Sony continua a rinnovare la sua fortunata gamma di mirrorless ad elevatissima risoluzione dotate di sensore full-frame, e dopo l’α7R Mark III da 42 Mpixel presentata nell’ottobre del 2017, lancia la versione Mark IV. Fra le peculiarità di questa macchina, la prima è costituita dal nuovo sensore CMOS Exmor R retroilluminato da ben 61 Mpixel che si associa all’ultima versione del processore d’immagini BIONZ X e al chip di acquisizione LSI per raggiungere una velocità di lettura dei dati e una potenza di elaborazione mai viste prima. L’immagine viene processata a 16 bit, mentre il supporto RAW a 14 bit compresso e non compresso consente gradazioni più fluide e naturali che permettono di ottenere una qualità dell’immagine complessiva superiore. Qualora ancora non bastasse, è disponibile la funzione Pixel Shift Multi Shooting per una nuova dimensione nella risoluzione: la macchina supporta infatti la composizione di 16 immagini con pixel shifting per un totale di ben 240,8 Mpixel che vengono combinati assieme tramite l’app desktop Imaging Edge.
Presente anche il noto sistema di stabilizzazione dell’immagine a 5 assi in camera appositamente perfezionato per supportare le capacità di scatto ad alta risoluzione di questa fotocamera. In aggiunta, il nuovo otturatore riduce le vibrazioni in qualsiasi modalità, incluso lo scatto ad alta velocità.
Il sistema di messa a fuoco, da sempre un punto di forza delle mirrorless Sony APS-C e full-frame, offre 567 punti a rilevamento di fase che consentono una copertura più ampia dell’area del fotogramma (99,7% in altezza e del 74,0% in larghezza), più 425 punti a rilevamento di contrasto densamente distribuiti per migliorare la messa a fuoco.
La gamma di sensibilità ISO è espandibile fino a 102400 per le foto (in modalità estesa), mentre nel video si ferma a ISO 32000, un valore già di per se alto.
Anche la parte video è al top per prestazioni e versatilità. Disponibile ovviamente la ripresa 4K che sfrutta l’intera superficie del sensore d’immagine full-frame, mentre per le riprese in formato Super 35 mm la fotocamera offre la lettura dei pixel completa senza binning. Oltre alle rinnovate capacità di registrazione video 4K grazie a una sovra-campionatura 2,4 volte maggiore e alle curve gamma S-Log3 e S-Log2, la α7R Mark IV adotta un profilo di immagine HLG (Hybrid Log-Gamma) per un workflow HDR istantaneo che supporta una varietà di esigenze di produzione dei filmati HDR.
Tutte queste raffinatezze opto-elettroniche sono racchiuse in un corpo abbastanza compatto dotato di un nuovo mirino elettronico UXGA OLED Tru-Finder ad altissima risoluzione, per una riproduzione estremamente accurata e realistica dei dettagli, e un monitor LCD parzialmente touch angolabile.
Infine, fa parte del sistema E di Sony che prevede 53 obiettivi (di cui 32 specifici per il formato full-frame), oltre ad un numero sempre crescente di quelli di terze parti e svariati accessori che ne fanno uno dei più interessanti nel panorama attuale.
Sony α7R Mark IV: tutti i dettagli
Sony α7R Mark IV: prezzo (↑)
La Sony oggetto della nostra prova si colloca al secondo posto della lineup del costruttore dopo la α9 Mark II, e quindi non sorprende il costo di 4.000 Euro per il solo corpo. Del resto, dobbiamo pensare che si tratta di una delle migliori fotocamere attualmente in produzione indipendentemente dal marchio e quindi, considerate le specifiche tecniche di notevolissimo spessore, riteniamo il prezzo adeguato, tenuto comunque presente che in commercio, sul web, si trova già a partire da 3.400 Euro circa. Inoltre, la α7R Mark IV ha vinto l’EISA Awards come miglior prodotto per l’innovazione fotografica nell’anno 2019-2020.
Per questo modello, Sony non ha previsto kit. Qualsiasi obiettivo da kit sarebbe probabilmente inadeguato per esprimere le potenzialità del suo sensore da 61 Mpixel.
