Ventata d’aria fresca
Con l’avvento degli smartphone, il form factor di quello che una volta era un semplice telefono cellulare si è standardizzato nella forma che conosciamo tutti: un rettangolo con proporzione di circa 16:9, dominato dallo schermo anteriore sensibile al tocco. La presenza di un tasto fisico sul lato corto in basso è da considerarsi alla stregua di un’opzione, mentre i dispositivi con tastiera estesa QWERTY sono quasi scomparsi dal mercato (e Blackberry con essi).
È così che accogliamo con grande piacere il primo smartphone curvo, proposto da LG. In realtà anche Samsung ha in gamma una soluzione analoga (Galaxy Round), ma il G Flex è il primo a varcare i confini coreani e a giungere in Europa.
L’idea di uno smartphone con schermo curvo è molto stuzzicante, soprattutto dopo aver ammirato il televisore LG Curvo 55EA980V, il primo di una lunga serie. In realtà sono già apparsi sul mercato smartphone curvi. Infatti, solo qualche anno fa Sony Ericsson aveva stupito tutti con Xperia Arc, che in realtà aveva il dorso concavo per migliorare la presa in mano mentre lo schermo touch era tradizionalmente piatto.
Questo LG G Flex è così il primo e vero smartphone curvo, un prodotto realmente esclusivo sia per design sia per il prezzo elitario (899 euro, in esclusiva Vodafone), un aspetto condiviso con il TV LG Curvo 55EA980V.
Design curvo
Il G Flex non colpisce solo per lo schermo concavo, ma anche per dimensioni sopra la media di un comune smartphone top di gamma. Parliamo di 160,5×81,6×8,7 mm, assimilabili a quelle di un moderno phablet – ponte tra smartphone e tablet – con diagonale dello schermo di sei pollici, come HTC One Max, Nokia Lumia 1520 o Samsung Galaxy Note 3.
In realtà, una volta che si tiene in mano, ci si rende conto immediatamente che per maneggevolezza e comfort LG G Flex è un gradino sopra i rivali più accreditati in questa nicchia: il design curvo, infatti, segue l’incavo naturale della mano quando lo usiamo. LG dichiara che la curvatura è stata studiata a lungo, mettendo in produzione quella ritenuta più comoda nell’utilizzo, sia per la presa in mano sia per il comfort nella visione dello schermo touch.
Tutto questo però ha un limite invalicabile: se uno smartphone tradizionale sta comodamente nella tasca della giacca o dei pantaloni, non si può dire altrettanto del G Flex data la sua natura curva, più ingombrante.
Un altro aspetto negativo, come già rilevato sul top di gamma tradizionale LG G2, è la cover posteriore in plastica eccessivamente lucida e scivolosa. Ne consegue che il grip non è soddisfacente, oltre a essere un ricettacolo per impronte digitali e polvere. Avremmo preferito un materiale e una finitura superficiali consoni a un prodotto di tale levatura (e prezzo).
Ci sono alcuni aspetti secondari nel design che è necessario approfondire: innanzitutto, lo chassis è leggermente flessibile, per una maggiore robustezza; il microfono è ancora più vicino alla nostra bocca quando parliamo; lo schermo curvo si porta in dote anche una minore propensione a riflettere la forte luce naturale o artificiale.
Chiudiamo con la disposizione dei pulsanti principali – power e bilanciere del volume – analoga a quella del G2, quindi impilati sul retro insieme alla fotocamera posteriore, che anche in questo caso rendono il design dello smartphone particolarmente pulito.
Ispira fiducia
Una domanda sorge spontanea: perché LG ha usato il termine Flex e non Curve nel nome? La risposta è semplice, lo chassis è leggermente flessibile. Abbiamo provato, giustamente intimoriti, ad appoggiare lo smartphone con lo schermo su un tavolo e poi a premere sul dorso, sino ad appiattirlo. Ovviamente è un gioco da eseguire con cautela e giusto per stupire gli amici e conoscenti: LG dichiara che il G Flex resiste a una pressione di 40 kg per un numero massimo di 100 volte, senza alterare in modo permanente la sua forma.
Le ripercussioni nella vita reale sono importanti, con una grandissima resistenza a ogni tipo di sollecitazione: nessuno degli abusi cui l’abbiamo sottoposto ha prodotto la benché minima crepa o bozza sullo schermo e sullo chassis. È ovvio che non sia consigliabile abusare di questa caratteristica, da considerare solo come un “salva smartphone” in casi estremi.
