L’arrivo del nuovo CEO Thorsten Heins non ha fornito a RIM quella boccata d’ossigeno sul mercato azionario che ci si attendeva dopo il terremoto causato dalle dimissioni di Jim Basillie e Mike Lazaridis, che hanno deciso di abbandonare la guida del gruppo travolta da una crisi senza precedenti.
Il nuovo CEO si troverà adesso un lavoro immane da svolgere, nel tentativo di salvare RIM e di rilanciare il gruppo sul mercato, riportando soprattutto il marchio BlackBerry agli antichi splendori di qualche tempo fa. Per questo motivo, le voci attorno al piano del dirigente tedesco sono parecchie, tra chi ipotizza acquisizioni o fusioni, takeover e rivoluzioni varie.
Thorsten Heins, da parte sua, ha finora parlato di voler premiare la creatività e l’innovazione per rilanciare l’azienda canadese, preferendo evitare scelte drastiche. Nonostante questo, gli osservatori continuano a parlare di possibili acquisizioni di altri gruppi, con Microsoft e Nokia candidate ideali per un possibile assalto a RIM, mentre Samsung sembra rimanere in secondo piano seppur non del tutto fuori gioco in questa partita.
Quel che è certo è che al momento il gruppo del BlackBerry non intende tagliare ulteriormente il personale a disposizione dopo il licenziamento di 2.000 lavoratori, mentre c’è attesa per il lancio del nuovo software BlackBerry 10, visto dai più come il fattore decisivo per quanto riguarda il rilancio o il definitivo crollo di RIM ma chiamato a fronteggiare concorrenti che si chiamano Android e iOS.
La scelta di mettere al vertice Heins, un manager interno di RIM, potrebbe secondo alcuni non rappresentare quella rottura con il passato necessaria a dare nuovo slancio al gruppo, al punto che gli analisti parlano di un possibile errore strategico potenzialmente decisivo, mentre altri si soffermano sul mercato degli smartphone e sulle necessità dell’azienda di riuscire a mettere in commercio prodotti realmente competitivi e di alta qualità. Insomma si dovrebbe tentare di raggiungere e superare la concorrenza in un contesto che appare a molti saturo e poco incline a perdonare anche il minimo errore, come visto d’altronde anche con gli ultimi scivoloni in ambito BlackBerry.