Una delle agenzie stampa più longeve e importanti a livello globale, Reuters, detta nuove linee guida per il fotogiornalismo. Il gruppo britannico ha annunciato che non accetterà più dai propri collaboratori freelance immagini frutto di post-produzione eseguita su file scattati in formato RAW. Il motivo di una tale decisione è presto spiegato: sebbene le operazioni di editing permettano di migliorare la qualità generale di una foto, soprattutto per quanto riguarda l’impatto visivo, talvolta rischiano di alterare la realtà in essa contenuta, finendo con il distorcere l’informazione trasmessa. Un compromesso non accettabile per chi fa della trasparenza il proprio credo e la propria professione.
Meglio impostare la propria fotocamera in modo da scattare direttamente in JPEG, dunque, per chi intende lavorare con Reuters. L’elaborazione non viene messa del tutto al bando, almeno per quanto riguarda le regolazioni di base relative a ritaglio, rotazione e l’ottimizzazione di parametri come contrasto o luminosità. Intervenire pesantemente sulle immagini togliendo o aggiungendo particolari viene però ritenuta una pratica non più accettabile. Questa la traduzione del messaggio inoltrato nei giorni scorsi da un photo editor dell’agenzia ai collaboratori freelance di tutto il mondo.
Vorrei mettervi al corrente di una richiesta verso i nostri collaboratori freelance, con un cambiamento della policy a livello globale. Per favore, in futuro non inviate a Reuter fotografie ottenute elaborando file RAW o CR2. Se volete scattare immagini RAW non ci sono problemi, ma salvate in contemporanea anche i JPEG. Inviateci solo le foto scattate originariamente in JPEG, con una minima elaborazione (ritaglio, correzione dei livelli ecc).
Nel mondo dell’informazione, un’immagine deve innanzitutto riflettere la realtà, senza filtri, non confezionarla in modo che risulti più piacevole da guardare. Così come il giornalista deve riportare un fatto o un avvenimento nel modo più trasparente e oggettivo possibile, il fotografo è chiamato ad immortalare un istante per ciò che è, senza influenze di carattere estetico.
C’è un altro motivo che ha spinto Reuters a prendere una decisione destinata a suscitare qualche malumore: la velocità. L’informazione online richiede tempistiche strette, quasi immediate. Il formato JPEG è accessibile e visualizzabile da qualsiasi dispositivo, mentre lo stesso non di può dire per il RAW, che richiede per forza di cose una conversione prima di essere pubblicato. Se si considerano poi le dimensioni dei file, ben differenti, la nuova policy dell’agenzia britannica non risulta poi così difficile da comprendere.