Ma non solo il G Flex è flessibile, è anche il primo smartphone con una finitura auto riparante, a detta di LG. Usa un rivestimento già impiegato con successo sulle automobili, e qui sfruttato per supplire alla maggiore propensione a urti e graffi del design curvo.
Questa caratteristica non è da intendersi in senso assoluto, non riparando tutti i danni possibili e immaginabili. Semplicemente il rivestimento è abbastanza elastico per consentire alla superficie di tornare alla sua forma originale dopo un danno leggero, quantificabile da LG in una forza di circa mezzo chilo.
Anche in questo caso è meglio non abusare, come ogni altro dispositivo elettronico, lo smartphone curvo di LG va trattato con cura. Semplicemente non ci dovremo più preoccupare di quegli sgraditi graffi che troviamo quando riponiamo lo smartphone nella stessa tasca in cui teniamo, ad esempio, le chiavi. Così come per la flessibilità dello chassis e dello schermo, il processo di auto riparazione è rapido e indolore.
Sintetizzando, questo LG G Flex non è solo bello da vedere e piacevole da tenere in mano, ma ispira anche fiducia.
Schermo flessibile
Per la prima volta LG usa uno schermo P-OLED (Plastic OLED) su uno smartphone. Purtroppo, mettendo da parte la flessibilità innata – LG garantisce che può resistere sino a un arco di 400 mm, ben più stretto della curva naturale del G Flex – lo schermo mostra luci e ombre. La risoluzione, e di conseguenza la densità di punti per pollice, sono da dispositivo di media gamma: parliamo di 1.280×720 pixel e 245 PPI.
Così come avvenuto per il televisore curvo, pensiamo che LG abbia introdotto sul mercato prodotti sì innovativi, ma basati su una tecnologia ancora immatura. In ogni caso, come visto recentemente al CES di Las Vegas, anche i 4k sbarcheranno in tempi relativamente brevi sui TV curvi, e lo stesso pensiamo avverrà per gli smartphone curvi con display touch 1080p. In entrambi i casi, i prezzi rimarranno esclusivi, con una naturale sostituzione ai vertici delle rispettive famiglie di soluzioni.
Messo di fianco a un classico LG G2, questo G Flex mostra in modo evidente i suoi limiti in fatto di nitidezza delle immagini e dei testi visualizzati sullo schermo.
Queste le ombre, passiamo alle luci: angolo di visione eccellente, contrasto elevatissimo, neri profondi, colori fedeli e vivaci e luminosità altissima su ogni porzione dello schermo, oltre alla naturale dote anti riflesso di cui abbiamo accennato pocanzi. Giusto per non dimenticarci nulla, la sensibilità e la precisione del tocco, anche delle gesture più complesse, è tutt’altro che compromessa dallo schermo concavo, con un feeling immediato e un grande piacere nell’utilizzo quotidiano.
Performance e autonomia
Il comparto hardware del G Flex è condiviso con il G2, il top di gamma con design tradizionale: SoC quad-core Qualcomm SnapDragon 800 da 2,26 GHz e con GPU Adreno 330, 2 GB di RAM, 32 GB per la memorizzazione (non espandibili, purtroppo).
Sia nei benchmark sintetici sia nell’utilizzo nel mondo reale, il primo smartphone curvo di LG replica il fratellino piatto, superando senza colpo ferire anche i compiti più gravosi. Non c’è motivo di lamentarsi, neppure per l’ottima qualità visiva assicurata nei più recenti videogiochi, come Real Racing 3 o GT Racing 2, che viaggiano sempre a frame rate elevati e senza incertezze.
Ovviamente, adattando per l’occasione una vecchia pubblicità nel mondo degli pneumatici per auto, la potenza è nulla senza durata. La capace e innovativa batteria curva da 3.500 mAh replica le performance di quella da “soli” 3.000 mAh del G2: si supera tranquillamente la giornata d’utilizzo intenso, addirittura si sfiorano i due giorni per un uso solo moderato. Quello che fa più piacere è poter contare su una riserva di sicurezza di circa il 30% a fine giornata lavorativa. Anche in questo caso, il G Flex ispira fiducia.
Tornando alla scheda tecnica, il primo smartphone curvo di LG offre tutto quello che serve per comunicare e connettersi a reti o altri dispositivi: quad band con supporto di reti LTE/4G, Bluetooth 4.0 LE, Wi-Fi di classe ac con supporto Miracast e DLNA e antenna a-GPS. Gli manca giusto uno slot per schede microSD per essere perfetto.