Concorrenti? Se escludiamo la Fujifilm GFX 100 da 100 Mpixel, che però ha un sensore di grande formato e resta il punto di riferimento assoluto, nessuna altra reflex o mirrorless FF ha una risoluzione confrontabile con quella della α7R Mark IV. La Nikon Z7, ad esempio, ha un sensore da 45,7 Mpixel e costa 2.700 Euro (il solo corpo). La Panasonic S1R ha caratteristiche confrontabili con quelle della Nikon Z7, e con una risoluzione di 47,3 Mpixel si può acquistare a 2.600 Euro. Infine, per comprare la nuovissima Leica SL2 da 47 Mpixel occorrono ben 6.090 Euro. Ma sono, pur sempre, circa un terzo dei Mpixel in meno…
Sony α7R Mark IV: caratteristiche (↑)
Abbiamo già accennato che il nuovo sensore d’immagine CMOS Exmor R full-frame, retroilluminato, vanta una risoluzione di 61 Mpixel. L’assenza dello specchio reflex permette di raggiungere risoluzioni così elevate senza compromettere la qualità di immagine, che per certi versi supera quella delle fotocamere full-frame tradizionali, soprattutto nelle sensibilità medio/basse, avvicinandole a quelle di una medio-formato. I formati immagine possibili sono 3:2, 4:3, 16:9, 1:1.
La gamma dinamica, che raggiunge i 15 EV alle basse sensibilità ISO (per le foto), fornisce una riproduzione fluida delle gradazioni, dalle ombre alle alte luci. Inoltre, la riproduzione particolarmente accurata del colore cattura gli incarnati nei ritratti per una riproduzione naturale, che è esattamente quanto abbiamo potuto verificare dai nostri numerosi scatti di prova.
Il processore d’immagine è l’ultima versione del noto BIONZ X, ulteriormente potenziato per ridurre al minimo il rumore tipico a risoluzione così elevate, soprattuto nella gamma di sensibilità standard fino a ISO 32000:
Come già accennato, anche questa fotocamera è dotata del sistema di stabilizzazione dell’immagine Steady Shot a 5 assi già presente sull’α7R III. Oltre ai movimenti di beccheggio e imbardata frequenti utilizzando i teleobiettivi, questo sistema rileva e compensa in modo efficace le vibrazioni sugli assi X e Y nello scatto dei primi piani, oltre al rollio che si verifica nelle fotografie e i filmati di notte. I sensori giroscopici di precisione rilevano anche i minimi movimenti della fotocamera che possono causare il mosso, con un’efficacia reale dichiarata di 5,5 f/stop sulla velocità dell’otturatore:
Il sistema di messa a fuoco automatica 4D ottimizzato di cui è dotata l’α7R Mark IV rappresenta, come per le altre Sony α di ultima generazione, uno dei punti di forza di questo oggetto dei desideri. Simile a quello adottato dal modello punta α9 Mark II, è di tipo ibrido (rilevamento di contrasto e di fase assieme) e vanta 567 punti AF a rilevamento di fase sul piano focale, cui si aggiungono 425 punti AF a contrasto.
L’area di MAF può essere ampia, a zona, centrale, spot flessibile (S/M/L), spot flessibile espansa e inseguimento.
Ben 4 pagine del MENU sono dedicate alle impostazioni dell’AF:
Oltre alla già nota funzionalità Eye AF, già vista sull’α7R III, che lavora anche in modalità AF-C, questo modello supporta il tracking degli sguardi non solo umani, ma anche animali rilevati in maniera rapida, precisa e automatica. Con questa funzione si possono scattare foto di animali selvatici o domestici anche in presenza di ostacoli nell’inquadratura o in caso di frequenti passaggi tra orientamento orizzontale e verticale della fotocamera.
Ulteriori miglioramenti nella flessibilità della messa a fuoco includono il multi-selettore o “joystick” a 8 direzioni per lo spostamento rapido dei punti di messa a fuoco, la messa a fuoco touch, la disponibilità AF nella modalità di zoom della messa a fuoco, un pulsante di attivazione AF, la possibilità di micro-regolazione dell’autofocus e molto altro.
Il sistema esposimetrico si basa su un sensore CMOS Exmor R a 1200 zone e ha una sensibilità da -3 a +20 EV equivalente a ISO 100 con obiettivo f/2.0 montato. Prevede le seguenti letture:
- Multi-segmento
- Con prevalenza al centro
- Spot
- Spot Standard/Large
- Media
- Aree chiare
Ovviamente si può decidere se la misurazione spot deve essere al centro del fotogramma o collegata al punto di MAF.
