Il Premier Matteo Renzi ha svelato il “nuovo” piano del Governo per la banda ultralarga in Italia. In realtà di nuovo non c’è nulla perchè il Premier ha solamente ribadito la strategia di utilizzare il progetto di Enel per colmare il gap digitale del paese. Il motto del Governo italiano è “Banda larga ovunque” con l’obiettivo dichiarato di portare almeno 30 Mbps al 100% della popolazione italiana e i 100 Mbps al 50% della popolazione entro il 2020.
Gli obiettivi nascono originariamente in Europa, ove il 2020 è stato posto come il termine ultimo per traghettare i paesi dell’Unione verso la banda larga. L’Italia, tra mille difficoltà di varia origine e natura, sta ridisegnando il proprio percorso di avvicinamento lavorando in urgenza, partendo da situazione di estrema difficoltà ed immaginando una sinergia possibile tra la rete elettrica e quella in fibra ottica. Durante la conferenza stampa tutto ciò è stato illustrato come una sorta di sperimentazione che ha stupito la stessa Enel: dopo le prime valutazioni si è reso evidente il possibile vantaggio concorrenziale con cui Enel avrebbe potuto operare, riducendo i costi di impianto e potendo dunque avere maggiori possibilità rispetto ad altri attori di mercato. Il progetto Enel Open Fiber nasce dunque così, da un’opportunità che sposa una necessità cronica del paese, trasformandosi in occasione di mercato per vari attori privati pronti ora a scendere in campo
Enel Open Fiber
Enel Open Fiber (EOF), la newco di Enel che si occuperà della posa della nuova infrastruttura in fibra ottica, forte di un investimento di 2,5 miliardi di euro porterà la rete ad alta velocità in 224 città italiane (pari a 7,5 milioni di abitazioni). Confermato anche l’accordo con Wind e Vodafone che collaboreranno al progetto di Enel e saranno tra i primi provider ad offrire connettività a banda ultralarga attraverso la nuova rete di Enel. Il progetto di Eof partirà da 5 città italiane: Bari, Perugia, Cagliari, Venezia e Catania. In particolare, a Perugia i primi abbonamenti basati su questa rete saranno sottoscrivibili già a partire dal prossimo mese di maggio.
[embed_twitter]https://twitter.com/matteorenzi/status/718046580419534848[/embed_twitter]
La realtà di EOF rimarrà, comunque, aperta a tutti i player del mercato che volessero parteciparvi. Un chiaro riferimento a Telecom Italia ad oggi esterna a questo piano ma con cui, comunque, più volte si sarebbe discusso. Lo stesso AD di Enel, Storace, ha garantito che l’azienda sta dialogando con tutti e che sarebbe fantastico se della partita ci fosse anche Telecom Italia. I possibili nuovi partner del progetto di Enel saranno, comunque, scelti ed annunciati dopo la prossima estate.
La digitalizzazione voluta del Governo e targata EOF proseguirà su due binari. Enel, infatti, lavorerà sui cluster A e B, quelli dove è garantito un ritorno economico sugli investimenti. Per i cluster C e D, le zone del paese a fallimento di mercato, EOF aspetta i primi bandi con fondi pubblici. Il premier Renzi ha annunciato l’istituzione di tali bandi per il prossimo 29 aprile, quando l’Italia festeggerà l’Internet Day per i 30 anni di Internet (una scelta, pertanto, dal forte sapore simbolico: un rilancio della rete italiana proprio nel giorno del suo trentesimo compleanno).
Enel, una scommessa per il futuro
Il piano di Enel è sicuramente innovativo, un qualcosa di mai visto nel panorama delle Telco e che potrebbe davvero rappresentare l’asso nella manica di un paese che ha necessità di sbloccare le grandi opere infrastrutturali, come la banda larga, da troppo tempo ferme al palo. Trattasi, dunque, di un’importante scommessa per il futuro che potrebbe modificare sensibilmente il panorama della banda larga italiana rivoluzionando gli equilibri odierni dove, oggi, di fatto, il mercato è in mano di Telecom Italia e marginalmente ad altre realtà minori. Matteo Renzi durante la conferenza stampa ha rigettato ogni critica ricordando come lo sblocco di vecchi obiettivi sia il primo compito della politica, anche quando (come nel caso di Tempa Rossa) il tutto possa suscitare più di qualche perplessità.
L’Italia, come noto, è in fortissimo ritardo nel digitale e serve una feroce accelerazione per colmare il gap e per tentare di porre le basi per immaginare un’Italia evoluta e competitiva nei prossimi 10 o 20 anni. Non si può più navigare a vista perché è necessario creare un progetto di più ampio respiro che non pensi solo alla situazione attuale, ma che soprattutto ponga le fondamenta per un futuro di un’Italia diversa e più moderna. Come tutte le scommesse, il progetto di EOF rappresenta anche un rischio, ma per far ripartire l’Italia digitale i rischi sono probabilmente necessari. Se non altro potrebbero avere un effetto collaterale intrigante: creare una alternativa di mercato che spinga l’incumbent ad investire subito e bene per non rischiare di perdere le prerogative che la propria rete ha oggi in molte zone d’Italia.
Il ruolo di Telecom Italia
Dal progetto del Governo e di EOF non fa parte Telecom Italia che ne rimarrà, almeno per il momento, al di fuori. Il principiale operatore italiano procederà dunque in completa autonomia, forte, in ogni caso, di una rete vastissima e già oggi molto capillare e che per il futuro intende ampliare ulteriormente. Enel in tal senso non sembra avere troppi timori referenziali: Starace ha ricordato come la capillarità della distribuzione elettrica supera quella della rete telefonica, il che offre al proprio gruppo tutto quel che serve per vincere la propria scommessa.
Se Telecom Italia rimarrà fuori da EOF, ne diventerà chiaramente la principale antagonista e in molte città gli utenti troveranno sia le offerte di TIM che dei provider che si appoggeranno alla rete di Enel. Il paese potrebbe trovarsi in talune zone una rete duplicata, oppure le ragioni di investimento spingeranno le due realtà a collaborare affinché gli investimenti non debbano essere duplicati a detrimento dei margini di entrambe le parti. Potrebbe insomma crearsi una situazione di conflitto che andrebbe a favorire una convivenza forzata, alternativa oggi reale alla più volte paventata ipotesi di separazione funzionale della rete dall’incumbent.
Questo significa per i clienti finali maggiore competizione e probabilmente una ulteriore spinta alla digitalizzazione, sebbene un netto cambio di equilibri nel mercato della banda larga, secondo alcuni sindacati, potrebbe portare ad un’emorragia di posti di lavoro in Telecom Italia. Enel Open Fiber è insomma una scintilla destinata a cambiare la situazione, uno shock necessario per sperare di raggiungere gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea. Il prossimo traguardo è il 2020: qualcuno ci arriverà a 30mbps, altri a 100mpbs, altri ancora continueranno sul proprio abaco a fare il conto dei danni del digital divide. Ma il premier ha firmato la propria promessa: EOF è la soluzione e l’obiettivo sarà raggiunto entro i termini indicati.