Arriva dalla RIAA il nuovo, ennesimo, ulteriore sussulto nella battaglia contro il P2P: 750 le denunce, centinaia di nuovi “John Doe” che, accusati di aver scambiato illegalmente file tutelati da diritto d’autore, dovranno presumibilmente affrontare una causa legale.
Con questa nuova iniziativa la RIAA porta a 6.190 le denunce totali avanzate: alcuni hanno chiuso la vicenda con un patteggiamento ed una sanzione pecuniaria, altri sono ancora sotto processo, altri ancora rimangono anonimi fin quando una sentenza di colpevolezza non costringerà l’ISP responsabile ad aprire gli archivi e consegnare le generalità dell’utente denunciato.
Cary Sherman, numero uno della RIAA, ha motivato l’iniziativa confermando quanto già si sapeva ma spostando significativamente l’obiettivo rispetto alle precedenti offensive legali: la RIAA intende infatti colpire il P2P per tutelare quei music store che stanno tentando di portare il mercato musicale verso una via digitale legale. La cosa, sospettata e risaputa, viene ora confermata e la battaglia contro il P2P può avvalersi ora di una motivazione più nobile della semplice caccia al file-sharing.
Tale spostamento di orizzonte trova possibile motivazione nelle recenti ricerche pubblicate dal CAIDA (Cooperative Association for Internet Data Analysis) secondo cui il P2P non avrebbe avuto alcun calo: ogni illazione a tal proposito sarebbe dunque puramente strumentale e volta a scoraggiare la corsa al download gratuito.
Il nuovo colpo da 750 comprende anche 25 studenti distribuiti su 13 campus statunitensi (l’università è uno dei primi obiettivi RIAA in quanto snodi primari dell’attività di file-sharing). Le reti P2P coinvolte nella vicenda sono le note eDonkey, Kazaa, LimeWire e Grokster. La RIAA segnala inoltre come 213 “John Doe” sarebbero stati ritenuti colpevoli e dunque una denuncia separata colpirebbe personalmente 213 utenti ora ufficialmente coinvolti nella catena dei processi.