Per il controllo della gamma dinamica Sony utilizza il conosciuto DRO, Dynamic Range Optimizer, impostabile su 5 livelli + automatico. Nelle quattro foto seguenti vediamo come lavora:
L’α7R Mark IV dispone di un sistema di flicker detection: lo sfarfallio da luci fluorescenti e altre sorgenti artificiali viene rilevato automaticamente e i tempi di attivazione dell’otturatore sono regolati per minimizzarne l’effetto sulle foto. Ciò consente di eliminare le anomalie di esposizione e cromatiche che possono interessare la parte alta e bassa delle immagini scattate con velocità dell’otturatore elevate, oltre alle incoerenze di esposizione e di colori tra gli scatti continui.
Da primato il mirino elettronico UXGA OLED Tru-Finder a 5.760.000 punti. Questo EVF riproduce dettagli accurati con una risoluzione di circa 1,6 volte maggiore di α7R Mark III. Con il modo Alta Qualità si ottengono immagini realistiche e naturali con frame rate di 120/100 fps! Per non rimpiangere un mirino ottico…
Bello anche il monitor inclinabile da 3″ (7,5 cm di diagonale) e 1.44 Mpixel di risoluzione. Come tutte le Sony, è solo parzialmente touch, nel senso che il controllo touch si ha solo su alcune funzioni (AF per esempio) mentre non è stato previsto sui menu.
L’α7R Mark IV consente il trasferimento dei file su smartphone, tablet, computer o server FTP tramite Wi-Fi a 5 GHz, ma include anche Bluetooth e NFC:
Un’altra suite software disponibile gratuitamente per il download è Capture One Express, nella versione per Sony. Si tratta di un software di editing delle immagini gratuito che offre un convertitore RAW di fascia alta, la gestione semplice dei file immagine e strumenti di editing potenti. Purtroppo, infatti, questa Sony non dispone della conversione dei file RAW in camera.
Sony α7R Mark IV: design (↑)
Uno degli aspetti cui i fotoamatori esigenti e i professionisti sono sempre più sensibili sono le dimensioni e il peso contenuto delle mirrorless Sony full frame rispetto a quelli delle reflex di pari categoria. Le Sony α hanno riscosso sin dall’inizio ampio consenso da parte dei fotografi per il loro corpo compatto che racchiude tutte le pregiate componenti opto-elettroniche di cui queste mirrorless sono dotate. Questo modello della quarta generazione non fa eccezione e beneficia quindi di tutti i miglioramenti gradualmente introdotti a partire dalla prima serie.
Tale design, piacevolmente tecnologico, ben si sposa con una cura costruttiva da prima della classe. La finitura superficiale, ad esempio, è di un bel nero satinato opaco su un corpo in lega in magnesio leggera ad alta rigidità per le coperture e il telaio interno, che rende la fotocamera molto robusta ma leggera (665 gr.).
Il coperchio della batteria e del terminale e tutti i giunti dello chassis sono stati realizzati con un meccanismo scorrevole a doppia sigillatura che sostituisce la cerniera sul coperchio dello scomparto porta schede, per una maggiore resistenza all’umidità.
Le ghiere metalliche e i pulsanti offrono un ottimo feeling al tatto e sono ben dimensionate. La loro disposizione è intuitiva e dettata dalle esigenze di un utilizzo professionale. La presa è piuttosto salda.
La nuova mirrorless full-frame Sony dispone di numerose funzionalità ottimizzate per un uso professionale, come il doppio slot per schede SD e compatibilità con schede di memoria di tipo UHS-II. Gli utenti possono sfruttare una vasta scelta di opzioni di memorizzazione dei contenuti, tra cui registrazione in JPEG/RAW separata, registrazione separata di foto e video ecc.
Sul lato sinistro troviamo invece l’uscita cuffia, l’ingresso per il microfono esterno, la presa mini HDMI, il terminale USB tipo C e quello Multi/Micro USB:
La porta USB tipo C, compatibile con USB 3.1 Gen. 1, facilita il trasferimento ad alta velocità su PC di file RAW di grandi dimensioni, per rivedere velocemente le immagini su un computer e proseguire la sessione fotografica senza ritardi. Inoltre, è disponibile un’impostazione che permette di trasferire sul computer soltanto i file JPEG; in questo modo, si possono controllare le immagini su PC in modo ancora più veloce dopo una sequenza di scatto continuo, poiché la fotocamera non deve inviare grandi volumi di dati RAW.
