Durante l’evento organizzato a San Francisco il 4 ottobre Google ha annunciato diversi prodotti, tra i quali spiccano i nuovi Pixel 2 e Pixel 2 XL che rappresentano il connubio perfetto tra hardware e software, evidenziato soprattutto dalla qualità della fotocamera posteriore e dalle avanzate tecnologie di machine learning integrate. Alcune caratteristiche sono state ereditate dai dispositivi prodotti da LG e HTC, i due partner che hanno contribuito alla realizzazione degli smartphone.
Google Pixel 2 XL: tutti i dettagli
- Design
- Pixel Camera
- Scheda tecnica
- Software
- Prezzo
- La recensione
- Recensione: design
- Recensione: processore, RAM e storage
- Recensione: display
- Recensione: fotocamera
- Recensione: software
- Recensione: conclusioni
Design (↑)
Il design di Pixel 2 e Pixel 2 XL è piuttosto conservativo. Google ha infatti scelto di non seguire i suoi diretti concorrenti, evitando l’uso di display curvi o full screen, optando invece per la giusta combinazione tra estetica ed ergonomia. Entrambi i modelli sono formati da un telaio unibody in alluminio resistente all’acqua e alla polvere (certificazione IP67). Solo il visore, ovvero la fascia lucida che include il modulo fotografico posteriore e nasconde le antenne, è in vetro.
Le cornici del Pixel 2 sono abbastanza evidenti, mentre quelle del Pixel 2 XL sono state ridotte al minimo, consentendo di aumentare la diagonale dello schermo senza incrementare eccessivamente le dimensioni complessive. I nuovi smartphone sono più grandi rispetto ai Pixel e Pixel XL, ma lo spessore è inferiore. Il Pixel 2 misura 145,7×69,7×7,8 mm e pesa 143 grammi. Il Pixel 2 XL misura 157,9×76,7×7,9 mm e pesa 175 grammi.
Pixel Camera (↑)
L’ottima fotocamera posteriore dei precedenti modelli è stata ulteriormente migliorata da Google. La nuova Pixel Camera da 12,2 megapixel ha ottenuto dagli esperti di DxO Labs una valutazione pari a 98, quattro punti in più rispetto a quella di iPhone 8 Plus e Galaxy Note 8. L’azienda di Mountain View ha scelto sensori con pixel da 1,4 micrometri, un obiettivo con apertura f/1.8 e due tecnologie per la messa a fuoco (laser e rilevamento di fase). La modalità HDR+, abbinata alla stabilizzazione ottica ed elettronica, permette di ottenere immagini nitide in condizioni di scarsa illuminazione e di registrare video con risoluzione 4K a 30 fps privi di tremolii.
Nonostante l’assenza di una fotocamera secondaria, i Pixel 2 offrono la modalità Ritratto (Portrait Mode), grazie alla tecnologia Dual Pixel che consente di creare una “mappa di profondità” e quindi di applicare l’effetto bokeh evidenziando il soggetto in primo piano. Google usa gli algoritmi di machine learning per riconoscere il volto della persona inquadrata. Lo stesso risultato si può ottenere con la fotocamera frontale da 8 megapixel (apertura f/2.4).
Scheda tecnica (↑)
Pixel 2 possiede uno schermo AMOLED da 5 pollici protetto dal Gorilla Glass 5, con risoluzione Full HD (1920×1080 pixel, 441 ppi) e rapporto di aspetto 16:9. Il Pixel 2 XL monta invece uno schermo pOLED da 6 pollici protetto dal Gorilla Glass 5, con risoluzione Quad HD+ (2880×1440 pixel, 538 ppi) e rapporto di aspetto 18:9. Tutte le altre specifiche, ad eccezione della batteria (2.700 e 3.520 mAh), sono identiche: processore octa core Snapdragon 835, 4 GB di RAM LPDDR4x, 64 o 128 GB di memoria flash, connettività WiFi 802.11ac 2×2 MIMO, Bluetooth 5.0, NFC, GPS, Galileo e LTE Cat. 15 (800/75 Mbps).
