All’inizio il Web era pervaso da un forte sentimento di condivisione, partecipazione e solidarietà. I primi due sono rimasti: l’ultimo, il linea coi tempi, forse un po’ meno. Per fortuna esistono iniziative come quella di Refugees United. L’idea, venuta a due fratelli danesi, David e Christopher Mikkelsen, è semplice e geniale.
Quando si fugge da un paese perché perseguitati o per sfuggire a guerre e calamità, oltre a lasciarsi alle spalle le proprie cose, si perdono i contatti con i membri della famiglia e spesso è poi molto difficile ritrovare mogli, mariti e figli.
Anche perché a volte si rischia di mettere in pericolo persone che si sono nascoste per evitare ritorsioni o anche sé stessi. Per questo, su Refugees United si può, anzi è raccomandato, effettuare le proprie ricerche sotto pseudonimo, magari inserendo nomi e dettagli riconoscibili solo da parenti e amici intimi.
Grazie al lavoro di traduzione fatto da volontari di tutto il mondo, il sito di Refugees United è già tradotto in 23 lingue e, per superare il principale ostacolo per molti dei potenziali fruitori, l’accesso a Internet (in gran parte del Sud del mondo pressoché inesistente) è in arrivo una versione per telefonino.