Anche gli USA vedono aperto il primo centro contro la dipendenza da Internet. Mentre il problema rimane ancora da identificare con certezza, in tutto il mondo già c’è chi ne propone una cura, spesso basata su un periodo di isolamento dalla tecnologia più altre attività collaterali. In Cina c’è chi ha provato con l’elettroshock, ma è stato fermato dopo che migliaia di giovani già avevano subito il trattamento. Negli USA ha aperto i battenti la prima struttura dedicata alla disintossicazione da Internet: 45 giorni di cura per tornare a vivere una vita serena.
ReSTART è una casa di cura per il «trattamento per l’eccessivo uso di Internet, videogiochi e chat». Il sito spiega con dovizia di dettagli come e perché tale dipendenza debba essere considerata alla stregua di una vera e propria malattia, proponendo infine un ciclo di cura in grado di ripristinare l’equilibrio psichico all’interno della persona preparando la stessa ad affrontare nuovamente la vita. L’Internet Addiction, infatti, non sarebbe tanto conseguenza di un eccessivo rapporto con la tecnologia, ma quest’ultimo sarebbe semplicemente la manifestazione di problemi più profondi quali depressione, mancato adattamento, difficoltà nei rapporti sociali. La chiusura sugli strumenti tecnologici, però, rischia di aggravare il tutto: il vizio sarebbe paragonabile all’alcolismo, generato da un ciclo senza fine che crea bisogno senza offrire soddisfazione. ReSTART identifica il tutto nel contesto dell’IAD (Internet Addiction Disorder) e, ovviamente, promette di avere una soluzione alla portata.
Il tutto al “modico” prezzo base di 14500 dollari (comprendente vitto, alloggio, sedute individuali di psicoterapia, attività nei weekend e pratiche quotidiane rieducative). ReSTART propone una vera e propria “vacanza” nel centro offrendo continue sedute con psicologi ed attività in grado di ricongiungere la psiche con dimensioni differenti (la cucina, la coltivazione del terreno, il relax). Il centro sarebbe soltanto la concretizzazione di una attività in atto da anni, per la quale è stata trovata ora una sede ed una struttura in grado di ospitare i pazienti per un autentico isolamento da quella che è la quotidianità.
Alexander, unico paziente oggi ospitato nella sede ReSTART, avrebbe perso la propria strada passando le giornate su World of Warcraft. Promesso biologo, spiega di aver perduto capacità relazionali, interesse negli studi e desiderio di incontrare altre persone. La sua testimonianza è però oggi l’unica documentazione attestante l’attività del centro, il che poco vale per controbattere allo scetticismo di troppi di fronte a talune evoluzioni della medicina.