Un documento scovato nel database della FCC (Federal Communications Commission) suggerisce quella che potrebbe essere una delle armi vincenti di Google per quanto riguarda la guida autonoma. Si parla di un sistema dedicato alla ricarica wireless delle batterie equipaggiate sulle self-driving car. Pare che i test saranno condotti in un campus nelle vicinanze di Castle, ex base della Air Force che ospita gli studi sulla tecnologia di bigG per l’automotive.
Le informazioni parlano di un’installazione curata dalle aziende Hevo Power e Momentum Dynamics, entrambe con esperienza nella realizzazione di componenti da posizionare sul manto stradale (o sotto l’asfalto) per caricare i veicoli elettrici. Ovviamente, perché questo possa funzionare, c’è bisogno di un elemento integrato nella parte inferiore del veicolo. Il principio non è poi molto differente da quello oggigiorno sfruttato in ambito mobile per ripristinare l’autonomia di smartphone e tablet semplicemente appoggiando i dispositivi su un’apposita base di ricarica.
Cambia ovviamente la potenza erogata: Momentum Dynamics dichiara che il proprio sistema è in grado di arrivare fino a 200 kW, attraverso la cosiddetta induzione magnetica di risonanza. Nel processo una corrente alternata passa attraverso un circuito elettrico (posizionato al suolo) strutturato ad hoc per creare un campo magnetico oscillante, che a sua volta induce un flusso di corrente in un secondo circuito (nell’auto), convogliato infine all’interno della batteria.
Attualmente esistono piattaforme per effettuare l’operazione senza dover connettere fisicamente una presa dalla colonnina all’automobile, ma si tratta di impianti stazionari, spesso posizionati in garage privati o nei parcheggi aziendali. La vera innovazione nel sistema sperimentato da Google consiste nel fatto che la ricarica avviene in movimento, mentre la vettura guida. Uno scenario in verità già ipotizzato di recente anche da Qualcomm.
Poter effettuare la ricarica senza dover per obbligatoriamente affrontare lunghe soste consentirebbe anche di equipaggiare batterie con una capacità inferiore e, di conseguenza, più leggere. Questo almeno finché la ricerca non permetterà di ottimizzare la struttura e il funzionamento delle celle, consentendo alle auto elettriche di risultare più efficienti rispetto a quelle attuali, aumentandone l’autonomia.