Sony α7R Mark IV: recensione (↑)
Le mirrorless Sony full frame sono fra le fotocamere più ambite in assoluto sia da fotoamatori evoluti che da professionisti ed utilizzando l’α7R Mark VI ci si rende subito conto del perché. La macchina ha una versatilità impressionante, perché mette a disposizione del fotografo un’infinità di possibilità sia per le still picture che per i video. Tuttavia, vi anticipiamo, questa mirrorless non è per tutti, e non solo per via del prezzo. Ma andiamo con ordine…
Per prima cosa vogliamo darvi la percezione di cosa significhi lavorare con una risoluzione da 61 Mpixel.
Questa è l’immagine JPEG da cui siamo partiti (ridimensionata per le necessità di pubblicazione della stessa sul web), che in origine ha una dimensione di 9504 x 6336 pixel, 32 MB di file size:
Questo è il crop 1:1 di un particolare:
Abbiamo ottenuto una immagine ritagliata a 1728 x 947 pixel, dove visualizzata a schermo intero si notano alcuni particolari che ad occhio nudo sono invisibili, come l’elicottero vicino alla cima della montagna.
Ed incredibile anche il fatto che l’immagine originale sia stata ripresa alla focale di 68 mm. Tradotto in altre parole, una risoluzione così elevata permette da un lato di fare stampe enormi senza perdite di qualità, dall’altro di effettuare ritagli in modo tale da simulare l’ingrandimento del teleobiettivo anche se ne siamo sprovvisti (a meno ovviamente della profondità di campo), un po’ quello che fanno i camera phone adottando micro-sensori estremamente densi (lo Xiaomi MI Note 10 ne impiega uno da ben 108 Mpixel!) per produrre l’effetto tele pur essendone sprovvisti, o al massimo avendo uno zoom ottico 2 o 3 x.
Si noti che in modalità crop, cioè APS-C, l’area utile del sensore dell’ɑ7R Mark IV è di ben 26 Mpixel con 325 punti AF a rilevamento di fase.
Questi innegabili benefici non sono però del tutto privi di controindicazioni… A parte l’occupazione di memoria esagerata, il problema maggiore è che tutti gli eventuali difetti nella ripresa vengono qui enormemente amplificati, e parliamo di micro-mosso ed eventuali errori di messa a fuoco. Che con macchine dotate di sensore a risoluzione molto più bassa non si vedrebbero nemmeno…
Non basta: osservando alcune immagini in full screen si nota una leggera “granulosità" di fondo anche ai valori ISO relativamente bassi e alcuni artefatti digitali, peraltro anche difficili da descrivere, sicuramente imputabili ad un pixel count così elevato. Per lavori particolari, dove occorre poter gestire i parametri in maniera più controllata, suggeriamo di scattare in RAW, anche per trarre il massimo della qualità da ogni scatto.
Uno caratteristica di pregio di questa mirrorless è sicuramente data dallo stabilizzatore integrato nel corpo macchina, che permette di utilizzare qualsiasi obiettivo – stabilizzato otticamente o no – avendo la certezza di poter ridurre notevolmente i tempi di posa evitando il mosso.
Abbiamo preparato degli esempi che mostrano alcuni scatti a mano libera, estratti da sequenze più ampie, che permettono di valutare l’efficacia dello stesso.
Stabilizzatore disattivato (a sinistra) e attivato (a destra), crop dell’immagine, zoom Sony FE 24-70 mm F2,8 GM fornito in dotazione alla focale di 50 mm:
Come si può vedere, l’efficacia dello stabilizzatore in camera è molto buona! Con l’obiettivo che ci è stato fornito per la prova, che pesa ben 886 gr., fino a quasi 1/4 di secondo siamo riusciti a scattare senza che il mosso potesse costituire un problema.
Passiamo ora alle impressioni d’uso. Uno degli aspetti che sarà particolarmente apprezzato dagli utenti è legato alle possibilità di personalizzazione (113 funzioni assegnabili a pulsanti personalizzati) con cui si riesce davvero a costruire una macchina in funzione delle proprie esigenze. È infatti possibile memorizzare le configurazioni della fotocamera per attivarle rapidamente dal selettore dei modi. Si può persino assegnare set di funzioni personalizzate da utilizzare per foto, video e riproduzione. Grazie a My Dial, è facile assegnare tre set di opzioni menu tramite le ghiere anteriori/posteriori e la ghiera di comando.
