C’è molta attenzione ai cambiamenti in atto nei mercati dei media e delle telco nella relazione annuale del presidente Angelo Cardani. L’authority ha come ogni anno presentato la propria relazione annuale, nella quale riassume un anno di lavoro, attività svolte in diversi ambiti di intervento in un macrosettore del valore di 52,4 miliardi di euro.
Gli aspetti più concretamente negativi della relazione, commentata in diretta anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini, sono nella tradizione italiana: un arretramento grave della stampa, chiusa da un cambiamento veloce delle logiche pubblicitarie; un altrettanto grave ritardo della diffusione della banda larga, che continua ad essere a macchia di leopardo e particolarmente confusa anche nei suoi piani strutturali. Ritardi che comportano una difficoltà di base per il sistema paese a cogliere l’occasione del single digital market.
Il mercato unico digitale richiede infrastrutture ad alta velocità, reti accessibili e affidabili e servizi che tutelino i diritti dei consumatori alla privacy e alla protezione dei dati personali, favorendo al tempo stesso l’innovazione. Il ruolo di Agcom è fondamentale per promuovere la concorrenza ed evitare il formarsi di barriere che possano ostacolare una concorrenza dinamica, condizione chiave per gli investimenti in reti di nuova generazione.
Il testo della presentazione del Presidente Cardani #AGCOM alla Relazione Annuale 2015 http://t.co/xEpVIHKN3P pic.twitter.com/mQaIPrltve
— AGCOM (@AGCOMunica) July 7, 2015
La descrizione dei principali trend è corretta: il consolidamento degli OTT, e al contempo i negoziati tra le principali imprese del settore delle comunicazioni in Italia per raggiungerlo, come ad esempio l’annuncio della joint venture tra Wind e H3g, la quota di capitale di Vivendi in Telecom Italia. Visibili anche le sinergie tra telco e società di upstream e downstream per stimolare la migrazione di servizi verso la banda larga e i rispettivi fornitori, che a sua volta ha spinto gli operatori televisivi ad avviare accordi commerciali, come Telecom Italia/Sky e Vodafone/Mediaset-Infinity. Un cambiamento di modelli di business che diventa materia di riflessione sulle competenze dell’autorità e il suo dovere di sorveglianza, ma anche regolamentare: è in fase di approvazione il nuovo regolamento per i contratti relativi alla fornitura di beni e servizi di comunicazioni elettroniche. Un passo fondamentale.
La relazione
Quello che emerge dalla relazione 2015 dell’Agcom (PDF) è una difficile interpretazione dei modelli economici che riguarda il mondo delle telecomunicazioni. I ricavi sono estremamente differenziati, tra crisi strutturali dei modelli tradizionali e crescita di quelli legati a Internet, dove sembrano separarsi i destini anche a proposito del loro indirizzo: più concentrati nel sistema radiotelevisivo, più distribuiti in quello dei nuovi media, che più correttamente andrebbero ormai definiti “now” media.
Obiettivi dell’Agcom
La sintesi della relazione mostra alcune slide che spiegano gli obiettivi dell’autorità garante, impegnata a proporre una regolamentazione pro-concorrenziale per lo sviluppo delle reti e dei servizi. Più facile a dirsi che a farsi, ma in sostanza si tratta di declinare ogni volta questi principi pensando alle reti, al pluralismo, alla tutela dei soggetti deboli nel mercato, all’efficienza della pubblica amministrazione nel passaggio al digitale e a proporre un uso cosciente della rete e dei suoi contenuti.