Redditi online illegittimi per il Garante

Per il Garante della privacy la diffusione online dei dati sulle dichiarazioni dei redditi è da considerarsi del tutto illegittima. Mettendo sul Web i dati, l'Agenzia delle Entrate avrebbe esposto la privacy dei contribuenti italiani a numerosi pericoli
Redditi online illegittimi per il Garante
Per il Garante della privacy la diffusione online dei dati sulle dichiarazioni dei redditi è da considerarsi del tutto illegittima. Mettendo sul Web i dati, l'Agenzia delle Entrate avrebbe esposto la privacy dei contribuenti italiani a numerosi pericoli

Dopo una attenta analisi della documentazione fornita dalle parti in causa, l’Autorità Garante per la Privacy ha confermato il proprio giudizio di illegittimità sulla pubblicazione online dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti italiani da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’atteso pronunciamento del Garante ricalca ampiamente il provvedimento di urgenza con il quale era stata immediata sospesa la diffusione dei dati attraverso il sito dell’Agenzia delle Entrate. La decisione del viceministro Visco di rendere disponibili le informazioni sulle dichiarazioni dei redditi online aveva destato molte perplessità, ma aveva anche stimolato la curiosità degli italiani che in poche ore avevano letteralmente mandato in tilt il portale dell’Agenzia delle Entrate.

Secondo il Garante per la privacy, all’ufficio deputato alla gestione delle imposte spetta il solo compito di produrre gli elenchi delle dichiarazioni dei redditi, ma non di decidere le modalità della loro pubblicazione, procedure soggetta alle leggi dello Stato: «Attualmente, per le dichiarazioni ai fini dell’imposta sui redditi, la legge prevede unicamente la distribuzione degli elenchi ai soli uffici territoriali dell’Agenzia e la loro trasmissione ai soli comuni interessati e sempre con riferimento ai contribuenti residenti nei singoli ambiti territoriali» si legge nella nota diramata dall’Autorità Garante.

La trasmissione dei dati sul Web è da considerarsi, dunque, non proporzionata rispetto alle «finalità della conoscibilità di questi dati». La diffusione in Rete, in maniera non protetta e generalizzata, delle informazioni inerenti tutte le dichiarazioni dei redditi degli italiani ha seriamente minato la privacy dei contribuenti non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Il sito dell’Agenzia delle Entrate non aveva infatti posto alcun filtro alla consultazione delle informazioni comportando, secondo il Garante, una lunga serie di possibili conseguenze: « la centralizzazione della consultazione a livello nazionale ha consentito, in poche ore, a numerosissimi utenti, non solo in Italia ma in ogni parte del mondo, di accedere a innumerevoli dati, di estrarne copia, di formare archivi, modificare ed elaborare i dati stessi, di creare liste di profilazione e immettere ulteriormente dati in circolazione, ponendo a rischio la loro stessa esattezza. Tale modalità ha, inoltre, dilatato senza limiti il periodo di conoscibilità di dati che la legge stabilisce invece in un anno». Nel suo comunicato, il Garante per la privacy sottolinea poi come l’Agenzia delle Entrate non abbia richiesto alcun parere preventivo previsto dalla legge ai suoi uffici prima di procedere alla pubblicazione dei dati.

In seguito alla rimozione degli elenchi dal sito dell’Agenzia delle Entrate, nei giorni scorsi i file contenenti i dati sulle dichiarazioni dei redditi hanno continuato a circolare online attraverso i blog, i forum e le reti di file sharing, aggirando di fatto il provvedimento di urgenza del Garante. Partendo da questi presupposti, l’autorità competente in materia di privacy sottolinea come la diffusione con qualsiasi mezzo dei dati sia da considerarsi del tutto illecita e soggetta al codice civile e penale. Anche i mezzi di informazione dovranno astenersi dalla diffusione delle informazioni sulle dichiarazioni dei redditi degli italiani, fatta eccezione per i personaggi pubblici.

Nonostante le raccomandazioni del Garante, i dati continueranno probabilmente a circolare ancora a lungo attraverso le reti p2p, ove i controlli capillari sono spesso difficoltosi e poco fruttuosi. Le dichiarazioni dei redditi presenti sulle reti di file sharing potrebbero comunque essere state modificate, con la sostituzione o l’eliminazione di alcune voci, rispetto agli originali messi a disposizione degli internauti per poche ore dall’Agenzia delle Entrate.

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