Lo smartwatch è di nicchia?
Quando sul mercato si affaccia una nuova categoria di prodotti come gli smartwatch, i giudizi sono spesso discordanti. Sarà utile? Avrà successo? Il Samsung Galaxy Gear può essere considerato, e a ragione, un rappresentante di questa categoria. Si tratta di un orologio da polso evoluto basato su Android che, nelle intenzioni, dovrebbe migliorare l’interazione con il proprio smartphone.
Va subito detto che non si tratta di una novità in assoluto. In passato non sono mancati quelli che si potrebbero definire degli “esercizi di stile” simili (chi ricorda il Fossil Wrist PDA basato sul defunto Palm OS?), ma anche prodotti analoghi e dalle caratteristiche simili sono arrivati sul mercato nei mesi scorsi. Si pensi all’iWatch, al Pebble Watch o al Sony Smartwatch 2.
Il Samsung Galaxy Gear non è un dispositivo stand-alone, ma richiede la presenza di uno smartphone Android per poter sfruttare appieno le proprie possibilità. Da qui risulta evidente il primo limite che va sotto la voce compatibilità: al momento, i soli terminali certificati sono il Galaxy Note III e il Galaxy Note 10.1 2014. La compatibilità dovrebbe aumentare con la disponibilità di aggiornamenti software, già previsti, per Galaxy S4 (imminente) e Galaxy Note II (entro fine anno). Se non si possiede o non si intende acquistare questi modelli, è meglio dimenticarsi sin d’ora del Samsung Galaxy Gear.
Non è, comunque, escluso che, nel giro di pochi mesi, qualcuno realizzi un’applicazione per utilizzarlo anche con terminali Android generici, ma al momento attuale la situazione è questa. Del resto, anche l’esclusività ha un prezzo.
Unboxing e materiali
Anche se si tratta di un prodotto di nicchia, almeno per il momento, la confezione del Samsung Galaxy Gear non tradisce particolari concessioni. Oltre allo smartwatch, include l’alimentatore da rete con plug microUSB per la ricarica della batteria (operazione abbastanza frequente) e la basetta per la ricarica. Quest’ultima, in particolare, più che una basetta, è un cornice nella quale si inserisce il Gear durante la ricarica ed è pure dotata della tecnologia NFC.
Il Galaxy Gear si presenta bene. Ha una linea elegante e le superfici argentate ricordano molto gli orologi di un certo pregio. Il cinturino, in gomma, alloggia anche una piccola fotocamera e, nella zona di chiusura, il piccolo speaker utilizzabile per le chiamate in vivavoce.
Sul lato destro del Samsung Galaxy Gear sono invece sistemati il pulsante Power/Home, abbastanza agevole da premere, e uno dei due microfoni (uno per lato), sempre per le chiamate in vivavoce.
Una volta completato il pairing e indossato, il Gear è pronto all’uso. Al polso non si avvertono particolari differenze con orologi tradizionali dato che le dimensioni sono nello standard (56,6×36,8×11,1 mm) e anche il peso è ben lontano dall’essere eccessivo (73,8 grammi).
Hardware
Anche se può sembrare una forzatura parlare di hardware per uno smartwatch, è bene tenere a mente che, dovendo interfacciarsi e interagire con uno smartphone, è opportuno che il Samsung Galaxy Gear abbia a disposizione un minimo di potenza. In questo caso tutto ruota intorno a un processore da 800 MHz, del quale non sono note le caratteristiche, ma che bene asseconda il sistema.
La quantità di memoria a disposizione appare ben calibrata sulle caratteristiche del sistema. Troviamo, infatti, 512 MB di RAM e 4 GB per i dati. Non è presente nessuno slot per memory card, ma non è assolutamente un problema vista l’inevitabile presenza di uno smartphone nelle vicinanze, da e verso il quale si possono trasferire i principali tipi di documento. Le comunicazioni tra Galaxy Gear e smartphone sono gestite tramite Bluetooth 4.0 e non abbiamo rilevato problemi particolari durante l’utilizzo, anche intenso, della coppia.
