un frame rate di 30/25 fps ma anche Full HD fino a 60p e HD sempre a 60p. Purtroppo è visibile un pesante fattore di crop nelle riprese in 4K rispetto a quelle Full HD e HD. Disponibili i modi Video snapshot con un tempo di riproduzione di 4/6/8 secondi e time-lapse totalmente programmabile sia in formato Full HD che 4K.
4K 25p
FHD 50p
4K 25p
FHD 25p
L’autofocus è selezionabile su 1 punto o face tracking + inseguimento e nel corso delle zoomate rapide tende a sganciare.
L’audio è affidato ad un microfono interno oppure può essere collegato uno esterno con connettore da 3,5 mm.
Riguardo infine la durata della batteria LP-E12 al litio da 6,3 Wh, in modalità ECO il costruttore dichiara 405 scatti, mentre in modalità normale ne possono fare 325 col monitor (che scendono a 255 con il mirino). Secondo le nostre prove, nell’utilizzo combinato mirino/monitor, siamo riusciti a scattare circa 120 foto più tutto il setup iniziale e qualche esperimento.
Gallery immagini Canon PowerShot SX70 HS