Nasce tutto da una slide, raccolta dal Governo all’interno dello speciale #ventiquattro relativo ai risultati raccolti dalla squadra di Matteo Renzi nei primi 24 mesi alla guida del paese. Lo speciale intende celebrare i fatti che hanno contraddistinto Palazzo Chigi dall’insediamento di Renzi (22 febbraio 2014) ad oggi: un video, ventiquattro slide e un’immagine celebrativa sulla banda ultra larga contraddistinguono il racconto intessuto per l’occasione, ma un dato ha immediatamente raccolto le attenzioni di quanti da tempo puntano il dito contro il digital divide nostrano in qualità di pesante elemento di arretratezza per l’intero sistema paese.
La slide al centro della questione è la seguente:
Matteo Renzi e la banda ultra larga
Il significato e lo scopo della presentazione sono evidenti: la slide intende contrapporre la situazione del passato con quella odierna, evidenziando la crescita esponenziale dei dati relativi alla copertura del paese da rete a banda ultra larga. Tuttavia sono molti gli indizi che solleticano una facile polemica.
Anzitutto l’indicazione “ieri”, che mal si presta ad un reale fact-checking: quando sarebbe “ieri”? La copertura del 12% del paese è infatti di molto antecedente l’avvento del governo Renzi, il che smonta del tutto il confronto tra “ieri” e “oggi”. Il dato da pubblicare doveva semmai essere quello immediatamente antecedente la sua investitura, potendo così abilitare un reale confronto sui fatti. Vista la natura indefinita del confronto, sarebbe inoltre lecito attendersi almeno la fonte dei dati, così l’occhio cade negli angoli della slide alla ricerca di riferimenti. Ma non ve ne sono. Anzi, la slide relativa alla copertura della banda ultra larga sembra essere l’unica a non riportare alcuna fonte aggravando ogni dubbio fin qui maturato. Stando così la situazione diviene complesso tanto leggere il dato, quanto interpretare il confronto. Da più parti la mossa viene vista pertanto come una iniziativa puramente propagandistica, basata su dati privi di una logica reale e non correlati a risultati effettivamente perseguiti.
I numeri di Renzi sulla banda larga
Nel momento in cui i dubbi scoperchiano il problema, sorge anche il dubbio circa la natura di questa eventuale (ma non dimostrabile e non reale) crescita. Poco, in realtà, è imputabile alle attività dell’attuale Governo: il paese, in cronico ritardo sul tema banda larga, recupera terreno in fretta così come succede in tutta l’area mediterranea europea, ma i tassi di crescita altro non sono se non la disperata ricerca di recuperare un ritardo incolmabile. Qualunque sia la crescita, insomma, non consente in ogni caso di gioire poiché l’attuale copertura nazionale della banda ultra larga è ben al di sotto di quanto il paese avrebbe bisogno.
#lavoltabuona, #lasvoltabuona, #italiariparte, #sbloccaitalia, #cambiaverso, #passodopopasso e via discorrendo, con il contrappasso dei vari #amicigufi, #allafacciadeigufi, #pochechiacchiere e altri ancora: due anni raccontati negli hashtag del Presidente del Consiglio, ma una slide che stona proprio nel giorno del lancio dei festeggiamenti. E stona proprio sul tema banda larga, lo stesso che ha già fatto stridere le corde di tutti i governi precedenti. La soluzione del problema può essere politica? Può arrivare da investimenti statali? Il problema è nell’offerta, negli strascichi del monopolio, o nella scarsità di domanda? Il digital divide è strutturale o culturale? I “?” sono purtroppo più dei “#” e il problema della banda larga sembra essere l’unico non soltanto irrisolto, ma anche ancora non ben definito.
Non è questione di disfattismo né di polemica politica, oltremodo sconveniente su talune tematiche per le quali le colpe si distribuiscono trasversalmente tra tutti i partiti e tutte le firme succedutesi negli anni a Palazzo Chigi: Matteo Renzi non ha certo più colpe di quanti lo hanno preceduto, anzi. Il fatto incontrovertibile è che la banda ultra larga sia una grande opportunità per l’Italia e che le resistenze che ne frenano lo sviluppo debbono essere sterilizzate da politiche convinte e radicali. Tutto il resto si, tutto il resto è propaganda.