Abbiamo ancora negli occhi la presentazione del Huawei P30 e, soprattutto, del P30 Pro. Il nuovo smartphone della cinese segna un punto ancora più alto nella corsa alla dotazione fotografica di livello dei telefonini. Se sono anni oramai che il settore ci propina dispositivi tuttofare, sempre più capaci di assolvere a funzioni differenti, la destinazione d’uso che guarda prettamente alle foto non è mai giunta a mettere in discussione il mondo delle reflex professionali ma nemmeno quello delle mirrorless. Perché allora non procedere all’inverso, montando a bordo delle reflex una scheda SIM?
I vantaggi sarebbero diversi. È il 2019 e penso che spesso ci troviamo ancora davanti a una scelta: fotocamera per smartphone oppure macchina indipendente, sviluppata per portarsi a casa immagini e video di qualità. Perché nessun produttore di reflex o ibride ha aggiunto dati mobili e app ad un suo modello di camera? Perché nessun produttore di smartphone ha ancora creato un dispositivo con una vera fotocamera collegata? È davvero così difficile?
Spesso ci è capitato di fotografare o filmare un ricordo unico, con la camera professionale. Ma non basta: si vuole condividere il risultato sui social media. Allora cosa si fa? Rapidamente si estrae lo smartphone e si catturano scene e spezzoni alternativi, meno belli di quelli della reflex ma pronti da caricare online. Se avessimo voluto farlo con le foto della macchinetta, saremmo dovuti ricorrere a un computer, un lettore di schede e a qualche software di modifica, almeno per ridurre le dimensioni. Insomma, i social avrebbero ospitato i contenuti in un paio di giorni, se non settimane. Ed ecco che la magia del momento è già passata.
Oggi abbiamo reflex di qualità dai prezzi nemmeno eccessivi: sensori grandi, ottime prestazioni in condizioni di scarsa illuminazione, obiettivi intercambiabili e persino touchscreen, GPS e Wi-Fi, ma nessuna connettività mobile integrata. L’alternativa è uno smartphone o un tablet con una fotocamera decisamente minore (rispetto alla DSLR) ma capace di viaggiare su internet, editare velocemente e collegarsi ai social network. Un mix dei pregi di entrambi non esiste, lo vorremmo ma proprio non c’è. Ci aveva provato Samsung con la Galaxy Camera ma è meglio sorvolare.
Ecco un’idea folle: prendiamo una fotocamera, come una Sony a6500, e aggiungiamo solo le funzionalità di base dello smartphone. Produttori di fotocamere: tutto ciò che dovete fare è aggiornare leggermente la potenza di elaborazione e installare Android come sistema operativo (o mantenere quello della fotocamera esistente, aggiungendo semplicemente una “modalità telefono”): problema risolto. Voglio dire, la fotocamera ha già un touchscreen, microfono, altoparlanti, connettività, GPS, batteria…è quasi uno smartphone! Se la gente va in giro in pubblico con auricolari che penzolano dalle orecchie sono sicuro che nessuno ci penserà due volte prima di inviare WhatsApp o parlare con una reflex vicino al volto.
Perché chi produce fotocamere fa ancora concorrenza ai big dell’hi-tech mobile invece di collaborare? Perché Leica non tira fuori una Leica Huawei invece di fornire solo una piccolissima porzione della sua tecnologia alla serie di telefonini? Il risultato sono sensori minuscoli e lenti scadenti. Non importa quante telecamere si affianchino sul retro di un telefono: due, tre, dieci. Un sensore ridotto, un obiettivo scadente e un software di ottimizzazione buggato sono ancora un sensore minuscolo, un obiettivo scadente e un software buggato.
Se chi realizza cellulari continua a voler risolvere tutti i problemi hardware della fotocamera dei loro device con orpelli software, non si potrà mai andare avanti. Serve davvero una modalità verticale, un’esposizione lunga, una gamma dinamica, una riduzione del rumore, una modalità scena AI? No, è tutto un surrogato, un’illusione inconcludente. Vogliamo una reflex che faccia da telefono. Sempre meglio di uno smartphone super potente e intelligente, con un reparto multimediale da ridere.
E allora, #buongiornounCaffo!