Sono inoltre presenti il lettore di impronte digitali sul retro, altoparlanti stereo frontali e porta USB 3.1 Type-C. Manca il jack audio da 3,5 mm, ma nella confezione è fornito un adattatore da connettere allo slot USB. I sensori di pressione lungo i bordi laterali permettono di sfruttare la funzionalità Active Edge per eseguire varie azioni, come avviare l’Assistente Google. Altri sensori presenti sono accelerometro, giroscopio, magnetometro, barometro, effetto Hall, di prossimità e di luminosità. La batteria supporta la ricarica rapida e permette di immagazzinare un’autonomia fino a sette ore in soli 15 minuti.
Software (↑)
Il sistema operativo installato al lancio è Android 8.0 Oreo in versione stock. Google ha promesso il rilascio di aggiornamenti e patch di sicurezza per almeno tre anni. Entrambi i modelli supportano la modalità Always-On Display, quindi gli utenti possono vedere alcune informazioni (data, ora e notifiche) sullo schermo anche quando lo smartphone è bloccato. La funzionalità Now Playing consente di individuare titolo e autore dei brani musicali riprodotti in sottofondo e con un tap si possono cercare altre informazioni ed eventualmente ascoltarlo in streaming.
Google ha modificato la schermata home, spostando il pulsante e la barra di ricerca nella parte inferiore, all’interno del dock. Pixel 2 e Pixel 2 XL sono i primi smartphone compatibili con Google Lens, la nuova tecnologia di riconoscimento degli oggetti inquadrati dalla fotocamera. L’utente può cercare informazioni su film, libri, album, opere d’arte e punti di interesse. Altre categorie verranno aggiunte nei prossimi mesi. Un’altra esclusiva sono gli AR Stickers, ovvero adesivi animati che possono essere sovrapposti al mondo reale, sfruttando l’approccio tipico della realtà aumentata.
Prezzo (↑)
Google ha deciso di portare in Italia il modello Pixel 2 XL, proponendolo nelle colorazioni Nero o Bianco e Nero. Entrambe le versioni sono in vendita sullo store ufficiale al prezzo di 989 euro, con 64 GB di memoria interna per lo storage. Chi è interessato può anche valutare l’offerta dedicata di Tre.
La recensione (↑)
Ci sono prodotti e prodotti. Quelli come Pixel 2 XL sono pochi, le loro uscite si contano sulle dita di una mano durante l’anno e anche per questo meritano un’attenzione particolare. I motivi sono diversi: è lo smartphone che Google ha progettato (in collaborazione con LG) per definire un nuovo standard di riferimento all’interno dell’ecosistema Android, arriva sul mercato quasi in contemporanea con il rivale per eccellenza (quell’iPhone X che tanto fa parlare di sé) e il lancio è stato accompagnato da alcuni intoppi tecnici che il gruppo di Mountain View ha fin da subito preso in carico nel tentativo di fornire una soluzione nel minor tempo possibile. Per tutte queste ragioni abbiamo preferito non cedere alla tentazione della fretta e pubblicare la nostra recensione del dispositivo solo dopo averlo testato e vissuto a fondo, per quasi tre settimane.
Recensione: design (↑)
In termini di design i passi in avanti sono evidenti, soprattutto se si mette a confronto Pixel 2 XL con i modelli della generazione precedente. Sebbene non sia possibile parlare di un dispositivo borderless, lo spazio che circonda il display è ridotto, così da mantenere un form factor dalle dimensioni ragionevolmente contenute pur integrando un pannello dalla diagonale importante. Non abbiamo faticato a utilizzarlo con una sola mano, grazie ad accorgimenti come il posizionamento del lettore di impronte digitali al centro della cover posteriore e lo spostamento della barra di ricerca in basso (facilmente accessibile con il pollice) nel nuovo launcher. Buono anche il grip offerto dalla lavorazione della superficie posteriore sulla scocca unibody in metallo.
