In linea con una tendenza che sta lentamente prendendo piede in tutto il mondo, nel Regno Unito la tecnologia è sempre di più un affare per donne. Un recente sondaggio ha infatti stabilito che la fetta più grossa dell’utenza in rete (il 18%) è costituita dalle donne nella fascia d’età 18-34 e i videogiocatori sono ormai per il 54% donne.
Quello della presenza in rete è un dato per nulla sconvolgente, soprattutto in considerazione del nuovo tipo di applicazioni e di servizi che stanno prendendo piede su internet: è facile immaginare come in questo momento particolare il web possa esercitare rispetto al passato un fascino maggiore sulle donne le quali (secondo la ricerca compiuta nel Regno Unito) trascorrono il 27% del tempo in più degli uomini a navigare. I siti più frequentati da quello che una volta era il “sesso debole” sono quelli di ecommerce, i social network e in testa a tutti quelli incentrati sui figli.
Stesso fenomeno si sta verificando nel mondo della videoludica dove ormai il segmento di utenza femminile oltre i 18 anni si sta rivelando più importante di quello maschile sotto i 17 anni. Il mondo dei videogiochi però soffre di una strana contraddizione, perchè, per quanto il ruolo delle donne sia ormai sdoganato a livello di utenza, non lo è assolutamente a livello lavorativo: le donne giocano molto ma pochissime lavorano nella produzione. Sono così gli uomini a progettare i giochi che conquistano le donne (specialmente i casual games e quelli in rete sullo stile di World Of Warcraft), nonostante l’industria operi nel contesto disperata ricerca.
«Sicuramente è vero che storicamente i videogiochi sono sempre stati progettati per i ragazzi» ha commentato alla BBC Emma Westecott, produttrice e ricercatrice nel mondo dei videogiochi «ma credo che la terza generazione di console che sta emergendo cambierà le cose. Per esempio la Nintendo Wii è spiccatamente incentrata sul gioco in compagnia».