L’EVF offre immagini naturali e luminose. Presenta una gradazione e una riproduzione dei colori eccellenti tipiche dei mirini OLED. Inoltre, consente di ottenere un’ottima visibilità in ogni punto dell’immagine, il che denota una certa accuratezza anche nella realizzazione della parte ottica del sistema di traguardazione. Dobbiamo però ammettere che abbiamo rilevato effetti moiré e jaggies, che però possono essere ridotti grazie alla modalità High Display Quality. Parlando invece del monitor posteriore, notiamo ancora una volta che le possibilità di utilizzo in touch sono limitate. Ad esempio, è possibile la MAF touch, spostare il punto (o i punti) di MAF oppure ingrandire e scorrere le immagini appena registrate con l’utilizzo delle dita, ma – ad esempio – non si può navigare nei menu. Il che potrebbe invece far comodo per velocizzare le operazioni…
In termini di pure prestazioni, l’a ɑ7R Mark IV impiega circa 1,3 sec. dal momento dell’accensione al primo scatto e in modalità AF-S con soggetti statici e buone condizioni d’illuminazione lo shutter lag (cioè il tempo di ritardo dal momento in cui si preme il tasto dell’otturatore a quando viene acquisita l’immagine) con area di messa a fuoco centrale e otturatore meccanico è di circa 1/5 di secondo, valore solo leggermente più basso di quello della ɑ7R Mark III. Un valore molto buono, anche se non eccezionale, che ovviamente si abbassa notevolmente quando la macchina è in pre-fuoco (0,02 – 0,09 sec.).
Il burst rate effettivo è di 10 fps in JPEG con AF/AE e circa 7 fps in formato RAW non compresso. Si tratta di un valore elevato per la tipologia di macchina. Come numero di fotogrammi massimo abbiamo 68 in JPEG che scendono a 30 in RAW non compresso, quindi una profondità del buffer abbastanza limitata, ma bisogna tener conto della grandezza dei file generati! In modalità APS-C è possibile scattare fino al triplo delle foto realizzabili con la modalità full-frame.
L’autofocus è uno dei più sofisticati che si possano trovare su una fotocamera di ultima generazione: nel modo AF-S la risposta è pressoché istantanea, anche se nel momento in cui si preme il tasto dell’otturatore si osserva in certe condizioni il fenomeno del focus hunting (il che accade probabilmente quando l’algoritmo del sistema di MAF dà priorità ai punti a rilevamento di contrasto rispetto a quelli di fase). In modalità tracking, il sistema AF 4D dell’α7R IV si riconferma uno dei migliori in assoluto, purché l’obiettivo lo assecondi nel migliore dei modi.
Vediamo ora il comportamento per quanto riguarda il rumore agli alti ISO in JPEG:
Come si può notare, già a ISO 3200 si percepisce una leggera “granulosità", o punteggiatura, che avevamo notato in altre camere con sensore ultra denso, come la Canon EOS 5DS R. Salendo con gli ISO ovviamente aumenta, però il micro-dettaglio, come la resa cromatica, sono ben preservati, a dimostrazione dell’efficace algoritmo di riduzione del rumore. Oltre a 12800 ISO, il rumore è abbastanza evidente, però tenuto conto della risoluzione altissima non possiamo esimerci dal dire come Sony abbia fatto un ottimo lavoro.
La qualità dell’immagine dipende ovviamente dall’ottica utilizzata. Lo zoom Sony FE 24-70 mm F2,8 GM fornitoci per la prova appartiene alla prestigiosa serie G Master e permette – come prevedibile – di portare a casa risultati di ottima qualità, grazie oltretutto alla correzione in camera della distorsione, aberrazione cromatica e vignettatura.
Questo zoom standard vanta una gamma di lunghezza focale da 24 mm a 70 mm, la scelta ideale per ritratti, paesaggi, istantanee e altri scatti in cui la qualità dell’immagine è di importanza critica, ma soprattutto un’apertura costante pari a f/2.8. Le sue prestazioni ottiche sono elevatissime grazie all’impiego di un elemento XA (asferico estremo), un elemento in vetro ED e uno in Super ED. Lo schema ottico prevede 18 elementi in 13 gruppi. Sony non fa mistero, con la serie G Master, di porsi come obiettivo persino quello di superare le rinomate ottiche Zeiss, realizzate dal noto costruttore tedesco per conto di Sony. Ulteriori informazioni relative a questo zoom si possono trovare qui.
