Riot Games, software house principalmente conosciuta per aver sviluppato League of Legends, è stata denunciata da una sua dipendente, Melanie McCracken, e da una ex impiegata, Jessica Negron, per via di un “endemico atteggiamento sessista”.
Secondo la querela intentata contro Riot Games, a molte dipendenti dell’azienda è stata negata la parità di retribuzione e le loro carriere sono state soffocate solo perché donne. Inoltre, le querelanti hanno anche notato che le loro condizioni di lavoro sono state influenzate negativamente a causa di continue molestie sessuali, cattiva condotta e pregiudizi che predominano nell’ambiente di lavoro di Riot Games.
Secondo la causa, Riot Games ha violato l’Equal Pay Act della California e la legge contro le discriminazioni di genere sul posto di lavoro. Per tali motivi, le dipendenti vogliono un risarcimento.
Riot Games era già finita nell’occhio del ciclone già lo scorso agosto, quando un inchiesta di Kotaku rivelò la storia di 28 dipendenti (tra attuali ed ex) che lamentavano condizioni di sessismo. In seguito a questo report, Riot Games ha risposto alle accuse dichiarando di avere una politica di tolleranza zero su discriminazione, molestie, ritorsioni e bullismo.
Dopo una prima epurazione dei dipendenti ritenuti responsabili di atteggiamenti sessisti in seguito all’inchiesta di Kotaku, sembra però ci siano altre figure in Riot Games colpevoli di comportamenti dannosi nei confronti delle colleghe donne.
Un caso certamente non grave (ovviamente se confermato nelle aule di tribunale) come lo scandalo molestie di Google, ma è evidente che dopo Hollywood ora anche altre donne lavoratrici nel mondo dell’intrattenimento stanno cominciando a far sentire la propria voce.