In fase di progettazione il device è inoltre stato reso resistente all’acqua, come testimonia l’ottenimento della certificazione IP67 prevista dallo standard IEC 60529. Una caratteristica che mancava, ormai quasi irrinunciabile per i top di gamma.
Parlando di design non possiamo però esimerci da segnalare quella che è forse la pecca più scottante del Pixel 2 XL: l’assenza del jack audio da 3,5 mm. Proprio Google aveva puntato il dito contro il concorrente di Cupertino per aver operato una scelta di questo tipo lo scorso anno, salvo poi fare altrettanto a dodici mesi di distanza. Togliere la componente significa poter ottimizzare lo spazio interno riservandolo a batteria o altro, senza compromettere il profilo, ma nella quotidianità questo si traduce nella necessità di portare sempre con sé un cavetto aggiuntivo per utilizzare un classico paio di cuffie o di auricolari. Chi come il sottoscritto sfrutta spesso e volentieri lo smartphone come dispositivo multimediale avrebbe forse accettato uno spessore lievemente aumentato, ma la libertà di dimenticare a casa l’adattatore.
Per l’ascolto in casa o in ufficio, così come per la riproduzione dei contenuti multimediali, è invece possibile fare affidamento ai due speaker frontali, che emettono un audio stereo di qualità decisamente elevata anche ad alto volume.
Recensione: processore, RAM e storage (↑)
Non c’è molto da aggiungere, che non sia già stato scritto, su ciò che compone il cuore pulsante del comparto hardware: processore (Qualcomm Snapdragon 835), RAM (4 GB) e storage (64 GB, non espansibile) sono ben noti. Le performance attribuiscono al telefono l’etichetta “top di gamma”. Sono più che sufficienti per gestire senza intoppi pressoché qualsiasi applicazione, anche quelle più pesanti (ad esempio i giochi in realtà virtuale) e in multitasking. Per confermarlo basta un benchmark. Di seguito il punteggio ottenuto con AnTuTu.
A questo si aggiunge la batteria da 3.520 mAh caratterizzata da un’ottima capacità e che permette di arrivare a fine giornata senza alcun tipo di problema, anche facendo un uso intensivo del telefono. Il sistema di ricarica rapida arriva poi a immagazzinare fino a sette ore di autonomia in soli 15 minuti, a patto di utilizzare il caricatore in dotazione.
Recensione: display (↑)
Si è parlato molto del display a bordo del Pixel 2 XL. Partiamo dalle specifiche: 6 pollici di diagonale con angoli arrotondati, risoluzione QHD+ (2880×1440 pixel, 538 ppi), pannello pOLED con rapporto di forma 18:9. Il tutto ricoperto da vetro Corning Gorilla Glass 5. Il non plus ultra per un dispositivo mobile, almeno sulla carta. In realtà è sufficiente accendere il dispositivo per rendersi conto che qualcosa non va: osservandolo da una prospettiva perfettamente frontale non si nota alcunché, ma appena si inclina lo schermo l’intera superficie vira verso una tonalità blu. Google si è espressa in merito con una dichiarazione ufficiale, di cui riportiamo un estratto di seguito.
La leggera tinta blu è dovuta all’hardware del display e risulta visibile solo se si tiene il dispositivo a una angolazione quasi laterale. Tutti i display sono soggetti a un certo livello di color shift (ad esempio rosso, giallo o blu) quando li si osserva da angolazioni non frontali, a causa del design incavo dei pixel. Per arrivare a ottenere un bianco più freddo, abbiamo operato una scelta in linea con ciò che gli utenti tendono a preferire, un design che vira verso il blu.
