Cronaca di una metamorfosi. La natura di Napster è profondamente cambiata in quasi due decenni di vita del servizio, passando dall’essere uno dei primi applicativi dedicati al download non autorizzato delle canzoni attraverso reti peer-to-peer a piattaforma perfettamente legale per lo streaming musicale a livello planetario.
Oggi il gruppo Rhapsody, che ha acquisito brand e logo nel 2011, annuncia che il proprio servizio si chiamerà Napster in tutto il mondo. Per gli utenti del vecchio continente non cambierà nulla, mentre quelli d’oltreoceano dovranno abituarsi entro l’estate al cambio di nome. Rimarrà invariata la natura di quanto servizio offerto, così come la spesa richiesta per l’abbonamento mensile (9,99 dollari negli Stati Uniti, 9,99 euro in Europa). Brevissimo il comunicato comparso sulle pagine del sito ufficiale, riportato di seguito in forma tradotta, accompagnato da un’animazione.
Nessun cambiamento alle vostre playlist, ai brani favoriti, agli album e agli artisti. La stessa musica. Lo stesso servizio. Lo stesso prezzo. Il 100% della musica che amate. Rimanete sintonizzati!
La storia di Napster inizia nell’ormai lontano giugno 1999, con la pubblicazione della prima release del software da parte degli sviluppatori Shawn Fanning, John Fanning e Sean Parker. Il programma è rimasto ufficialmente operativo per soli due anni, consentendo agli utenti di condividere liberamente file MP3 sfruttando la connessione a network P2P, prima di essere messo al bando da un ordine federale. Celebre la battaglia nelle aule di tribunale con i Metallica.
Il progetto ha poi mutato la propria natura diventando una piattaforma del tutto legale, attraverso l’acquisizione prima da parte di Best Buy e poi, in un secondo momento, finendo nelle mani di Rhapsody. L’annuncio di oggi dimostra quanto, nonostante il trascorrere del tempo, il brand sia ancora solido e riconosciuto a livello globale, oltre che indissolubilmente legato al panorama musicale.