Resident Evil Village: la recensione

L'atteso nuovo episodio del survival horror di Capcom, strizza idealmente l'occhio al settimo capitolo e a Resident Evil 4.
Resident Evil Village: la recensione
L'atteso nuovo episodio del survival horror di Capcom, strizza idealmente l'occhio al settimo capitolo e a Resident Evil 4.

L’universo horror di Capcom sbarca sulle console di nuova generazione, Xbox Series X e PlayStation 5 con una nuova avventura che catapulterà i giocatori a qualche anno di distanza dalla conclusione del settimo capitolo, Resident Evil 7: Biohazard. Resident Evil Village, disponibile anche su PC, PlayStation 4 e Xbox One, propone un’esperienza simile a quella del settimo episodio, seppur deviando in parte temi e storie, e cambiando un po’ l’impostazione passando da meccaniche dov’era richiesta l’attenta pianificazione dei propri movimenti ad altre più action.

Resident Evil Village: in compagnia dei lupi


Il gioco ripropone quella commistione di elementi che hanno fatto la fortuna del settimo capitolo, ovverosia un’atmosfera particolarmente tesa, scenari evocativi e un’inquadratura in prima persona che serve a immergere ulteriormente il giocatore all’interno della vicenda. Ma rispetto al precedente episodio, già di per se differente dai canoni tipici della saga, preme un po’ di più sull’elemento azione e cambia radicalmente la trama. La storia di Resident Evil Village si svolge infatti in un contesto profondamente diverso, tra vampiri, licantropi e locazioni ispirate all’Europa dell’est.

Travolto dagli eventi nella casa dei Baker, Ethan è riuscito a sopravvivere all’orribile incubo in cui si trovava intrappolato. Da allora, conduce un’esistenza tranquilla assieme a sua moglie Mia, sotto la protezione della BSAA, fino a quando una vecchia conoscenza, Chris Redfield, torna e dà il via ad una serie di avvenimenti che spingeranno Ethan a cercare una spiegazione per il comportamento malvagio e sconvolgente dell’uomo.

Il titolo include una delle modalità preferite dai fan, ovverosia I Mercenari. Questa sessione è come sempre ricca di contenuti e ricompense, fornendo varietà e rigiocabilità rispetto al gameplay principale di Resident Evil Village. A esso si aggiunge Resident Evil Re:Verse, una modalità online a se stante dove gli utenti iniziano a giocare come personaggi umani, dandosi la caccia a vicenda e raccogliendo fiale di virus sparse per la mappa. Ma quando vengono eliminati, risorgono come armi biologiche per mettere in atto la loro vendetta.

Cosa ci ha convinto


La presenza di personaggi carismatici, soprattutto tra i nemici, la capacità degli sviluppatori di ricreare un universo credibile attraverso scenari che omaggiano idealmente Resident Evil 4, in grado di offrire scorci memorabili e un livello di dettaglio fuori parametro a 60fps, almeno negli interni, dove la messa in scena viene valorizzata con render e shader di alta qualità. Particolarmente indovinata anche la trama, che con una serie di connessioni all’intera saga funge da ponte tra passato e futuro. Dulcis in fundo, un plauso a Capcom per aver saputo sfruttare adeguatamente le specifiche tecniche di PlayStation 5, la nostra console di prova, soprattutto per quanto concerne il DualSense e i suoi grilletti adattivi, in grado di far sentire tutto il peso delle armi utilizzate in gioco.

Cosa non ci ha convinto


Dal punto di vista tecnico non tutto è rose e fiori, e Village tradisce a volte la sua natura cross-gen: tra gli scenari interni ed esterni si nota qualche discrepanza in termini qualitativi, soprattutto a livello di texture e “pienezza” delle aree. Per quanto riguarda il gameplay, se da un lato i nemici sono ottimamente caratterizzati a livello estetico e di background, dall’altro deludono un po’ dal punto di vista dell’intelligenza artificiale, che risulta abbastanza basilare e ancorata a delle routine comportamentali rivedibili. Lo shooting, infine, rende più divertente alcune fasi, ma al contempo fa perdere quella sensazione di viscerale terrore provata nel doversi nascondere per non essere scoperti in Resident Evil 7. Infine, nonostante l’ampiezza e varietà delle aree, il titolo risulta un po’ lineare.

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