Lo schermo è un pannello AMOLED da 1,63 pollici, risoluzione 320×320 pixel e sensibile al tocco. La visibilità è sempre molto buona, anche in ambienti molto luminosi.
Come detto, il cinturino alloggia la piccola fotocamera da 1,9 megapixel con autofocus, utile per foto e filmati di piccole dimensioni (15 secondi, fino a 1.280×720 pixel). Non essendoci un pulsante fisico dedicato, è sufficiente toccare lo schermo per catturare foto e filmati. Le foto sono, in relazione alle caratteristiche del sensore, tutto sommato accettabili in ambienti luminosi, un po’ meno in condizioni non ottimali. Sono possibili anche lo zoom in e lo zoom out con le dita sullo schermo durante la visualizzazione delle foto, sebbene 1,63 pollici di diagonale non siano proprio il massimo in questo caso.
La prova al polso
Una volta ricaricato e accoppiato con un Galaxy Note III, è giunto il momento di testare sul campo le potenzialità offerte dal Samsung Galaxy Gear. Il primo inevitabile passo è avviare il software di gestione Gear Manager sullo smartphone, col quale è possibile accedere a un gran numero di parametri, cambiare il tipo di orologio (fra analogico e digitale) oppure visualizzare informazioni aggiuntive o collegamenti, caricare applicazioni e anche aggiornare il firmware dello smartwatch stesso.
Lo schermo, in condizioni normali, rimane spento, ma, grazie all’accelerometro integrato, lo smartwatch riconosce la rotazione del polso tipica della consultazione di un orologio e provvede rapidamente all’accensione.
La sezione Applicazioni è, probabilmente, la parte più interessante. È possibile, infatti, installare alcune app (che si trovano solo sullo store Samsung App) in grado di aggiungere funzionalità allo smartwatch e, sebbene non siano tantissime, sono in progressivo aumento. Ci sono applicazioni per il fitness, i social network e utility generali che possono risultare utili in molte situazioni. Inoltre è, concettualmente, possibile anche installare direttamente degli APK di applicazioni Android standard (attivando USB Debug), anche se quasi mai si riesce a utilizzarle in modo proficuo, viste le dimensioni dello schermo e l’impossibilità di toccarne con precisione i punti.
Il Samsung Galaxy Gear può visualizzare un certo numero di notifiche, in funzione delle applicazioni compatibili installate sullo smartphone, che in genere vi invitano a consultarne il contenuto sullo smartphone stesso.
Senza dubbio, però, la funzione che più abbiamo trovato utile durante la nostra prova si è rivelata la chiamata in vivavoce: quando il sistema è attivo, è possibile rispondere a una chiamata in arrivo utilizzando direttamente lo smartwatch, senza estrarre lo smartphone dalla tasca. Per quanto possa sembrare innaturale parlare verso il proprio polso, la chiamata è di buona qualità ed è possibile dialogare con l’interlocutore senza difficoltà.
Sul fronte dell’autonomia, infine, la batteria da 315 mAh, purtroppo non rimovibile, non è in grado di fare miracoli. Tuttavia, l’autonomia è strettamente legata al tipo di uso che si fa del Gear: con molte chiamate e l’utilizzo di alcune applicazioni, terminare una giornata potrebbe essere difficile mentre, con un utilizzo più moderato, non dovrebbe essere difficile sfiorare le due giornate intere.
Conclusioni
Abbiamo testato il Samsung Galaxy Gear per circa una settimana, in alcuni casi anche intensamente, rimanendone favorevolmente colpiti, fino a lasciare cadere l’iniziale diffidenza verso una tipologia di dispositivo come questa.
Senza dubbio, si tratta di una soluzione elegante, che potrebbe aprire interessanti scenari nel campo della tecnologia mobile. Al momento, però, mancano quelle killer app che in grado di far passare un porodotto come questo da un gadget molto “geek” a un vero “must have”.
Il Samsung Galaxy Gear è disponibile al prezzo di 299 euro in diversi colori. A meno che non lo si voglia acquistare in bundle con il Galaxy Note III, prima è meglio assicurarsi di avere uno smartphone compatibile.