Secondo le statistiche, su una giornata lavorativa di 11 ore, circa 6 sono trascorse dai medici per la compilazione della documentazione clinica relativa ai pazienti. Oltre la metà del tempo utile, che viene dunque sottratto ad altre attività. Ciò spiega perché molti specialisti stiano assumendo personale che, durante le visite, si occupa di trascrivere le conversazioni.
Uno scenario che potrebbe cambiare radicalmente grazie all’impiego di una tecnologia come quella dedicata al riconoscimento vocale. A parlarne è Google, con un post pubblicato sul proprio blog relativo alla ricerca. Il gruppo di Mountain View sta sperimentando l’utilizzo degli algoritmi, gli stessi sui quali ad esempio si basa il funzionamento dell’assistente virtuale, per svolgere il compito. Lo spiega nel documento “Speech Recognition for Medical Conversations” in cui si dimostra la possibilità di ricorrere a modelli ASR (Automatic Speech Recognition) per gestire conversazioni complesse tra più soggetti, identificando le parole chiave legate alle patologie e alle diagnosi, così da stilare in modo del tutto automatico un referto.
La fase di test prenderà il via coinvolgendo ricercatori e medici della Stanford University. Uno dei primi obiettivi da raggiungere sarà identificare in che modo le tecniche di deep learning potranno riconoscere le informazioni più rilevanti all’interno di uno scambio verbale, così da raccoglierle poi all’interno delle cartelle cliniche e sgravare così il carico di lavoro per il personale. Tutti i pazienti coinvolti nello studio pilota saranno informati della pratica e i dati raccolti verranno resi anonimi, così da tutelarne la privacy.
La finalità è chiara: impiegare una tecnologia avanzata e che di fatto ha già dimostrato tutte le proprie potenzialità, seppur in altri contesti, per svolgere un compito oggi eseguito da chi potrebbe dedicare quel tempo a chi necessita di cure.