Le immagini prodotte da questa super mirrorless, al di là dell’elevatissima risoluzione utile in certe applicazioni come fotografia in studio di moda o still-life, piuttosto che fotografia paesaggistica o macro, sono caratterizzate soprattutto da una grande accuratezza e fedeltà cromatica. Ciò che l’ɑ7R Mark IV fotografa è esattamente quello che vedono i nostri occhi. Nulla che ha a che fare con la resa cromatica “potente" delle fotocamere e obiettivi Canon piuttosto che i colori molto saturi delle Lumix, sicuramente di grande effetto ma meno fedeli.
Il comparto video è – come prevedibile trattandosi di una Sony – al top, grazie innanzitutto alla versatilità nelle impostazioni per la scelta dei formati e le diverse curve del gamma che permettono di ottimizzare la dinamica in funzione di ciò che si sta registrando, ma anche per l’autofocus progressivo, dove debutta il Real-time Eye AF. Attivandolo, l’occhio del soggetto viene automaticamente tracciato con grande precisione e affidabilità, permettendo a chi scatta di concentrarsi sul contenuto dell’immagine senza preoccuparsi della messa a fuoco. La funzionalità Touch Tracking avvia automaticamente l’Eye AF quando si seleziona un soggetto umano. Supportata anche la funzionalità Touch Tracking: all’utente basta toccare lo schermo in corrispondenza del soggetto per un’acquisizione istantanea.
Altra funzionalità video di spicco è l’aggiunta di un’interfaccia audio digitale alla Multi Interface Shoe (MI Shoe), che permette un collegamento diretto al microfono shotgun ECM-B1M o al kit adattatore XLR XLR-K3M per registrazioni audio di alta qualità. Sono inoltre disponibili la funzione di scatto a intervalli per creare filmati in time-lapse, la funzione di registrazione Full HD fino a 120 fps, Slow e Quick Motion e tante altre ancora. Il risultato finale sono riprese video di qualità eccellente in tutte le condizioni, con un autofocus progressivo che tiene ben agganciato il soggetto.
Dal punto di vista operativo, dobbiamo segnalare come utilizzando la macchina a mano libera durante la ripresa dei video con un obiettivo come quello fornitoci per la prova, dopo pochi minuti si fa sentire il peso della stessa che rende difficile il poterla mantenere stabile; viceversa, abbiamo notato che, anche dopo un’ora di riprese parzialmente intervallate, il calore prodotto dal corpo macchina non ha mai raggiunto livelli preoccupanti, un vantaggio per l’utilizzo professionale, come l’eccellente durata della batteria. Questa mirrorless ne adotta infatti una con capacità circa 2,2 volte superiore a quella dei modelli precedenti. Con questa batteria, siamo riusciti a scattare circa 240 foto più vari filmati di qualche minuto cadauno prima di arrivare all’indicazione di fine carica: un bel passo in avanti rispetto alle prime serie.
Gallery immagini riprese con la Sony ɑ7R Mark IV e lo zoom Sony FE 24-70 mm F2,8 GM
In conclusione, ci troviamo di fronte ad una delle migliori fotocamere mai realizzate, perlomeno fra le centinaia che ho provato in questi ultimi anni. Non avrà le prestazioni – in termini di velocità e reattività – delle reflex super professionali top di gamma Canon (per esempio la EOS-1D X Mark III) e Nikon (D6) dedicate alle applicazioni sportive estreme, ma come qualità d’immagine permette di arrivare a nuovi traguardi, purchè utilizzata con cognizione di causa. Si, perché la Sony ɑ7R Mark IV non è una macchina adatta a tutti gli utilizzi, in quanto le grandi potenzialità di cui dispone devono essere sfruttate sapientemente. Per la fotografia in studio, tanto per fare un esempio di un ambito in cui l’ho provata, è in grado di fornire grandissime soddisfazioni, potendo contare su condizioni di luce controllate o favorevoli. Come nella fotografia paesaggistica, quando si ha il tempo necessario per portare a casa gli scatti voluti. Non è sicuramente una macchina point & shot, e non è sicuramente quella facile, immediata e leggera da portare in vacanza per immortalare qualche ricordo, ma un potente strumento dalla versatilità (quasi) illimitata per professionisti e appassionati che possono permettersi di spendere cifre elevate per il corpo e i relativi obiettivi.