Jon Irwin, Presidente del gruppo Rhapsody, non lascia passare nemmeno 24 ore dall’annuncio Apple relativamente al cambio di regole sull’App Store e già apporta la propria risposta netta, pungente e decisa: la reazione arriverà presto, la situazione è intollerabile.
Se fin da subito era chiaro il fatto che molte applicazioni oggi disponibili su App Store avrebbero avuto le ore contate, ed in prima fila è stato subito identificato il servizio Kindle di Amazon, ora giunge anche una prima reazione che rischia di accendere con una scintilla un autentico polverone: Rhapsody, servizio di distribuzione musicale in abbonamento, non accetta le regole imposte da Apple per il proprio marketplace di applicazioni e promette di reagire sia con nuove offerte commerciali, sia agendo eventualmente per via legale.
«La nostra filosofia è semplice – la modifica imposta da Apple che ci richiede di pagare il 30% delle nostre entrate a Apple, in aggiunta a quanto già dobbiamo alle etichette musicali, agli editori ed agli artisti, è economicamente insostenibile. Semplicemente non siamo in grado di offrire il nostro servizio attraverso iTunes store se siamo soggetti al 30% di trattenuta contro la tipica tariffazione del 2.5% delle carte di credito». Rhapsody lo dice a chiare lettere: non è possibile. L’unica conseguenza plausibile è l’abbandono del marketplace Apple entro il termine del 30 giugno, data ultima per adeguare le applicazioni esistenti alle nuove regole per i pagamenti “in-app”.
Irwin, soprattutto, spiega nella propria disamina che si stanno discutendo «appropriate risposte legali e commerciali» al cambio di rotta imposto. Tale indirizzo sembra poter fare riferimento ad un possibile coinvolgimento dell’antitrust affinché venga verificato fino a che punto Apple usi la propria quota di mercato dominante nel mondo degli App Store come grimaldello per plasmare il mercato sulla base delle proprie esigenze.
Secondo gli ultimi dati iSuppli, Apple controlla oggi circa l’80% del mercato delle applicazioni, configurandosi come leader incontrastato grazie alla pervasività di prodotti quali iPhone o iPad. Tale quota diventa però ingombrante nel momento in cui diviene argomento con cui imporre regole proprie al mercato, vincolando a sé la vendita dei servizi e pretendendo forti ritenute agli sviluppatori che intendono costruire su iOS il proprio mercato. La minaccia Rhapsody è pertanto arrivata a Cupertino con tutta la sua forza e ci si attende ora che altri servizi operativi su App Store alzino la voce annunciando le proprie decisioni in vista della deadline del 30 giugno prossimo.