Richard Stallman si scaglia contro gli e-book. Lo fa in virtù di padre della Free Software Foundation, dal fronte ispirato ed intransigente che ha sempre rappresentato, in difesa della libertà e contro ogni vincolo posto alla libera circolazione delle informazioni. Lo fa però puntualizzando alcuni aspetti fondamentali, il tutto in una riflessione che consente di vedere sotto una interessante prospettiva il modo in cui l’evoluzione degli strumenti rischia di deviare anche l’evoluzione culturale.
«Nell’era in cui il business domina i nostri governi e scrive le nostre leggi, ogni innovazione tecnologica offre al business l’opportunità di imporre nuove restrizioni al pubblico. La tecnologia che può darci nuove possibilità può anche essere usata per incatenarci». L’idea di fondo espressa da Stallman è chiara: un mondo tecnocratico è giocoforza un mondo meno libero, perché la tecnologia è strumento ed il business è il fine di chi la porta sui mercati.
Nella propria disamina Richard Stallman affronta alcuni aspetti specifici della tecnologia “cartacea” e della tecnologia “digitale”, dimostrando così come lo strumento sia parte integrante (e parte fondamentale) della trasmissione del sapere. Ed i riferimenti ad Amazon sono soltanto l’applicazione concreta del proprio ragionamento basando il discorso su quello che ad oggi è il numero uno del mercato degli e-book grazie al progetto Kindle:
- Puoi comprare un libro in modo anonimo, cosa che invece non puoi fare con un ebook: Amazon richiederà l’identificazione ed in ogni caso uno strumento di pagamento digitale consente di tener traccia dell’acquisto effettuato;
- Una volta acquistato un libro, lo si possiede; non è così con gli e-book, per i quali vengono imposte precise restrizioni;
- Una volta ottenuto un libro, non si debbono firmare contratti che limitano la propria libertà di utilizzare il volume stesso, cosa invece legata a doppio filo all’uso degli e-book;
- Il formato è noto e non si necessita di tecnologie proprietarie per poter leggere: basta saper leggere. Così non è con gli e-book, il cui formato è determinante ai fini dell’apertura del file e del diritto di consultarvi i contenuti;
- Puoi fisicamente copiare un libro, certe volte anche legalmente; non puoi copiare un e-book, perché la cosa è proibita di fatto dalla legge e dalla tecnologia;
- Nessuno ha il diritto ed il potere di toglierti di mano un libro acquistato, mentre Amazon ed altri distributori hanno tale possibilità utilizzando una back door (cosa già successa nel 2009 con il libro “1984” pubblicato in modo errato e quindi eliminato da remoto agli utenti che ne avevano contratto l’acquisto).
La chiosa evita però facili strumentalizzazioni: Stallman non punta il dito contro gli e-book, ma piuttosto contro chi ne sta sviluppando il mercato. Il male non è nella tecnologia in sé, ma in chi la utilizza. Secondo la disamina “The Danger of E-books“, quindi, occorre evitare di usare il copyright come grimaldello per interessi di mercato e bisognerebbe invece trovare altri modi di sostegno all’industria culturale senza per questo cedere a compromessi che limitano le libertà individuali e la libera circolazione delle informazioni.
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