L’industria musicale non sembra voler accettare l’idea di una dimensione completamente digitale per le proprie vendite e con un colpo di coda (che molto sembra la mossa della disperazione) sciorina un’idea che almeno di primo impatto sembra destinata al sollecito fallimento. Il nome di battesimo è Ringle, ovvero la combinazione tra Single e Ringtones.
Nei negozi dovrebbero insomma arrivare CD contenenti tracce musicali singole (“single”) unitamente al codice per poter scaricare dal web la suoneria connessa al brano (“ringtones”). Nel CD vi sarebbero inoltre un remix ed una traccia datata a completare lo spazio sul supporto. Quello che non regge, per logica deduzione di mercato, è il prezzo.
I “Ringle” dovrebbero essere messi in vendita a prezzi compresi tra 5.98 dollari e 6.98 dollari, con le distribuzioni più convenienti che giungono a 4 dollari. Acquistare un brano su iTunes costa 0.99 dollari e unitamente alla relativa suoneria (autocomponibile con il software apposito messo a disposizione da Apple) si giunge quota 1.98 dollari. Si pareggia il prezzo se si calcola il prezzo per le tracce aggiuntive, che nessuno presumibilmente però desidera. Il confronto, insomma, non regge, a maggior ragione se si considera l’onere di recarsi nel negozio per avere fisicamente il supporto in mano.
Universal Music avrebbe già messo a disposizione 10 titoli per tentare l’avventura. Sony si sarebbe messa a disposizione con 50 brani. Wal-Mart, Target, Best Buy e Amazon si sono offerti come retailer. In generale, però, il concept già approvato a livello di RIAA non avrebbe avuto il successo auspicato e l’idea sembra destinata a morire sul nascere. Per l’industria musicale non resta che la rassegnazione: la musica su supporto fisico è giunta al tramonto e le percentuali di calo delle vendite dei CD si fermeranno solo una volta raggiunta una soglia critica coincidente alla resistenza psicologica dell’utenza all’innovazione tecnologica (percentuale destinata ad azzerarsi con il tempo).