Fotocamera
Il modulo fotocamera è quasi lo stesso del G2, mancando solo della stabilizzazione OIS. LG ha deciso di non implementarla perché il modulo dello stabilizzatore avrebbe compromesso lo spessore del dispositivo dato il suo ingombro.
Tutto il resto è identico: 13 megapixel, apertura f:2,4, autofocus e flash LED. Anche l’interfaccia utente è immutata, così come le funzionalità, che prevedono il controllo di alcuni dei principali parametri di scatto – punto del bianco, esposizione, ISO, tipo di messa a fuoco – oltre a profili preimpostati come HDR, Panoramica, Sport, Notte, Raffica e Fotocamera doppia. È un vero peccato che manchi lo stabilizzatore OIS, una lacuna che si sente quando si scatta in condizioni di scarsa luminosità e/o si vuole seguire un soggetto in movimento: è più facile acquisire immagini sfocate e/o mosse. Di giorno o in ambienti ben illuminati, i risultati invece sono assimilabili a quelli ottenibili con lo smartphone G2 di casa LG.
Sul G Flex troviamo anche una funzionalità inedita, chiamata Face Tracking. In pratica nasce per i cosiddetti “selfie” (autoritratti) eseguiti però con la fotocamera posteriore e non con la comunque anteriore da 2,1 megapixel: una volta attivata e messo il telefono in posizione, il led intorno al pulsante power si colora di giallo quando stima un fuoco corretto e poi di verde quando rileva il proprio volto, dopodiché si può premere il pulsante di scatto. Ovviamente, Face Tracking agisce sulla messa a fuoco, non sulla precisione della scena ripresa.
Software
LG G Flex arriva con una versione relativamente vecchia di Android. Anche se non si può definire vetusta, la 4.2.2 ci saremmo aspettati almeno la 4.3, con la più recente 4.4 KitKat al momento rimandata a data da destinarsi (e ciò non suona bene).
Ovviamente quello che conta è l’esperienza d’uso, e non possiamo dirci delusi. Il feeling nei task quotidiani – social media, messaggi, chiamate, web, multimedia, gaming – anche in questo caso è assimilabile con il G2, con cui condivide la versione di Android e la relativa personalizzazione.
Qui troviamo però alcune funzionalità addizionali così come avvenuto per il modulo fotocamera posteriore. La più accattivante e Dual Window: in pratica si divide lo schermo in due porzioni indipendenti per gestire altrettante app (tra 14 predefinite) in multitasking, un accorgimento utile in particolare per la produttività personale (prendere appunti mentre si legge una mail, ecc.). LG ha curato ogni aspetto del Dual Window: quando usciamo da questa modalità torniamo esattamente dove eravamo rimasti; è supportato il drag&drop, per aggiungere un documento a una mail prendendolo direttamente dalla cartella in cui risiede; le due finestre sono liberamente ridimensionabili e con posizione invertibile; il click su un link in un messaggio apre il collegamento direttamente nella seconda finestra.
Un’altra funzionalità, che coinvolge le capacità multimediali del G Flex, è QuickTheater: tenendo il dispositivo in orizzontale e facendo scorrere i pollici dal centro dello schermo all’esterno, accediamo direttamente alla galleria foto e video, YouTube compreso.
Verdetto
Il G Flex di LG è un ottimo smartphone, con il design esclusivo che non ha un semplice impatto estetico, migliorando anche il comfort e il piacere nell’utilizzo quotidiano. Purtroppo, come ogni altro dispositivo innovativo, porta con sé un prezzo molto elevato e una tecnologia ancora immatura sotto alcuni punti di vista (schermo da 6” ma solo 720p) e alcuni difetti migliorabili (rivestimento posteriore).
Non si tratterà di un fuoco fatuo, la categoria degli smartphone curvi è appena nata, e siamo sicuri che già nel futuro immediato ne vedremo delle belle. Si tratterà sempre di dispositivi di nicchia, dal prezzo e dal design ancora esclusivi, almeno nel medio termine.
Dobbiamo solo fare i complimenti al brand sudcoreano per aver raggiunto, così come avvenuto per il TV Curvo, un risultato soddisfacente già al primo tentativo. Ora non ci resta che aspettare l’erede del G Flex, su cui contiamo farà bella mostra un indispensabile schermo Full HD.