La posizione di bigG è chiara: non si tratta di un difetto, ma di una caratteristica insita nella tecnologia stessa del pannello. Appresa la natura del problema, il risultato non cambia. Il display vira su una tonalità blu-azzurra se non osservato frontalmente, è un innegabile dato di fatto. Lo si nota soprattutto in presenza di schermate bianche o prevalentemente chiare. Utenti ed esponenti della stampa specializzata affermano che ci si abitua in fretta: è vero, via via lo si nota meno, ma ciò non toglie che su un device concepito per essere perfetto, un display che cambia colore sotto gli occhi in base all’angolo di osservazione costituisce quantomeno un’anomalia. Altri problemi segnalati al debutto, come l’effetto burn-in e una scarsa fedeltà nella resa cromatica, sono invece stati corretti mediante il rilascio di un aggiornamento software.
Recensione: fotocamera (↑)
Google ha operato una scelta in controtendenza rispetto al resto dei flagship, per quanto riguarda il comparto imaging, optando per una sola fotocamera posteriore da 12,2 megapixel (quella frontale è da 8 megapixel) anziché affidarsi a una sempre più diffusa soluzione dual camera. Secondo bigG, questa non è necessaria se il sensore è affiancato da un solido sistema software delegato all’ottimizzazione delle immagini acquisite. È un aspetto che assume sempre più importanza nei dispositivi mobile. Ci siamo presi tutto il tempo necessario per testarlo a fondo, in ogni possibile condizione di luce, in ambienti aperti e indoor: di seguito una galleria con 70 foto scattate da Pixel 2 XL e caricate su Flickr a piena risoluzione, senza alcun intervento apportato in fase di post-produzione, così da poterle osservare in ogni minimo dettaglio per una valutazione approfondita.
A certificare la bontà del comparto fotografico è DxOMark, realtà indipendente e specializzata, che dopo aver messo alla prova gli smartphone in commercio con i suoi collaudati benchmark assegna a Pixel 2 (e Pixel 2 XL) una votazione pari a 98, la più alta dell’intera categoria mobile. A questo si aggiunge la presenza del Pixel Visual Core, una Image Processing Unit progettata internamente da Google per gestire l’elaborazione delle immagini in modo ottimale, sgravando il lavoro del processore centrale.
Durante i nostri test abbiamo messo alla prova in particolare la modalità Ritratto, quella che secondo bigG beneficia maggiormente dell’IA, andando ad analizzare la scena e applicando un effetto bokeh lasciando i soggetti inquadrati ben a fuoco in primo piano, sfocando invece tutto il resto per ottenere un risultato di impatto. Un sistema software, dunque, che svolge una funzione affidata nelle soluzioni dual camera all’interazione tra due differenti ottiche e sensore. Come funziona? Così così: nelle situazioni meno semplici il riconoscimento non è sempre preciso. Di seguito alleghiamo i dettagli ingranditi di due selfie, utili per capire come i contorni del viso (così come dei capelli o della barba) vengano talvolta mal interpretati.
Chiudiamo la disanima del comparto fotografico con una menzione d’obbligo alla registrazione video. Pixel 2 XL arriva al formato 4K con framerate ancorato a 30 fps. Volendo, è possibile abbassare la definizione e generare filmati in slow motion come quello in streaming di seguito, acquisendo le clip con una frequenza massima di 240 fps. Il risultato finale è piuttosto convincente.
Recensione: software (↑)
Il comparto software è un valore aggiunto per Pixel 2 XL e per gli altri smartphone a marchio Google che si sono succeduti nel corso degli anni, fin da quelli appartenenti all’ormai abbandonata (e da molti rimpianta) linea Nexus. Grazie alla gestione degli update affidata direttamente al team di Mountain View, i telefoni ricevono aggiornamenti puntuali e periodici, sia in termini di nuove release del sistema operativo sia per quanto riguarda le patch di sicurezza. Un aspetto che talvolta gli utenti tendono a relegare in secondo piano, ma che in un’epoca dove si affidano le informazioni personali a piattaforme cloud o social e in cui le minacce in termini di cybersecurity si fanno sempre più complesse e articolate, merita un’attenzione particolare. Da bigG è arrivata la conferma che la seconda generazione di Pixel riceverà le prossime edizioni di Android almeno fino all’ottobre 2020. Dunque, andando avanti con questi ritmi, si parla delle release P, Q e R.
