Quando è morto Coppi, nemmeno Bartali era più lo stesso. Quando è caduto il comunismo, nemmeno l’occidente aveva le stesse certezze di prima. Quando cade un pilastro, nemmeno l’altro è più troppo solido. E bisogna rimettere tutto in discussione.
Steve Jobs ci ha lasciati con un discorso in sospeso. La sua grande ascesa iniziata con l’iPod viveva ormai di un’essenza totalizzante: tutto, presto o tardi, sarebbe dovuto diventare “iTutto”. Il telefono è diventato iPhone, i tablet sono nati come iPad, presto ci si attendeva una iTelevisione e via dicendo. I media, tutto quel che è informazione, poteva essere assorbito dalla mela perché la nuova filosofia nata nella mente di Jobs aveva un potenziale dirompente, un’energia onnivora.
Oggi però il discorso rimane a metà perché il destino ha voluto che così avvenisse. Non che Jobs non si sia opposto con ogni sua forza: la rimozione del pancreas, poi un trapianto al fegato, ma nel frattempo ancora molti keynote e molte “one more thing”. Da domani però un tassello fondamentale verrà a mancare: quando ripartiremo, lui non ci sarà. Non ci saranno i suoi jeans a cavalcare il palcoscenico, non ci sarà il suo maglioncino a nascondere i segni di una malattia che ha avuto la meglio. Non ci sarà più, inoltre, il sogno americano che lo accompagnava: le difficoltà e il successo, la povertà e la ricchezza, il merito e la tenacia.
Senza di lui la mela perde innegabilmente un’icona e con essa quell’aura di magia che si portava appresso. Ma anche chi da lui ha tratto ispirazione va a perdere qualcosa. Bill Gates perde la sua controfigura, Google perde il suo contraltare mobile, Samsung perde chi aveva cercato una soluzione amichevole agli scontri legali degli ultimi mesi. Da domani ogni singolo elemento del puzzle tecnologico internazionale dovrà fare i conti con una assenza tremendamente rumorosa che Tim Cook avrà il dovere, l’onere ed il problema di limitare.
Dovremo imparare a camminare senza Steve Jobs alla ricerca di una nuova icona con altrettanto carisma. Non sarà facile e non sarà immediato. Da oggi “I’m a Mac” ha un significato nuovo ed “I’m a Pc” dovrà adeguarsi alla nuova realtà. Da oggi tutto cambia, ma non sappiamo ancora come. Perché quando la strada della tecnologia perde uno dei timonieri, prima di riprendere la rotta e la velocità precedente ci vorrà un attimino.
Il viaggio ricomincia. Un po’ meno “foolish” di prima, forse, ma con altrettanto entusiasmo. Semplicemente, bisogna passare il dito sullo schermo della vita e via, trascinarlo, cambiare pagina.