LA RIAA torna in azione e cerca la mossa a sensazione: 532 nuove denunce sono state avanzate dall’associazione delle major americane, 532 singoli utenti accusati di aver scambiato file illegali tramite le reti del peer-to-peer. Nei giorni scorsi una statistica aveva sottolineato come, in seguito alla minore attenzione dei media sul caso, il numero degli utenti del file-sharing fossero tornati ad aumentare: ora la battaglia ricomincia, e saranno nuove statistiche a determinarne vincitori e vinti.
Le nuove denunce (il conto arriva ora a 858 utenti coinvolti) hanno una particolarità: non sono rivolte a persone fisiche, ma a numeri IP. Infatti, in base all’ultima sentenza del caso Verizon che aveva consentito agli ISP di proteggere l’identità dei propri utenti, nessun archivio è più stato consultato e solo in caso di riconosciuta colpa gli ISP dovranno arrendersi e lasciare i propri clienti alla mercè della RIAA.
La campagna legale è accompagnata da una fitta attività mediatica nella quale nessuno tra i maggiori esponenti della RIAA ha negato la propria presenza ai microfoni dei giornalisti. Esordisce il presidente, Cary Sherman: “Il processo è cambiato, ma i programmi no. Il nostro messaggio è più chiaro che mai: continueremo la nostra battaglia contro chi distribuisce musica illegale”. Gli fa da eco Mitch Glazier, Vice Presidente Senior, il quale sottolinea come nessuna confusione vada fatta e il limite posto nel rapporto con gli ISP non potrà in nessun modo inificiare la battaglia intrapresa.
Ogni singolo utente coinvolto potrà ora intraprendere la battaglia legale o avviarsi a trattative con la RIAA (andando incontro ad un mea culpa del valore di circa 3000 dollari). Nel contempo gli utenti coinvolti, capri espiatori di tutta la comunità del P2P, hanno trovato rappresentanza nella Subpoena Defense Alliance: obiettivo dell’associazione è assistere ed aiutare sia gli utenti denunciati che gli ISP entrati nella vicenda.