Con il lancio del telefono arriva in Italia anche l’Assistente Google, che fa il suo debutto ufficiale nel nostro paese, parlando la nostra lingua. Un’intelligenza artificiale evoluta, in grado di interpretare con precisione soddisfacente i comandi vocali impartiti, esaminandoli e identificando le parole chiave contenute, replicando e fornendo informazioni in modo coerente, valutando il contesto della conversazione. Decisamente azzeccata la scelta di poter attivare l’IA con uno squeeze dei bordi, ovvero stringendo i lati dello smartphone, una modalità mutuata dal modello HTC U11 e qui chiamata Active Edge. L’abbiamo messa alla prova con un intenso botta e risposta, di seguito il risultato.
Lo stesso vale per Google Lens, che ricorrendo all’impiego del machine learning analizza le immagini per trovare informazioni su luoghi, edifici, prodotti e molto altro ancora. Insomma, una tecnologia che basa le proprie funzioni su reti neurali e OCR (Optical Character Recognition) per il riconoscimento dei testi.
A questo si aggiunge l’intero ecosistema di applicazioni Android distribuite sulla piattaforma Play Store e la possibilità di poter contare su servizi cloud come Google Foto per il backup di immagini e video. A tal proposito, si segnala che gli acquirenti avranno la possibilità di archiviare fotografie e video in quantità illimitata e in alta qualità fino al 15 gennaio 2021.
Ultimo, ma non meno importante punto, nella confezione è incluso un accessorio che permette di effettuare in modo pressoché immediato lo switch tra il vecchio telefono e Pixel 2 XL, anche se si tratta di un iPhone. La procedura è interamente guidata (a prova di errore) e richiede pochi minuti per poter essere portata a termine, con il trasferimento completo dei contatti in rubrica, dei documenti e dei contenuti multimediali.
Recensione: conclusioni (↑)
Pixel 2 XL è un flagship a tutti gli effetti. Ha le carte in regola per puntare al primato della categoria, forte di un comparto hardware di alto livello e di una componente software sempre più evoluta e ottimizzata. L’eccellente fotocamera supportata da un sistema di intelligenza artificiale, la certezza di poter contare su almeno tre anni di aggiornamenti e un’ottima autonomia sono i suoi principali punti di forza. Come passato in rassegna nel corso della recensione, però, qualche sbavatura c’è e non di poco conto.
La tinta blu che caratterizza il display se non osservato da un’angolazione frontale è destinata a persistere (è una caratteristica del pannello, come affermato anche da Google) ed è doveroso tenerne conto quando si parla di uno smartphone nato per incarnare il concetto di perfezione nel territorio mobile e che al lancio richiede un esborso economico tutt’altro che contenuto: 989 euro. L’assenza del jack audio da 3,5 mm è un’altra mancanza che si fa sentire, soprattutto se si considera che solo dodici mesi fa il gruppo di Mountain View aveva preso di mira il concorrente di Cupertino per averlo eliminato dal suo iPhone, salvo poi operare la stessa scelta.
Detto questo, ci si trova di fronte a un device di qualità assoluta, degno della grande G che campeggia sulla cover posteriore. Una scelta longeva, anche in considerazione del progressivo sviluppo che interesserà le capacità dell’Assistente Google, che strizza l’occhio in particolare a chi predilige l’esperienza stock di Android, priva di personalizzazioni e aggiunte che spesso finiscono per tramutarsi in complicazioni anziché semplificare la vita dell’utente.