Il Regno Unito non è ancora convinto che i giganti di Internet come Facebook e Google stiano facendo abbastanza per frenare l’estremismo online all’interno delle loro piattaforme e proprio per questo starebbe pensando di imporre loro una tassa per “colpire” queste aziende nel loro punto più debole e cioè nel loro conto bancario. All’interno di un’intervista con il Sunday Times, il Ministro della sicurezza Ben Wallace ha detto che il Paese dovrebbe usare le tasse per sollecitare gli sforzi dei grandi big di Internet per incentivare l’impegno di frenare il fenomeno dell’estremismo online.
Wallace non ha aggiunto ulteriori dettagli a questa proposta decisamente molto forte ma appare molto chiaro che il Ministro della sicurezza inglese non sembra avere molta stima per queste società visto che afferma che queste realtà puntino prima all’utile che alla sicurezza. Secondo il Sunday Times questa tassa potrebbe essere molto simile alla windfall tax imposta alle aziende private durante il Governo di Tony Blair e che andava a colpire gli “eccessi” dei profitti.
Ovviamente, queste dichiarazioni molto forti hanno subito scatenato una serie di reazioni da parte dei big di Internet. Per esempio, Simon Milner di Facebook ha affermato che Ben Wallace sta sbagliando e che i social network stanno assolutamente dando priorità alla sicurezza delle persone. Facebook, infatti, sottolinea tutti i suoi ingenti sforzi nel tentare di bloccare tutto il materiale terroristico all’interno della sua piattaforma.
YouTube, invece, ha evidenziato di aver fatto progressi significativi nel bloccare i contenuti estremisti grazie al machine learning ed ai team di revisori umani.
Al momento, comunque, le dichiarazioni di Ben Wallace sembrano più una provocazione che una proposta concreta visto che sull’agenda del Governo inglese non c’è alcun disegno di legge che punti ad imporre nuove tasse ai big di Internet.
Tuttavia, il Regno Unito ha dimostrato più volte di non fidarsi eccessivamente della grandi aziende di Internet. Per esempio, di recente il Governo britannico aveva chiesto a WhatsApp di implementare una backdoor per avere accesso alle conversazioni effettuate con il servizio di messaggistica.